Erario (Associazione Virgilio): “Progetti culturali o veri e propri progetti economici?”

Questa volta saremo ancor più insistenti sul mettere in evidenza pubblica, quanto sta accadendo nella nostra città di Brindisi in merito alla presentazione e all’attuazione di alcuni progetti “culturali” che andiamo ad analizzare. Da subito ci assale una sensazione di disorientamento, misto a “tipico” paradosso cittadino che non possiamo trattenere. Ci accorgiamo con incredulità che, nel mentre si inaugurava con tanto di taglio di nastro, la biblioteca multimediale, dal fantascientifico nome di: History Digital Library, il più importante e internazionale, vero, museo ARCHEOLOGICO ex provinciale, Francesco Ribezzo, con una non ben chiara convenzione regionale, restava normalmente chiuso, come documentato da nostra foto allegata.
Come è nel nostro stile, non giudichiamo il progetto in sé, che potremmo, dopo averlo appurato, ritenere al passo con i tempi, anche se ci sovviene un altrettanto sentimento di sconforto nell’attestare che tale progetto sostituisce di fatto, il contatto e l’interazione con il materiale cartaceo documentale, unico e solo reperto ufficiale che attesta fatti storici o ancor meglio, salvaguarda l’originalità delle fonti. Tutto questo mentre, continuando nella stessa sensazione paradossale, l’unica, e vera, biblioteca, ahinoi provinciale anch’essa, rimaneva contemporaneamente al Ribezzo, “serrada” (in spagnolo, chiusa fino a data da destinarsi). Forse! A differenza di quanto invece la nostra umilissima iniziativa IL SALVALIBRO, nè patrocinata né finanziata da alcuno, vede continuamente una sincera partecipazione di cittadini che donano, spesso a malincuore, i loro libri per motivi che vanno, dal non utilizzo, alla motivazione di cambio residenza e altro. Atto sentito con dispiacere da chi stenta a disfarsi da quelle che sono state appassionanti letture o più semplici, ma non meno sensazionali, studi scolastici. Tutto questo a prova che il digitale andrà a sostituire in futuro, il rapporto “fisico”, quasi amorevole, che era e che sarà per noi, il mondo del libro o del reperto storico cartaceo.
Ma veniamo al punto.
È accettabile pensare che le Associazioni, la cui natura dovrebbe essere quella del supporto ai progetti e soprattutto del “no profit”, si trasformino in vera e propria impresa? O meglio, possono essere  accomodate al limite dell’illecito con aggiudicazioni di finanziamenti sostanziosi, e spesso ingiustificati, che vengono erogati di fatto a chiunque?
È di questi giorni la polemica sollevata dal coordinamento cittadino di “Articolo uno”, sul bando per la gestione dei beni monumentali della città di Brindisi, nuovamente affidato al progetto P.A.S.T. (promozione archeologico storico turistico) che vede aggiudicarsi il servizio nella precedente gestione commissariale. Atto, il quale ci vede in accordo per i motivi di aggiudicazione diretta che, a parer nostro, dovrebbe essere estesa con una più ampia partecipazione in virtù, anche, di una pluralità politica ristabilita o quasi, oltre che per onestà intellettuale.
Servizio, quello del Past, svolto con serietà e professionalità ma che potrebbe concorrere con la diversificazione di “altri” proponenti. Questo servizio, vogliamo ricordarlo, è costato €.50.000 circa, mentre ben più cospicuo è l’importo dei due progetti nell’ordine: ATS Brindisi Virtual Library – Progetto History Digital Library costo €. 333.853,87 e quello di: Fondazione Biblioteca Pubblica – Progetto “Teste Fiorite” costo €. 246.100,00. Insomma, mica noccioline!
Ci chiediamo se, gli stessi importi erogati, e finanziati da Comunity Library per un totale stanziato di 20milioni di Euro su piano nazionale, potevano riqualificare e, magari, definire le questioni sopra citate della già nota Biblioteca provinciale e lo stesso Museo Ribezzo attraverso progetti interni. Questa è la nostra opinione sui numeri che rimettiamo agli analisti e a chi ci sta leggendo.
Sono tanti anni ormai che ci occupiamo di “associativismo” e forse ingenuamente abbiamo sempre creduto nell’opera del volontariato tenendo fede a quel complemento di limitazione che è il: senza scopo di lucro, a cui continuiamo fortemente a credere. Riteniamo che non ci debba mai essere un conflitto etico tra associazione e “impresa” o che perlomeno, che queste non si fondino ipocritamente in un mero strumento deviante politico-clientelare. Ma noi confidiamo sempre nella buona fede. Semmai qualcuno l’avesse.
Ci fa quasi tenerezza ricordare le più nobili associazioni del dopo lavoro, quelle dei reduci, quelle sportive alle quali bisognerebbe dare più sostegno, e poi quelle culturali e soprattutto filantropiche delle quali mi onoro di esserne presidente.
Le associazioni tornino a fare le associazioni, e questa non è un’esegesi.
Stefano E. Erario

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