Dalle intossicazioni ambientali al rigetto di trapianto, dalle alterazioni del microcircolo alle applicazioni onco-ematologiche, dermatologiche e reumatologiche della aferesi. Questi alcuni temi del dodicesimo convegno nazionale del Gruppo di progetto aferesi terapeutica della Società italiana di Nefrologia che si terrà a Brindisi il 16 e 17 settembre nella sala conferenze dell’Autorità portuale (anche in modalità webinar).
Responsabili scientifici del convegno, che ha il patrocinio della Asl Brindisi e assegna 9,1 crediti Ecm, sono Luigi Vernaglione, direttore della Struttura complessa di Nefrologia dell’ospedale Perrino di Brindisi ed Emanuela De Pascale, dirigente medico dell’Unità operativa complessa di Nefrologia e Dialisi del Cotugno di Napoli.
Alla prima giornata interverranno il direttore generale della Asl, Flavio Maria Roseto, il presidente della Società italiana di Nefrologia Piergiorgio Messa, il coordinatore regionale della rete ReNDiT, Loreto Gesualdo, e il presidente dell’Ordine dei medici di Brindisi, Arturo Oliva.
“Lo sviluppo tecnologico registrato negli ultimi vent’anni – spiega Vernaglione – e l’esperienza maturata dai nefrologi nella gestione delle tecniche di depurazione extracorporea hanno permesso la diffusione delle terapie aferetiche, mediante l’utilizzo di dispositivi in grado di rimuovere dal torrente circolatorio solo quelle molecole riconosciute come agente eziologico di patologia. Nel convegno, inoltre, saranno evidenziati mediante mini letture i principi chimico-fisici sottesi all’aferesi terapeutica, l’importanza epidemiologica e politico-sanitaria dei Registri di trattamento aferetico nonché una indicazione emergente all’utilizzo della aferesi terapeutica in corso di rabdomiolisi. In considerazione dell’ampiezza dell’orizzonte terapeutico proprio della aferesi questo congresso vedrà insieme esperti nazionali e internazionali di varia provenienza specialistica ed è destinato a diverse figure professionali: ciò al fine di promuovere un approfondimento scientifico stimolante e indurre quella curiosità e quella meraviglia senza le quali la pratica clinica quotidiana rimane un semplice esercizio meccanico e ripetitivo di modelli precostituiti”.