BRINDISI – Giacinto Della Corte, Internato Militare Italiano (IMI) presso il campo di prigionia di Baden – Badensino al 1945 e rimpatriato nel 1946, compie cento anni.
L’ANPI festeggerà Giacinto Della Corte con una cerimonia presso il castello Imperiali, giovedì 11 alle ore 16.30, con un breve saluto del presidente provinciale Donato Peccerillo e l’intervento di Sandro Rodia, coordinatore cittadino.
Giacinto Della Corte, nato a Francavilla Fontana l’11 gennaio 1918, compirà 100 anni giovedì 11 gennaio 2018. A 21 anni fu chiamato a prestare il servizio militare di leva. Nel 1939 era a Sanremo, arruolato come fante nel 90° Reggimento Fanteria “Cosseria” e, da lì, venne inviato sul fronte occidentale dove combatté per otto giorni fino ad occupare Tolone.
Nel novembre del 1940 tornò in Italia e venne trasferito a Bari. Fu accorpato al Reggimento 207 di Fanteria che partì alla volta di Durazzo, in Albania. La sua unità fu subito inviata in prima linea alla frontiera greco-albanese, nella zona di Pogradec. Sul fronte greco affrontò, come tanti suoi coetanei, giorni difficili ed estenuanti rischiando la vita nei continui combattimenti. Nel giugno del 1941, con la sua Divisione “Taro”, fu dislocato nel Montenegro. Nell’agosto del 1942 la Divisione fu rimpatriata a Bari per poi essere dislocata nella zona di Alessandria – Novi Ligure. Successivamente viene trasferito in territorio francese, a nord di Tolone, fino al 1943.
Dopo la proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, Giacinto Della Corte, come migliaia di soldati e ufficiali, fu posto davanti alla scelta di continuare a combattere nelle file dell’esercito tedesco o, in caso contrario, essere inviato in campo di prigionia in Germania. Giacinto, considerato dai tedeschi “un traditore”, venne fatto prigioniero e deportato in Germania rinchiuso in vagoni adibiti al trasporto di bestiame. Fu destinato nel campo di prigionia e lavoro di Baden – Baden classificato come Internato Militare Italiano (IMI). La sua permanenza nel campo di prigionia durò fino al 1945. Fu rimpatriato nel 1946.
Rientrato a Francavilla, apprese che due dei suoi fratelli avevano perso la vita così come il padre. Tornò a svolgere il suo mestiere di contadino. Nell’arco della sua esistenza, ha continuato a testimoniare gli orrori della guerra e ha militato nelle organizzazioni democratiche per contribuire alla costruzione di un’Italia libera.