BRINDISI – La vicenda fece molto scalpore lo scorso 29 luglio, quando la Guardia di Finanza arrestò il noto imprenditore brindisino, nonché titolare della famosissima pizzeria ‘Romanelli’, Giuseppe Carlo Larocca che era anche dipendente comunale. In realtà, lo era ‘a tempo perso’, considerato che l’accusa che gli venne contestata – dopo un certosino lavoro e continui pedinamenti ad opera degli uomini delle Fiamme Gialle – era quello di  assenteismo.

La Rocca – si ricorderà – era impiegato presso la Ripartizione ai Servizi Sociale del Comune (il suo posto di lavoro era il Centro anziani del rione Bozzano) ma, anziché svolgere le proprie mansioni, timbrava il badge – lui o chi per lui -in entrata ed in uscita, per poi sbrigare faccende personali. Assieme a Larocca in manette finì anche il collega Luigi Antonino, reo di prestarsi – secondo l’accusa – a timbrare per conto del primo. Altri colleghi erano sospettati di aver favorito La Rocca in queste sue ‘furbate’, ma la loro posizione è stata archiviata. Si tratta di Angelo Scalia e Antonio Caforio, entrambi difesi dall’avvocato Mauro Masiello, per  quali il Gip Tea Verderosa, “ritenuto di poter condividere le argomentazioni del PM”, ha disposto l’archiviazione del procedimento. Il Pm titolare dell’inchiesta è la dottoressa Valeria Farina Valaori, le cui argomentazioni sono le seguenti: “Rilevato che gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non appaiono idonei a sostenere l’accusa in giudizio, né risultano suscettibili di successivi positivi sviluppi”. A seguito dell’avviso di notifica di garanzia, i due indagati hanno reso interrogatorio chiedendo anche l’escussione di due testi. Le dichiarazioni rese dagli indagati e dai due testi – si legge ancora nella richiesta di archiviazione del sostituto procuratore Farina Valaori – consentono di ritenere plausibile che le timbrature nell’interesse di Larocca (12 per Caforio e 4 per Scalia) siano state effettuate da altri o comunque rendono la relativa prova incerta”. Per questi motivi, la Farina Valaori ha chiesto che il Gip in sede “voglia disporre l’archiviazione del procedimento e ordinare la conseguente restituzione degli atti al proprio Ufficio”.

Redazione

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