Frank Vitucci: l’uomo senza fronzoli che si fa amare dalla città attraverso la sua squadra

BRINDISI – Una stima latente, diffusa, mai manifestata con attestati pubblici. Sarà per quel suo carattere schivo, per il suo fare pragmatico, sarà che nello scorso campionato la squadra, nonostante il mezzo miracolo compiuto, ha fatto così tanto penare che era difficile farsi prendere dal trasporto, o che in questa stagione solo adesso iniziamo a realizzare quanto stiamo vivendo, sta di fatto che se non direttamente, almeno indirettamente, attraverso scene come quella vista domenica sera, quando all’1,30 di notte un gruppo di tifosi ha atteso al freddo la squadra, la tifoseria sta dimostrando di gradire eccome il lavoro di Frank Vitucci.

Lui si esprime attraverso quello che si vede in campo. Pochi fronzoli, nessun ammiccamento, ma squadre che danno tutto fino alla fine. E’ questo Frank Vitucci, l’allenatore che Brindisi sta imparando ad amare amando i suoi giocatori.

Certo, John Brown non ha bisogno di un coach come Vitucci per farsi amare, perché stranieri del genere, così coinvolti e coinvolgenti, ne arrivano in Italia uno ogni cento. Vedere Moraschini realizzare 22 punti giocando da play, Wojciechowski passare in quattro giorni dall’indolenza più totale al picco più alto del suo approccio mentale, suggellato da quello sfondamento impavidamente subito da Peric, Rush entrare dalla panchina e cambiare la storia della partita con la sua difesa nel secondo quarto, Gaffney trasformarsi in quindici giorni da agnellino azzoppato a leone famelico, Zanelli mettere la bomba nel momento nel quale la partita poteva cambiare padrone, sono invece tutte situazioni in cui lo zampino di Frank Vitucci c’è eccome.

Così come non può essere che merito di Vitucci se davanti a 6.500 persone la squadra, alla terza partita in una settimana disputata ancora senza il suo play titolare, gioca la migliore gara in trasferta che si ricordi negli ultimi anni, costringendo la migliore squadra da tre punti del campionato a tirare con lo 0% nel primo tempo e con il 20% finale.

Non sappiamo cosa ci riserverà il 2019, ma il 2018 ci ha portato un coach tutto d’un pezzo, con un attaccamento, una passione e un cuore che preferisce trasmettere tramite le gesta dei suoi giocatori in campo piuttosto che con mille parole.

Andrea Pezzuto

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