Garante dei disabili: “La nomina non può essere appannaggio del sindaco. La schedatura dei disabili, poi, diventerebbe un ‘votificio'”

Sebbene siano passati due anni dall’insediamento della Giunta, finalmente anche a Brindisi è arrivato il momento di istituire il Garante della persona con disabilità, una delle priorità del programma della mia coalizione.
Ma anziché promuovere la partecipazione della cittadinanza al processo di designazione di una figura tanto attesa dalla comunità civile, il regolamento voluto dalla maggioranza rischia di trasformarsi nell’ennesima occasione di lottizzazione politica.
Dopo aver piazzato i propri uomini nei posti chiave del governo cittadino, anche in vista delle prossime elezioni regionali, l’amministrazione Rossi allunga le mani anche sulla carica maggiormente rappresentativa dei diritti dei più deboli che rischiano spudoratamente di essere strumentalizzati per fini ben meno nobili.
Una cosa che dovrebbe indignare per primo il Sindaco il quale, invece, si presta ad interpretare il ruolo di protagonista negativo di una vicenda che dimostra, ancora una volta, come Rossi, da quando siede a Palazzo di Città, abbia dismesso i panni del pasionario per vestire quelli del politico calcolatore che antepone al perseguimento del bene comune e degli interessi diffusi quelli della propria parte politica.
Il regolamento predisposto dalla Ripartizione dei Servizi Sociali a guida PD prevede che il Garante della persona con disabilità venga <<scelto e nominato dal Sindaco>>, così come <<scelti, di concerto con il Sindaco>> sono i collaboratori dell’Ufficio del Garante. L’idea scellerata della maggioranza è quella di istituire un sistema di relazioni sotto il diretto controllo di Rossi, a dispetto dei più elementari principi di autonomia politica, terzietà ed imparzialità che dovrebbero, secondo buona norma, governare la materia della tutela delle fasce deboli.
Un meccanismo di nomina che prescinda da comprovati requisiti di competenza, esperienza e da qualsivoglia ipotesi di incompatibilità, se non <<con la carica di Consigliere Comunale o di Amministratore presso il Comune di Brindisi>>, rischia di trasformare la nobile figura del Garante in un Ufficio dove il clientelarismo troneggia ed il “fare rete” non serve a mappare i bisogni reali delle persone con disabilità, quanto piuttosto a costruire serbatoi di voti tra quanti quotidianamente vivono il disagio di rappresentare (a parere degli stolti) la parte di una società che è meglio governare come sudditi anziché rendere visibile e destinataria dei diritti universalmente riconosciuti dalla Convenzione dell’ONU, dalla Carta Costituzionale e dalla Legge.
Non comprendo, invero, le ragioni per le quali il regolamento preveda che <<il Garante dovrà essere in possesso di un registro sul quale dovranno risultare i nomi delle persone disabili residenti nel Comune di Brindisi>>. Mi chiedo se –per caso- si tratti di una vera e propria forma di schedatura della popolazione disabile brindisina sulla cui legittimità rivolgerò una interrogazione al Garante della Privacy.
Come accade in altre esperienze amministrative, propongo un sistema di elezione diretta da parte della cittadinanza tra quanti abbiano presentato, anche a mezzo delle associazioni maggiormente rappresentative, la loro candidatura nel rispetto dei requisiti di competenza ed esperienza previsti nell’avviso pubblico, nonché un insieme stringente di incompatibilità: i non eletti -infine- saranno chiamati a comporre una Consulta Permanente del Garante, con funzioni consultive e di supporto.
Un settore come quello dei servizi sociali che a pochi mesi dal suo insediamento ha visto decapitata la Giunta Rossi con l’allontanamento di chi, come la ex vice Sindaco, aveva dimostrato di essere scevra dai condizionamenti politici, torna a costituire per la maggioranza l’occasione per perseverare nella gestione della cosa pubblica secondo schemi che rievocano le ombre da “prima Repubblica”. La solita storia.
Per ora non faccio il nome di chi sarà il Garante designato da Rossi, ma se la maggioranza non dovesse tornare su suoi passi, lo dichiarerò in un atto alla presenza del notaio.
A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina.
Roberto Cavalera
Capogruppo Forza Italia
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