Alla conferenza stampa dove è stato presentato il nuovo progetto della colmata di Costa Morena ha fatto seguito una diffusa soddisfazione da parte della politica e dell’imprenditoria portuale. Una vasta manifestazione di consensi che se fosse realmente convinta dovrebbe indurre a più di qualche seria riflessione, se è vero com’è vero che Brindisi non è una piazza dove il consenso è facile ottenerlo.
Il cambiamento del progetto iniziale dimostra quanto questo fosse sbagliato nonostante l’Ente portuale abbia sempre affermato con inspiegabile insistenza l’esatto contrario e dimostra pure la inopportunità della facile ironia del suo Presidente, che ha persino dedicato una poesia al presunto colpevole, un uccello, il fratino, reo di ostacolare il progetto.
Probabilmente siamo rimasti in pochi a continuare ad essere contrari alla colmata ritenendola inutile e soprattutto una soluzione non al passo coi tempi. E ciò a prescindere da un iter che presenta non pochi punti da chiarire che non sono stati posti o presi nella giusta considerazione da alcune commissioni.
Perché inutile? Perché è inconcepibile che ancora oggi si pensi di occupare spazi acquei per costruire quella che in realtà avrà la funzione di una discarica, a prescindere da una teorica «area verde, fruibile dai cittadini, con macchia mediterranea e percorsi pedonali». Come se a Brindisi non ci siano già spazi verdi ben oltre la media italiana.
Abbiamo pagato a caro prezzo questo modo di vedere e di fare. Esistono alternative più rispettose dell’ambiente e del territorio. Ciò è già accaduto, negli anni passati, a Brindisi quando si è dragato il seno di Ponente e come sta accadendo ora nel porto di Palermo, certo è probabile che i costi saranno maggiori ma quanto vale il rispetto del territorio, si può ancora fare una questione di soldi? Non abbiamo imparato nulla sinora?
Quindi affermare che non si possono fare dragaggi senza la colmata non è esatto.
Se tutto dovesse andare per il verso auspicato dall’AdSPMAM, la colmata non sarà pronta prima di cinque anni, questo è un dato di fatto di difficile contestazione. Significa forse che i dragaggi necessari e dichiarati così urgenti, non potranno essere realizzati prima di quella data? Probabilmente rimane come unica soluzione quella di usare come stoccaggio la colmata di Capobianco dove potranno rimanere solo 18 mesi. Soluzione suggerita nel Comitato di Gestione dell’ottobre 2017 ma allora non fu tenuta in considerazione. Se i lavori di dragaggio fossero stati (o sono) così urgenti si sarebbero adottate altre soluzioni, come quelle menzionate, più veloci e in linea coi tempi. Quindi, o i dragaggi (e i conseguenti banchinamenti) non sono ritenuti in realtà così urgenti o, quanto meno, non lo sono nei termini in cui l’ente portuale ha sempre sostenuto. Se invece lo sono si dovrà trovare una soluzione che consenta di accelerare e probabilmente si scoprirà che la soluzione giusta è quella che abbiamo detto, trattare i sedimi, renderli inerti riutilizzarli e/o conferirli nelle pubbliche discariche esistenti.
Ma a prescindere da queste diversità di vedute che sono a nostro avviso basilari e sostanziali, sia metodologicamente che ambientalmente, dobbiamo e vogliamo evidenziare e criticare alcune affermazioni del presidente Ugo Patroni Griffi che troviamo lesive dell’altrui intelligenza .
Riprendiamo alcune frasi apparse sui media riportandole virgolettate, quindi a lui attribuibili, parola per parola. Il presidente Patroni Griffi ha dichiarato che «con l’Assessore Taveri stiamo inoltre immaginando un contest per dare un nome alla bellissima baia che nascerà sulla cassa di colmata, nella quale vorranno venire tutti gli uccelli del mondo. Sarà una nuova Torre Guaceto». Cosa significa che grazie al nuovo nome (infatti “colmata di costa morena” suona male) ci sarà una riunione in cui tutti uccelli del mondo che decideranno di svernare nella nuova piccola torre Guaceto? E’ evidente che il Presidente, che non ha alcuna competenza in materia di protezione dell’avifauna, si diverte a canzonare chi non gradisce la realizzazione dell’ecomostro di cemento (che tale resta anche se ricoperto di finte dune sabbiose) e preferisce al confronto battute poco istituzionali a cui nessuno può dare credito.
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