Alcuni rappresentanti politici, istituzionali e imprenditoriali, all’improvviso, parlano di decarbonizzazione e transizione industriale ed energetica verso un futuro definito addirittura da qualcuno green.
Sono gli stessi che avevano chiesto la riconversione a gas della centrale Enel di Brindisi sud, nonostante gli impegni ufficialmente assunti per la de-carbonizzazione e, in particolar modo, quelli confermati da Enel per la chiusura della centrale.
Sono, soprattutto, gli stessi che sostengono la costruzione del deposito costiero di GNL di Edison SpA e quello vicino di carburanti vari della Brundisium SpA.
Saranno stati folgorati sulla strada di Damasco, cioè quella imposta da Eni?
Vi sono state numerose contestazioni nei confronti di Enel e relativi fermi diktat, ciò nonostante, vi è stata invece una blanda reazione riguardo le decisioni di Basell e su quella di Versalis SpA (Gruppo Eni) quando ha confermato la chiusura del cracking.
Era evidente da anni che la centrale Brindisi sud avrebbe dovuto chiudere e l’Autorizzazione Integrata Ambientale ne ufficializzava i tempi, peraltro anticipati dalla stessa Enel visto che i quattro gruppi sono attualmente già fermi.
Qualche rappresentante politico, imprenditoriale e persino sindacale, si spinge a chiedere l’impossibile e irrealistica prosecuzione dell’esercizio a carbone oltre il 2025 o avanzando la folle proposta di far realizzare un termo valorizzatore, ciò giusto per non farci mancare niente e proseguire su strade obsolete ed errate.
Nel petrolchimico viene prospettato un “tranquillo” passaggio dagli impianti esistenti alla realizzazione di poco chiaro piano industriale, che prevedrebbe una bio-raffineria, un ciclo di produzione di plastica riciclata e un grande impianto di accumulo di energia elettrica.
Tale piano, alquanto nebuloso, fa sorgere alcune domande spontanee: quali sono le caratteristiche di una BIO raffineria e qual è il materiale da trattare?
La plastica di cui si parla di quale provenienza dovrebbe essere, industriale o civile?
Un grande impianto di accumulo deve avere ovviamente una notevole disponibilità di energia elettrica da accumulare. Di quale provenienza, visto che oggi nella area del petrolchimico esiste solo la centrale a turbogas di Enipower?
Domande lecite e legittime le cui risposte condizionano le decisioni.
Cosa aspetta il Ministero dell’Ambiente, com’è nelle sue competenze, ad emettere una revisione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per il dopo centrale Brindisi sud ordinando i tempi e i modi per smantellare totalmente l’impianto esistente e la relativa doverosa bonifica di tutti i siti occupati?
E’ ovvio che non condivideremmo assolutamente il mantenimento di parti dell’impianto, perché ciò nasconderebbe, come il cavallo di Troia, inganni futuri.
Sono stati presentati 13 progetti – che per la verità sono percepite più come idee progettuali – ma ora si paventano pensieri inaccettabili come il termovalorizzatore o, peggio, una delle centrali modulari nucleari di cui si vocifera, pensando all’accordo stipulato da Enel, Ansaldo e Leonardo in questo campo.
Le alternative vere, che non devono essere uno specchietto per le allodole, sono ben altre, Brindisi ne ha il diritto e se le merita, se davvero si vuole realizzare un piano di de-carbonizzazione e di industrializzazione green, come recentemente ribadito dalle scriventi associazioni in un nostro precedente documento.
Di reale de-carbonizzazione e di effettiva transizione industriale ed energetica siamo pronti a parlarne e a confrontarci, purché siano alternative serie e non nascondano, come un cavallo di Troia, altri fini, come quelli del termovalorizzatore o del nucleare.
Legambiente, Italia Nostra, WWF, Fondazione “Tonino di Giulio”, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, No al Carbone, Puliamoilmare Brindisi, Associazione “Vogatori Remuri” Brindisi