SAN PIETRO VERNOTICO – Dopo l’intervista effettuata ieri da newSpam alla signora Anna D’Accico, da 15 anni affetta da fibromialgia, la quale faceva un appello al Governatore Emiliano che, nei giorni scorsi, ha bocciato, assieme al Consigli regionale, la mozione presentata dal consigliere pentastellato Gianluca Bozzetti a favore proprio delle persone affette da tale patologia, si registra un intervento dell’Avv. Michele Lariccia, segretario cittadino “Forza Italia” San Pietro Vernotico e componente esecutivo provinciale:
“Ho appreso dagli organi di stampa della mozione presentata dal movimento 5 stelle sul riconoscimento della ‘fibromialgia’ e rigettata dal Presidente Emiliano e dalla sua maggioranza. A dire il vero gia’ da diverso tempo su sollecitazione di alcuni miei concittadini affetti anch’essi dalla suddetta sindrome ho posto la questione agli organismi provinciali e regionali del mio partito affinche’ si possa individuare il percorso giusto per accendere un faro sui disagi e sulla situazione di estrema difficolta’ in cui vivono le persone affette da questa ‘patologia’.
La sindrome fibromialgica è una sindrome caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso e da affaticamento e colpisce approssimativamente 2 milioni di italiani. Costituisce una sindrome di interesse multidisciplinare che coinvolge varie discipline specialistiche anche se spesso questi pazienti non vengono considerati nel loro insieme ma nel dettaglio del singolo sintomo. Il dolore rappresenta un sintomo fondamentale e ne è allo stesso tempo la manifestazione principale. Il paziente che risponde ai criteri per essere catalogato come fibromialgico, viene sottoposto ad una serie consulenze specialistiche,(neurologica, psicologica, gastroenterologica e dermatologica) che hanno tempi e costi a dir poco rilevanti. Sebbene la fibromialgia non abbia dirette implicazioni sull’aspettativa di vita, proprio la persistente limitazione che da essa deriva implica che un intervento per controllare il dolore deve proporsi obiettivi realistici, che vanno dal ripristino almeno parziale dell’autonomia del paziente, con un miglioramento anche minimo della qualità di vita, fino al raggiungimento di tutte le possibili realistiche implementazioni di autosufficienza. Devono quindi essere fornite al malato terapie volte sia a ridurre il dolore a un livello di accettabilità che a consentirgli di migliorare la propria autonomia quotidiana attraverso la riduzione della disabilità. La disabilità, che si associa al dolore cronico, è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come «una limitazione o una perdita — derivante da un’alterazione — della capacità di eseguire un’attività nella maniera o nel range considerato normale per un essere umano». Il riferimento al termine «attività» è inteso, nella maggior parte dei casi, come capacità lavorativa, ma è necessario comprendere nel termine anche la restrizione allo svolgimento delle varie attività della vita che sono proprie degli individui di quell’età e quindi le restrizioni allo svolgimento delle varie attività degli individui anche anziani. Sebbene l’OMS abbia riconosciuto già dal 1992 l’esistenza di questa sindrome solo parte dei Paesi europei ha aderito. Tra questi non figura l’Italia. Il Parlamento europeo ha invece approvato nel 2008 una dichiarazione che, partendo dalla considerazione che la fibromialgia non risulta ancora inserita nel Registro ufficiale delle malattie nell’Unione europea e che questi pazienti effettuano più visite generiche e specialistiche, ottengono un maggior numero di certificati di malattia e ricorrono più spesso ai servizi di degenza, rappresentando così un notevole onere economico per l’Europa, invita la Commissione europea e il Consiglio a mettere a punto una strategia comunitaria per la fibromialgia in modo da riconoscere questa sindrome come una malattia e ad incoraggiare gli Stati membri a migliorare l’accesso alla diagnosi e ai trattamenti. Il riconoscimento della fibromialgia risulta particolarmente disomogeneo anche sul territorio nazionale. A fronte dell’assenza della patologia nel nomenclatore del Ministero della salute, la fibromialgia è prevista come diagnosi nei tabulati di dimissione ospedaliera. Le province autonome di Trento e Bolzano hanno già riconosciuto la sindrome permettendo ai malati di godere di una relativa esenzione dalle spese sanitarie e di avere maggior riconoscimento in sede di determinazione di invalidità civile. La Regione Veneto ha riconosciuto questa patologia nel nuovo Piano Socio-Sanitario Regionale come malattia ad elevato impatto sociale e sanitario mentre la regione Toscana ha approvato la costituzione di un tavolo tecnico di confronto. Sembra che anche la Regione Friuli Venezia Giulia si stia avviando verso il riconoscimento della patologia. Credo che sia doveroso fare fronte comune e accendere i riflettori su una problematica che,anche se a molti ancora sconosciuta colpisce piu’ di due milioni di italiani tra cui tantissimi pugliesi e salentini che purtroppo vivono una situazione di grande disagio economico e morale. Mi auguro quindi che sulla problematica in oggetto si apra un serio dibattito che coinvolga la parte tecnico-scientifica e la politica(tutta)affinche’ in un prossimo futuro si possa dare alla questione la giusta dimensione”.
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