Nato l’11 luglio 1934 a Piacenza, Giorgio Armani ha compito ieri il suo 90esimo compleanno.
La sua persona è certamente quella Chee, nell’industria del design e della moda, ha lasciato il segno fra i più decisivi e indelebili. La sua carriera, caratterizzata dall’’innovazione e dall’eleganza, comincia a Milano quando intraprende, per un primo momento, un percorso totalmente diverso da quello per cui oggi lo conosciamo: si iscrive infatti alla facoltà di medicina, abbandonandola successivamente per seguire la passione per il design. Diviene poi vetrinista per Nino Cerruti negli anni ’60, facendo così ingresso nel mondo della moda, sviluppando un senso critico per lo stile e una minuziosa attenzione per i dettagli.
Nel 1975, Armani fonda la sua etichetta debuttando con una collezione d’abbigliamento maschile che attira subito l’attenzione del pubblico grazie alla linea pulita e semplice dei suoi abiti ma anche dall’innovativo utilizzo dei tessuti e della struttura dei capi, poiché era stato in grado di presentare delle giacche da completo maschili “destrutturate” che modificarono totalmente il canone d’abbigliamento formale maschile seguito fino a quel momento.
Nel ’76, lancia, invece, la prima collezione femminile, caratterizzata da eleganza e raffinatezza grazie all’utilizzo di colorii neutri, mettendo il proprio timbro quella che da lì in poi sarebbe stato il più totale stravolgimento del dress code formale femminile: a lui si deve, infatti, la più sconvolgente rivoluzione sartoriale che ha modificato il modo di rappresentarsi della donna nel secolo scorso. Si può dire essere lui il padre del concetto di power dressing, portandolo alla luce nel corso degli anni ’80 e offrendo non solo un look italiano di lusso per gli uomini, ma anche lo stesso tipo di abiti, resi glamour e a spalle larghe, alle donne in carriera, creando così una loro uniforme.
La donna inizia ad occupare sempre più posizioni nel mondo degli affari ed è fortemente sentito soprattutto sul suolo americano: a portare la bandiera del power dressing sono, infatti, le first ladies.
Giocando un ruolo politico diverso da quello del Presidente, queste donne hanno dovuto creare un dress code che ne definisse lo status, ma allo stesso tempo non lo ponesse in competizione con quello dei più celebri consorti. È il caso di figure come quella Jacqueline Kennedy, la prima ad aver rinnovato il ruolo di first lady e ad aver fatto fare alla moda il suo ingresso nel power dressing, la quale viene forse ricordata da tutti vestita con il tailleur rosa disegnato da Chanel.
La popolarità di Giorgio Armani ha raggiunto nuove vette negli anni ’80, quando il suo design è diventato sinonimo di successo e potere. Rifacendoci anche al cinema, pellicole come “American Gigolo” del 1980, in cui Richard Gere indossa abiti firmati Armani, hanno contribuito a cementare la sua reputazione di designer delle star. Armani ha vestito alcune delle celebrità più influenti del mondo, tra cui Michelle Pfeiffer, Julia Roberts, Leonardo DiCaprio e George Clooney.
A 90 anni, Giorgio Armani continua a essere un’icona vivente della moda. La sua capacità di adattarsi ai tempi senza mai perdere la sua identità distintiva lo ha reso un punto di riferimento non solo nel mondo del design, ma anche nella cultura popolare. Armani ha dimostrato che la vera eleganza è senza tempo e che l’innovazione e la passione sono le chiavi per un successo duraturo.
La celebrazione dei suoi 90 anni non è solo un omaggio alla sua straordinaria carriera, ma anche un riconoscimento del suo impatto duraturo sulla moda e sulla cultura.
Aurora Lezzi
Vedrei molto bene una collaborazione artistica con gli all bua durante la sagra te la municeddha a cannole