Ho espresso riserva di commento alla improvvisa decisione della preside Rita De Vito di rassegnare la carica di vice sindaco della città, ma ho voluto tuttavia azzardare, sia pure sulla base delle scarne motivazioni rese dall’interessata e dagli organi di stampa, la presunzione che il caso non appariva inquadrabile nella solita comparsata politica del lieto fine e che nel breve tempo sarebbero emerse le ragioni della nuova situazione conseguente al fatto venutosi a creare.
Al di là delle sedi e dei partecipanti che saranno chiamati a discutere sul piano personale in relazione alle dichiarazioni rilasciate su organi di stampa in data odierna sul caso in parola, un aspetto politico che sembra emergere dalla questione e che merita non un commento, ma una più puntuale replica, nasce dalla riflessione dell’articolo odierno dell’ex comunista (absitiniuraverbis) Carmine Dipietrangelo. In disparte dalle raccomandazioni rivolte agli “uomini di buona volontà” di non creare problemi al manovratore del Comune al fine della dovuta serenità necessaria alla risoluzione degli atavici problemi come il lavoro , la disoccupazione giovanile, l’ambiente, lo sviluppo industriale e tanti altri ancora, è la prima volta, per quanto è dato sapere, che il predetto si spinge a rilevare che “da tempo la politica ha perso la propria autonomia per essersi piegata ad una macchina amministrativa abituata a nascondere polvere sotto i tappeti ed assecondare quel sistema di potere extraistituzionale”.
Meglio tardi che mai, mio caro amico, ora però devi avere la forza del coraggio di affrontare, per essere autorevolmente rappresentato in Giunta il Movimento politico cui appartieni, concretamente la precaria situazione finanziaria dell’Ente e delle società partecipate.
Ho più volte sostenuto, con risultati contenuti, specie in relazione ad alcuni provvedimenti commissariali, l’obbligo dell’invio di detti atti al Consiglio comunale per la dovuta conoscenza ed esecuzione degli stessi, ma ad oggi, non risulta eseguito l’adempimento sicchè risultano sconosciuti dall’organo assembleare atti di notevole rilevanza politico-amministrativa. Non trovano giustificazione, per esempio, la non conoscenza dell’organo assembleare di provvedimenti come la pesatura del lavoro dirigenziale ai fini della retribuzione di risultato, la puntualizzazione da parte del collegio dei revisori relativa alla situazione finanziaria del Comune e società partecipate in stridente contrasto fra illiquidità nei pagamenti e certezze di risorse documentate in atti, la doverosa rivisitazione dei residui attivi e passivi che determinano il risultato di esercizio, la mancata completa redazione del conto del patrimonio che influisce in modo determinante sulla contabilità dell’Ente, la mancanza del piano obbligatorio di alienazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare, l’inadempimento alle numerose e gravi criticità rilevate dalla Corte dei Conti, ivi compresa la Brindisi Multiservizi, la mancata informativa probabilmente anche verso l’assessore al ramo di LeU dell’incontro tenuto dal Sindaco con l’Organo regionale di controllo contabile. Ritenendo di voler superare a piè pari le incombenze e responsabilità conseguenti alle delibere commissariali adottate di recente per riconoscimento e pagamento dei debiti fuori bilancio, resta l’obbligo di sanatoria urgente del problema.
E’ di per sé sufficiente quanto detto per significare che, piaccia o non, la impostazione e risoluzione dei problemi finanziari richiedono interventi forti che debbono trovare spazio prioritario e concreto nell’ottica delle regole e della trasparenza e costituiscono, purtroppo, la linea di demarcazione al mantenimento dell’Ente. E’ naturale, caro amico, che, laddove l’organo di programmazione dovesse incontrare resistenza o mancanza di intesa con l’organo di esecuzione (apparato burocratico) o viceversa, logica conseguenza è la non corretta gestione amministrativa dell’Ente e la registrazione di risultati negativi ai progetti dei cittadini.
Franco Leoci