Forum ASS su attività portuale e salute

BRINDISI – In vista del consiglio comunale monotematico di Brindisi, convocato per lunedì 8 aprile corrente, offriamo all’attenzione dei consiglieri e dei cittadini le seguenti annotazioni.

Impatto sanitario e ambientale

Il problema delle emissioni

Le attività portuali rientrano tra le imprese industriali per le quali si dovrebbe prevedere una valutazione degli impatti ambientali e sanitari. Sono comunemente apprezzate da chi lavora nei porti e da chi vi abita nei pressi delle emissioni delle navi e dei traghetti, mentre la cantieristica navale presenta problemi peculiari per i lavoratori e per le popolazioni più prossime. Persino nell’ultimo documento di Valutazione del Danno Sanitario su Brindisi (recentemente redatto da ARPA, ASL e ARESS) se ne parla da qualche tempo. Le emissioni originate dai porti riguardano le attività marittime essenzialmente nelle fasi di manovra e di stazionamento delle imbarcazioni. Il documento precisa che il metodo utilizzato per la stima delle emissioni «per i principali porti pugliesi, compreso Brindisi per l’area in esame» utilizza «una base informativa di dati opportunamente predisposta e richiesta agli enti locali interessati (Capitaneria di Porto, Autorità Portuale), stimando di conseguenza il relativo contributo emissivo. L’indicatore considerato è il consumo di combustibile delle varie imbarcazioni (classificate per tipologia, motore e stazza lorda) in transito nel porto nelle diverse fasi operative (manovra e stazionamento)».

Il contributo delle emissioni portuali all’inquinamento atmosferico non è così trascurabile come si potrebbe pensare. Nel 2013 il predetto documento stima 1159 tonnellate di Anidride Solforosa su un totale di 6786 di tutte le attività traffico veicolare compreso (17%), 1421 tonnellate di Ossidi di Azoto su 10276 totali (14%), 110 tonnellate di PM10 su un totale di 558 totali (20%), circa 130 tonnellate del pericolosissimo PM2.5 su 454 totali (28%).

Tali emissioni non sono prive di conseguenze sulle popolazioni residenti nei pressi dei porti. Lo dimostra una vasta letteratura scientifica che da lunga data segnala effetti delle emissioni portuali sulla salute umana. Molto di recente è stato pubblicato uno studio sulla città di Civitavecchia (Bauleo, 2019) in cui si rileva che vivere in prossimità del porto (entro 500 metri) è associato con una più alta mortalità per tumore al polmone (+31%) e per malattie neurologiche (+51%).

Queste evidenze rendono inderogabili attività di riduzione delle emissioni portuali ed una tutela delle popolazioni maggiormente esposte agli scarichi in aria. Pensiamo alla fascia di abitato prossima all’ormeggio delle navi militari e dei rimorchiatori le cui emissioni entrano nelle case immediatamente adiacenti. Ma anche attività di ammodernamento dei servizi del porto.

Ammodernare le attività portuali

Mentre il Piano Regionale della Qualità dell’Aria (DGR Puglia 15.5.2018 n.774) non prevede nessun intervento sui porti (ad eccezione di un riferimento del tutto secondario al porto di Taranto) un analogo documento della Regione Veneto (DCR n. 90 del 19 aprile 2016) prevede interventi di elettrificazione delle banchine (ammodernamento che auspichiamo venga realizzato quanto prima nel porto di Brindisi), realizzazione di uno studio modellistico di ricaduta degli inquinanti emessi in fase di manovra e di ormeggio per le navi in attracco, utilizzo da parte delle navi in fase di navigazione in avvicinamento alle bocche di porto e di manovra di sistemi di retrofitting o di combustibili a basso tenore di zolfo, tecnologie e pratiche per il contenimento delle emissioni polverulente da movimentazione di materiali, flotte rimorchiatori ibridi o elettrici, accordi volontari per “navi pulite”, ispezioni a bordo per controllo e contenimento fumi di scarico, interventi per garantire che i porti marittimi siano sufficientemente collegati al sistema di trasporto merci per ferrovia, predisposizione di un piano di monitoraggio che preveda l’utilizzo di laboratori mobili previo accordo con l’ARPA Veneto.

Negli Stati Uniti il porto di Los Angeles si propone di diventare il primo porto al mondo con un intero terminal alimentato da fonti rinnovabili. A ciò contribuirà anche l’utilizzo di una flotta di veicoli elettrici e macchine per la movimentazione delle merci a emissioni zero. Inoltre, si testerà l’ultima generazione di tecnologie per la cattura delle emissioni delle navi che non sono in grado di collegarsi elettricamente alla banchina.

La Norvegia ha un programma che mira a mettere in acqua le imbarcazioni più ecologiche del pianeta. Nessun tipo di natante verrà risparmiato: navi cisterna, navi da carico, navi container, navi passeggeri, traghetti, pescherecci, rimorchiatori e tutto ciò che resta dovranno garantire una trazione elettrica o ibrida (gas naturale – batterie). Inoltre è prevista la progettazione di un porto a basso consumo energetico con un’impronta carbonica minima. Al suo interno opereranno veicoli plug-in e gru elettriche, si potranno trovare stazioni di ricarica per le navi a batteria.

Cosa si dovrebbe fare

Occorrerebbe procedere ai seguenti interventi:

  • introdurre incentivi economici e sconti sulle tasse portuali alle navi “pulite” che si sono dotate di motori di nuova generazione e/o di tecnologia antiinquinamento, o che utilizzano carburanti puliti;
  • installare sistemi ecologici di produzione di energia elettrica: turbine eoliche, pannelli solari, correnti di marea e onde;
  • realizzare sistemi di fornitura di energia elettrica da terra o da chiatta alle navi in fase di ormeggio. L’energia elettrica fornita alle navi è prodotta con sistemi ecologici;
  • effettuare attività in terra ed in acqua con mezzi elettrici (gru, carrelli elevatori, camion, rimorchiatori) e le batterie vengono caricate con pannelli solari e turbine eoliche.

Altri scottanti problemi

Compatibilità paesaggistica

Occorre poi approfondire il problema della compatibilità paesaggistica con riferimento ai progetti di nuovi manufatti da ubicare in area portuale. Ma fin d’ora facciamo presente che esistono vincoli di particolare rilievo che dovrebbero comportare l’esclusione d’interventi di nuova edificazione anche di natura provvisoria in ordine ai quali ogni vigilanza si impone per prevenire danni ad aree di notevole interesse pubblico.

Nuove opere

Va inoltre prestata la massima attenzione alle nuove opere per verificarne la reale utilità e la convenienza o meno di possibili alternative col criterio della minore invasività. Non condividiamo il principio per il quale un’opera si deve comunque realizzare al solo scopo di non perdere i finanziamenti prescindendo dalla sua utilità. Il problema della colmata richiede il massimo approfondimento sotto ogni profilo tenendo presente l’inaccettabilità di tesi, comunque camuffate che puntino ad occupare spazi acquei per farne “discariche” senza alcuna prospettiva di positivi utilizzi, soprattutto in un’area le cui problematiche sono a tutti note.

Piano regolatore del porto

Per quanto attiene al Piano regolatore del porto, ci limitiamo a rilevare che si tratta di un problema di rilevanza tale da richiedere il coinvolgimento partecipativo dei cittadini e di tutte le loro espressioni e rappresentanze sociali interpretando in modo più ampio e costruttivo la normativa in materia.

Per parte nostra seguiremo con ogni costruttiva attenzione quanto si va programmando e attuando per rilanciare il ruolo fondamentale del porto al cui destino è strettamente legato quello della nostra città.

FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO

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