“L’assoluzione dei dirigenti regionali e AQP sulla vicenda del depuratore di Carovigno mette a tacere chi tentò di ostacolarci nello svolgimento del nostro dovere, con proteste, manifestazioni di piazza, ricorsi giurisdizionali e isterie disinformate. Sono contento, dibatte, per Luca Limongelli, Andrea Zotti, Massimiliano Baldini e Fabrizio D’Andria”.
Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale bilancio Fabiano Amati, con riferimento alla sentenza di assoluzione “perché il fatto non sussiste” pronunciata dal Tribunale di Brindisi (Giudice Ambrogio Colombo), anche su richiesta del Pubblico ministero Giuseppe De Nozza, con riferimento all’autorizzazione allo scarico nel corpo idrico di Canale Reale del depuratore consortile di Carovigno, San Vito dei Normanni e San Michele Salentino.
All’epoca dei fatti il Consigliere Amati rivestiva la carica di assessore regionale alla tutela delle acque.
“Nel periodo 2009-2013 ingaggiammo un’efficacissima iniziativa amministrativa per superare diverse criticità nel sistema depurativo pugliese. C’erano alcuni siti privi di rete fognaria, dediti allo scarico in pozzi di raccolta bucati, e per questo destinati a recapitare liquami non trattati, tal quali, nel sottosuolo e nel mare.
L’agglomerato di Carovigno era tra questi. Dopo lunghe peripezie, compresa una difformità costruttiva (una condotta era stata realizzata in contro pendenza), l’impianto era pronto per l’esercizio ma mancava l’autorizzazione provinciale allo scarico, nonostante la Asl di Brindisi avesse raccomandato la soluzione del problema per eliminare i gravi rischi per la salute dei cittadini. Siccome il tempo passava e l’autorizzazione non veniva rilasciata, con i cittadini abbandonati a galleggiare nei liquami, decidemmo di modificare la legge regionale e riportare in capo alla Regione la competenza ad autorizzare lo scarico. Lo scarico fu dunque autorizzato, superando tutte le inerzie, nella formula provvisoria, perché il recapito finale è una condotta sottomarina.
Su tale iniziativa, ad alto contenuto ambientale e di salute, subimmo notevoli attacchi, critiche e iniziative giudiziarie, resi ancor più eclatanti da interventi di esponenti del mondo dello spettacolo, che accomunarono il caso di Carovigno a quello più noto – e purtroppo ancora irrisolto – di Sava-Manduria.
Ora il depuratore è in funzione, i cittadini vivono in un contesto ambientale degno del secondo ventennio del 2000 e il Tribunale di Brindisi ha sancito la mancata sussistenza di ogni reato a carico di quattro servitori della Regione.
Se questa vicenda può offrire un insegnamento, esso consiste nel fatto che dietro problemi complessi, trattati come se fossero alla portata di tutti, ci sono uomini che soffrono anni di tensione e paure.
Ricordarselo sempre, anche quando la lotta politica ti porta a confondere moventi e obiettivi per lotta stessa, può servire a fare meno danni alle persone e dare più benefici tempestivi ai luoghi che abitiamo”.