Dopo il notevole successo del saggio Critica portatile al visual design, Riccardo Falcinelli torna in libreria con Cromorama (Einaudi): se nel primo l’autore – visual designer e docente di Psicologia della percezione – ci introduceva ai linguaggi, ai codici e ai saperi delle immagini, questo nuovo libro – poderoso eppure estremamente godibile, frutto di otto anni di studi e ricerche – offre una disamina rigorosa e quanto mai affascinante del fenomeno che rende il colore non solo una qualità delle cose, bensì «una categoria psicologica che esiste insieme al modo di produrlo, di diffonderlo e di narrarlo».
Il colore infatti – lungi dall’essere mero connotato degli oggetti, immediatamente fruibile allo sguardo e, oggi, anche facilmente riproducibile – è piuttosto carico di numerosi significati mediati che radicano il loro senso più profondo nella storia, nel mito e nella scienza: non saremmo lontani dal vero ad affermare che per ciascun colore è possibile tracciare una linea del tempo che ne ripercorra origine, evoluzione, utilizzi e ambito di applicazione, in un gioco che combina esempi alti e bassi (Giotto e il tubetto di colla Pritt, Kandinskij e il turchese della Tiffany&Co.), perché l’esperienza percettiva ed interpretativa si arricchisce dei frammenti di senso che provengono da ogni angolo visuale. Attraverso un ricco apparato di immagini e di indicazioni bibliografiche che scorrono parallelamente alla pagina scritta aprendo così la lettura del libro ai molteplici collegamenti di un ipertesto, l’autore ci racconta della predilezione di molti scrittori per il blu nel vestire i propri personaggi (da Emma Bovary, al goethiano Werther – in ricercato accostamento con il giallo – fino a La Bella e la Bestia), del perché le matite dipinte esternamente di giallo vendano di più, ci spiega perché apprezzare con maggiore consapevolezza un tocco di azzurro oltremare in un quadro rinascimentale o, ancora, a non stupirci se la maionese è bianca negli Stati Uniti e gialla in Francia. Il colore, dunque, quale filtro che cambia il nostro sguardo sul mondo e non solo oggettiva gamma cromatica da considerare nella sua varietà: è al centro della composizione di ogni colore che si mescolano storie e simboli e la nostra personale percezione, intrisa delle permeabili stratificazioni di senso cui diamo il nome di contemporaneità.
Diana A. Politano