E’ di stamane la notizia del possibile ulteriore slittamento del termine riguardante il blocco totale di tutte le attività. Il massimo responsabile della Protezione Civile nazionale ha addirittura ipotizzato che resterà tutto fermo fino al 16 maggio. E’ evidente che, in queste condizioni, alla grave emergenza sanitaria farà seguito una altrettanto grave crisi economica che si concretizzerà con la chiusura di un gran numero di aziende.
Ciò nonostante, è nostro compito tentare di riorganizzare il futuro per non farsi cogliere impreparati nel momento in cui sarà possibile immaginare l’avvio della ripresa. Ecco perché è necessario correggere immediatamente degli errori che potrebbero compromettere proprio la fase di riavvio.
Un elemento su cui occorre un immediato chiarimento normativo è riferito al contenuto del DL “Cura Italia” in cui il Covid-19 viene definito sia come malattia (quarantena) che come infortunio sul lavoro.
Siamo di fronte ad una assurdità, visto che si scaricano sugli imprenditori responsabilità gravissime. Il tutto, perché i lavoratori trascorrono solo una parte della giornata in cantiere, mentre le restanti ore le trascorrono a casa e quindi fuori da qualsiasi forma di tutela e di controllo da parte dell’azienda. Quanto stabilito, invece – se non chiarito opportunamente – rischia di far cadere tutto sulle spalle dell’imprenditore, con conseguenze negative facilmente immaginabili.
Ed allora, in attesa che il Governo inverta la rotta e introduca regole più obiettive, è compito di tutti – per dirla come il Presidente del Consiglio – quello di “convivere con il virus”. Prima di ripartire, pertanto, le imprese prendano consapevolezza della necessità di adeguare i propri adempimenti alla presenza di questo problema e si attrezzino con la nuova opportunità offerta dai test sierologici (test rapidi del sangue) che consentono di escludere contagi e di identificare chi ha avuto contatti con il Covid-19.