A leggere l’incauto comunicato del consigliere regionale Giuseppe Romano, esponente di Art.1, sembra di assistere a una riedizione in chiave politica de “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, una sorta di scissione tra la vita immaginaria e/o immaginata e quella invece reale, realmente vissuta.
Tralasciando pure ogni considerazione etica sulla disinvoltura di certe trasformazioni politiche, le cui finalità elettorali personali, sia pure legittime, sono da tempo note e a tutti evidenti, non sottovaluterei le affermazioni di Massimo D’Alema, sia pure contraddittorie rispetto a quelle del passato, come giustamente ha ricordato l’on. Salvatore Tomaselli, relative a una odierna più sensata localizzazione dell’approdo TAP nell’area industriale di Brindisi invece che a Melendugno, declassandole solo a estemporanee esternazioni elettoralistiche di un probabile candidato in quei luoghi.
Il tentativo di far approdare TAP a Brindisi e/o dintorni, come Lendinuso e San Pietro Vernotico, è antico ed è legato a un “filo rosso” regionale e nazionale della seconda metà degli anni 2000 che, a detta dell’assessore regionale dell’epoca, Sandro Frisullo, lamentandosene, in più rivelatrici interviste, si è misteriosamente spezzato dopo il 2009.
Intanto, va detto che quel “mistero” probabilmente è spiegabile, al netto dei misteri politici ai quali si allude, con le controindicazioni insuperabili scientificamente e tecnicamente rilevate che non riguardavano solo e unicamente i vasti campi di posidonia e i giardini corallini, o il sito Natura 2000 più che l’area protetta di Rauccio, ecc.ecc.ecc. Ma tant’è!
Comunque, a conferma di questo tentativo, le cronache dell’epoca narrano che, ad esempio, il 27 marzo 2007 il Sindaco di San Pietro Vernotico di allora, grande elettore del consigliere regionale Romano, alla presenza dei consiglieri di maggioranza e dei capigruppo di Uniti per l’Ulivo, Fabrizio Carella e dello SDI, Sergio Palma, ebbe un importante incontro con i dirigenti della compagnia pubblica svizzera EGL, (che, apprendiamo, aveva un accordo commerciale con Avelar), guidati dal vicepresidente Fernando De Nigris, i quali illustrarono loro il progetto del metanodotto.
Esso prevedeva l’approdo dal mare su un punto della costa tra Torre San Gennaro e Lendinuso, sarebbe entrato nel territorio di San Pietro Vernotico, avrebbe poi percorso la parallela alla superstrada Brindisi-Lecce 613 e, in fine, avrebbe deviato a ovest, raggiungendo la centrale di smistamento del gas della SNAM a Mesagne.
Queste cose, a Bari con Vendola e Frisullo e a San Pietro Vernotico con il Sindaco compaesano, accadevano all’insaputa del dominus della politica locale, il consigliere regionale Romano?
Appare perciò maldestro il tentativo di sviare l’attenzione dalle affermazioni di Massimo D’Alema su TAP, che confermano e avvalorano la presa di posizione dell’on. Elisa Mariano, depistandola addirittura con la più grave accusa al territorio brindisino di essersi opposto nel passato al Rigassificatore, per mezzo del quale a dire di Romano si sarebbe metanizzata la centrale di Cerano.
In pratica non viene minimamente sfiorata l’idea che la centrale di Cerano possa e debba essere “de carbonizzata” senza che si dovesse sorbire il Rigassificatore ieri e si debba sorbire il gasdotto TAP oggi.
Dopo la Conferenza sul clima di Parigi, il tema ambientale odierno è la de fossilizzazione del pianeta, cioè una più accentuata e accelerata fuoruscita da “tutte” le energie fossili, anche dal gas metano, che contribuiscono pro quota al surriscaldamento terrestre.
Pertanto, anche l’”ideona” che intenderebbe trovare la quadra tra l’assillo di venire incontro alla assoluta contrarietà, benché legittima, di Melendugno al TAP e la pretesa di farlo accettare a Brindisi, con la terra promessa della metanizzazione della megacentrale di Cerano, non regge, né a seguito delle drammatiche necessità scaturite a Parigi, né con la teoria di Hubbert, che prevede per il metano la parabola discendente della sua riserva fra pochi decenni, subito dopo quella del petrolio, come sanno le multinazionali del settore, le quali stanno riorientando, non solo per la crisi e gli alti costi di quel gas, le loro strategie energetiche.
C’è un “filo verde” che invece va ripreso, e cioè quello che è partito dalla Convenzione del ’96, alla quale alcuni di noi, non tutti, hanno fornito un contributo decisivo, sia pure frantumato dalle liberalizzazioni alla cieca di Bersani, per dipanarlo oltre, utilizzando la nuova Strategia Energetica Nazionale che prevede la chiusura, non la riconversione, di Cerano entro il 2025.
E’ una pagina bianca tutta da scrivere, come pacatamente e opportunamente invita a fare il Circolo del PD di Brindisi, dall’intera comunità brindisina, chiamando a dare il proprio contributo partiti, istituzioni, sindacati, associazioni imprenditoriali e ambientaliste, la stessa Enel, tanto per il risanamento ambientale del territorio, a cominciare dalla bonifica di A2A, quanto per un “altro” sviluppo dell’economia provinciale, sperabilmente sottratto a reti lobbistiche vecchie e nuove, capace di prevenire e attutire anche l’onda d’urto occupazionale di quella dismissione.
Crediamo che i cittadini, più che del vecchio carrierismo che avanza anche in formazioni politiche neo costituite, che rischiano di ucciderle già dai vagiti, siano interessati alle “cose” che riguardano questo martoriato territorio, che ha bisogno, per tentare di essere credibile, di una sana autocritica da parte della classe dirigente, a cominciare da quella politica. Anche se qualcuno crede ancora di sfuggire ad essa con una patetica riverniciatura di verde.
Ernesto Musio
Responsabile politiche ambientali della Segreteria provinciale PD