Non si può andar dietro alle emergenze e alle urgenze.
Il territorio, gli enti istituzionali, i politici, cittadini siano uniti: non è accettabile che si prospetti una sorta di guerra fra poveri edi inquinati. Tante polemiche, e passatemi il termine fuffa, sul Just Transition Fund o fondo per una equa transizione, come se prima dell’istituzione di questo fondo, che se va bene sarà utilizzabile nel 2021, la Puglia non avesse problemi di bonifiche di siti inquinati, di attirare imprenditori innovativi ed ecosostenibili, di disoccupazione giovanile e non. Ma soprattutto come se la Regione Puglia non avesse ancora da impegnare 2 miliardi del FESR-FSE e 1,6 miliardi del PSR, o ancora i fondi FSC/Patto per la Puglia. Ciò non toglie che in Parlamento europeo con i miei colleghi della delegazione M5S faremo di tutto affinché il territorio disponga di risorse per lo sviluppo della Pmi in settori come quelli delle rinnovabili, dell’idrogeno, delle bonifiche, senza dimenticare le vocazioni del territorio, ossia agricoltura, pesca e turismo. Le multinazionali facciano uso dei propri utili, dividendi e dei prestiti del II e III pilastro del Just Transition Mechanism e quindi ai programmi della BEI e di Invest-EU. Dal canto suo il Governo deve riprendere la strada dei CIS e dei tavoli sullo sviluppo del Porto di Brindisi. L’incontro che si è tenuto ieri, organizzato dal Prefetto e al quale ho partecipato, ha visto il SS Todde prendersi precisi impegni, la Regione Puglia farsi carico di una task force e il sindaco pronto a ritirare l’ordinanza. Bene, ora i fatti.
Vorrei che fosse chiaro che sia a Taranto che a Brindisi vi sono multinazionali in attesa di riesame dell’AIA, i cui picchi di inquinanti nocivi quali IPA, benzene, polveri sottili, pur nei limiti di legge, vanno affrontati con l’adozione di provvedimenti in via cautelare e interventi per impedire la continuazione di attività potenzialmente pericolose sia per i lavoratori che per i cittadini. A Taranto poi Mittal rifiuta le ispezioni dei commissari, mette in cassa integrazione migliaia di operai e rimanda prescrizioni con la scusa dell’emergenza COVID. Pertanto per quel che mi compete ho presentato una interrogazione scritta e urgente alla Commissione Europea.
Nessuno si tiri indietro nella difesa della salute e dell’ambiente e del diritto ad un lavoro di qualità e pulito.
Il territorio, gli enti istituzionali, i politici, cittadini siano uniti: non è accettabile che si prospetti una sorta di guerra fra poveri edi inquinati. Tante polemiche, e passatemi il termine fuffa, sul Just Transition Fund o fondo per una equa transizione, come se prima dell’istituzione di questo fondo, che se va bene sarà utilizzabile nel 2021, la Puglia non avesse problemi di bonifiche di siti inquinati, di attirare imprenditori innovativi ed ecosostenibili, di disoccupazione giovanile e non. Ma soprattutto come se la Regione Puglia non avesse ancora da impegnare 2 miliardi del FESR-FSE e 1,6 miliardi del PSR, o ancora i fondi FSC/Patto per la Puglia. Ciò non toglie che in Parlamento europeo con i miei colleghi della delegazione M5S faremo di tutto affinché il territorio disponga di risorse per lo sviluppo della Pmi in settori come quelli delle rinnovabili, dell’idrogeno, delle bonifiche, senza dimenticare le vocazioni del territorio, ossia agricoltura, pesca e turismo. Le multinazionali facciano uso dei propri utili, dividendi e dei prestiti del II e III pilastro del Just Transition Mechanism e quindi ai programmi della BEI e di Invest-EU. Dal canto suo il Governo deve riprendere la strada dei CIS e dei tavoli sullo sviluppo del Porto di Brindisi. L’incontro che si è tenuto ieri, organizzato dal Prefetto e al quale ho partecipato, ha visto il SS Todde prendersi precisi impegni, la Regione Puglia farsi carico di una task force e il sindaco pronto a ritirare l’ordinanza. Bene, ora i fatti.
Vorrei che fosse chiaro che sia a Taranto che a Brindisi vi sono multinazionali in attesa di riesame dell’AIA, i cui picchi di inquinanti nocivi quali IPA, benzene, polveri sottili, pur nei limiti di legge, vanno affrontati con l’adozione di provvedimenti in via cautelare e interventi per impedire la continuazione di attività potenzialmente pericolose sia per i lavoratori che per i cittadini. A Taranto poi Mittal rifiuta le ispezioni dei commissari, mette in cassa integrazione migliaia di operai e rimanda prescrizioni con la scusa dell’emergenza COVID. Pertanto per quel che mi compete ho presentato una interrogazione scritta e urgente alla Commissione Europea.
Nessuno si tiri indietro nella difesa della salute e dell’ambiente e del diritto ad un lavoro di qualità e pulito.
Rosa D’Amato
Eurodeputata del Movimento 5 Stelle