Un progetto di qualificazione percettiva degli spazi per un ambiente sempre più “umanizzato” e basato sui principi cardine della cromoterapia ha interessato nei mesi scorsi spazi ed aree comuni dell’Ospedale di Riabilitazione della ASL BR gestito a Ceglie Messapica dalla Fondazione San Raffaele. Le relazioni che il colore instaura con la mente e il corpo sono da tempo campo d’indagine di psichiatri e medici: è noto che il rosso ha un effetto eccitante e il blu tranquillizzante e già Goethe, nel suo illuminato umanesimo, aveva diviso i colori in ”attivi” e ”passivi” sostenendo che «agiscono sull’anima suscitando sensazioni, risvegliando emozioni e pensieri che ci distendono o ci agitano, che provocano gioia o tristezza».
La verità di questa affermazione è stata ampiamente confermata nel corso del secolo da artisti e studiosi, e in anni più vicini a noi ci si è accorti che il colore può assumere una funzionalità anche nell’ambito della progettazione architettonica, non solo civile, ma pure in quella ospedaliera, dove il colore svolge non soltanto una funzione estetica/decorativa, già di per sé positiva, ma agisce anche in maniera determinante sul piano terapeutico.
«L’obiettivo era l’umanizzazione degli ambienti» spiega Gianmario Mazzola, Set Designer dell’Accademia del Colore, azienda monzese che ha sviluppato il progetto, «che per una struttura ospedaliera come il San Raffaele vuol dire affiancare all’alta tecnologia e all’efficacia delle cure, un impatto visuo-percettivo che superi il semplice concetto di estetica per relazionarsi con alcuni aspetti più intimi dei soggetti». Sono stati scelti i toni del blu, del celeste e del verde, in quanto colori considerati più riposanti, e i gialli, gli arancioni che sono secondo i principi della cromoterapia i colori di chi necessita di ottimismo, dell’istintualità e del piacere dei sensi.
«Utilizzando queste tonalità» continua Mazzola, «sono stati creati dei paesaggi surrogati, che non sono trompe l’oeil semplificati ma configurazioni che per forma e colore sono in grado di creare quinte virtuali, ostacoli visivi che vengono percepiti come retrostanti». Ad esempio delle mezze colonne, delle colline e ovviamente trovandoci in Puglia, il mare. Seppur nella consapevolezza che si tratta di pareti decorate il soggetto che le osserva viene stimolato ad immaginare attraverso e oltre le quinte del paesaggio surrogato. E tutto ciò contribuisce ad aiutare la psiche a recuperare energie per partecipare attivamente al processo terapeutico.
Il progetto di riqualificazione degli spazi affianca e integra il processo di rinnovamento e potenziamento del parco tecnologico su cui il Gruppo San Raffaele ha fortemente investito nella struttura brindisina.