BRINDISI – Da qualche tempo i riflettori degli organi istituzionali e delle associazioni di categoria sono puntati sulle manifestazioni criminali che colpiscono il mondo agricolo, fenomeni sia di portata macrocriminale, sia di criminalità comune. Al pari delle attività di monitoraggio sulle attività economiche in altri settori, anche per l’agricoltura nel 2014 è stato creato l’Osservatorio Nazionale sulla “criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare” con un comitato scientifico presieduto dall’ex procuratore della Repubblica Giancarlo Caselli. Tutto ciò sta a significare la grande attenzione che viene riservata al comparto agricolo. Il fenomeno della microcriminalità nelle aree rurali in generale, e pugliesi in particolare, merita grande attenzione. Al pari dei reati predatori di microcriminalità quali i furti di prodotti agricoli olive, mandorle, uva da tavola, legna, vi sono altre dinamiche criminali di maggiore spessore che attingono il mondo rurale, penalizzando in maniera marcata il comparto. Ci si riferisce al furto di mezzi agricoli e alla finalità estorsiva di tale reato orientata al cosiddetto “cavallo di ritorno”, restituzione del mezzo dietro corrispettivo in denaro; o all’immissione nel commercio parallelo una sorta di mercato nero dei mezzi agricoli, che nella considerazione del loro impiego in ambito rurale sfuggono al controllo istituzionale delle pattuglie in quanto i mezzi sono impiegati in territori serviti da assi viari scarsamente battuti. La nefanda attività presuppone una organizzazione più complessa di natura macrocriminale dotata di articolazione e autocarri capaci di trasportare i mezzi rubati in località sicure. E’ ancora l’ambito macrocriminale che opera danneggiamenti e tagli in larga scala: su ceppi di viti di qualità pregiate, ovvero alberi secolari di ulivo che vengono recisi non per finalità contingenti ricavare la legna o qualche quintale di olive, bensì, per imporre attività di guardiania o un determinato contoterzista per espletare i lavori agricoli, o per obbligare il coltivatore a conferire il prodotto ad una certa azienda ad un prezzo ovviamente imposto; dinamiche criminali vecchie e nuove che si susseguono ciclicamente. Ecco perché è di fondamentale importanza vincere la paura e denunciare tale tipologia di reati, è questo il messaggio del Comando Provinciale dei Carabinieri di Brindisi. Necessaria è l’opera di sensibilizzazione costante rivolta agli agricoltori, per due ragioni: la prima per avere l’esatta cognizione dei fenomeni, delle produzioni maggiormente “appetibili” nonché la localizzazione delle aree di produzione; la seconda serve per orientare l’attività preventiva e repressiva dei reparti avendo chiara la mappatura dei fenomeni. Denunciare quindi anche in forma anonima, attività che può fare ogni cittadino che ha cognizione diretta di un reato, cognizione avuta anche in maniera occasionale allorquando si notano individui in orari “particolari” fare razzia di prodotti agricoli. Tali reati non sono a consumazione istantanea necessitano – affinché si compiano- di un certo lasso temporale, quindi si ha un margine sufficiente per effettuare una segnalazione e i Carabinieri il tempo per un efficace intervento.
In ordine alla specifica attività di contrasto in ambito provinciale nei primi tre mesi del corrente anno il trend operativo, che si ricava dall’analisi in chiave comparativa con i due anni precedenti, ha dato positivi risultati grazie anche all’aumento della mirata proiezione dei servizi sul territorio. In sintesi, l’attività di contrasto ai reati predatori di mezzi e produzioni agricole ha registrato:
- nell’anno 2016,il deferimento in stato di libertà12 soggetti;
- nell’anno 2017, il deferimento in stato di libertà12soggetti;
- nel primo trimestre del 2018, sono 13 le persone deferite in stato di libertà.
Per quanto concerne i soggetti arrestati per gli stessi reati:
- nel 2016, sono stati 6;
- nel 2017, sono stati 5;
- nelprimo trimestre del 2018, sono già 8.