ROMA – Continua a calare la produzione di energia derivante dal carbone: nel mondo, in Italia ed a Brindisi. In ambito nazionale, lo scorso anno si è registrato un calo di produzione del 22% rispetto al 2015, mentre a Brindisi si parla del 50% in meno di produzione rispetto al 2004. Numeri che fanno comprendere come oramai si vada incontro ad una nuova era; ed è stato lo stesso amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, ad annunciare a più riprese la volontà della società elettrica di abbandonare il carbone entro il 2030. Questa volontà è stata enunciata anche dal Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che auspica e teorizza l’addio al carbone entro il 2025-30.
Vi sono però due ordini di problemi da superare perché Brindisi possa effettivamente liberarsi del carbone: i costi che tale conversione comporta per lo Stato; la riluttanza di Enel verso l’ipotesi di convertire a gas la centrale di Brindisi.
Abbiamo purtroppo imparato sulla nostra pelle che spesso le intenzioni restano lettera morta e che al mutare degli attori cambiano le strategie. Si pensi agli impegni assunti alla fine del millennio scorso per le centrali Edipower ed Enel, i quali non hanno purtroppo avuto seguito. Sarà pertanto fondamentale, nei prossimi anni, poter contare su amministrazioni locali e regionali sensibili e su governi nazionali coerenti. Forse è chiedere troppo, ma la città ha già dimostrato con la vicenda del Rigassificatore di poter autodeterminare il proprio futuro.
Andrea Pezzuto Redazione |