Il nuovo anno inizia con una novità storica per il Teatro di Brindisi: il debutto dell’Orchestra del Nuovo Teatro Verdi. Il politeama terrà a battesimo la sua orchestra residente l’1 gennaio, con il tradizionale concerto di Capodanno in programma alle ore 20.30, per la direzione di Stefano Miceli. Ticket € 3 disponibile online alla pagina rebrand.ly/ConcertoCapodanno e in biglietteria, dal lunedì al venerdì salvo festivi, ore 11-13 e 16.30-18.30. Info botteghino@nuovoteatroverdi.com e T. 0831 562554. Apertura il giorno dello spettacolo alle ore 19.
Una formazione giovanile apre la stagione sinfonica del Verdi in una occasione speciale come il primo giorno dell’anno: un punto di arrivo dopo la selezione delle audizioni ma una prima assoluta che coincide con il tradizionale concerto augurale della città di Brindisi. Al centro della serata un programma musicale di grande interesse e vivacità, un viaggio originale nelle corti dell’Ottocento e nella tradizione dei grandi compositori del secolo scorso: un balzo nel tempo sulle tracce del genio, tra Johannes Brahms, Wolfgang Amadeus Mozart, Georges Bizet e Dmitri Shostakovich.
Una serata di grandi evocazioni sul limitare della musica, come quella di Johannes Brahms, uno dei più importanti compositori del romanticismo tedesco che seppe essere discepolo della tradizione classica, tra sinfonie, concerti, musica da camera, opere per pianoforte e composizioni corali, molte delle quali rivelano accenti di musica folk. Nel 1853, grazie al profetico ed entusiastico articolo di Robert Schumann “Neue Bahnen”, Brahms acquisì una notorietà improvvisa: «Io pensavo che sarebbe improvvisamente apparso, sarebbe dovuto apparire qualcuno che fosse chiamato a dar voce in maniera ideale alla più alta espressione del tempo, qualcuno che ci avrebbe portato la maestria non per gradi ma già perfettamente compiuta, come Minerva uscì armata di corazza dalla testa di Crono. Ed è arrivato, sangue fresco la cui culla fu vegliata da Grazie ed Eroi. Si chiama Johannes Brahms».
La musica di Mozart è il frutto di una mirabile sintesi degli stili musicali preesistenti. Dal 1762 al 1778, nel corso di continui viaggi e tournée, a cui lo spinse la sua fama di enfant prodige, Mozart assorbì profondamente la tradizione musicale italiana, tedesca e francese, per poi affrontare e rivoluzionare tutti i generi, dall’opera alla musica da camera, dalla sinfonia alla musica sacra. Le vette di armonia ed eleganza della sua scrittura indussero Nietzsche a definire il “compositore più universale” simbolo dello “spirito apollineo della Musica”. Detto con le parole di George Bernard Shaw, «La musica di Mozart è l’unica che non suonerebbe fuori luogo sulla bocca di Dio».
Georges Bizet non volle mai essere (o non ebbe mai il tempo di essere) un grande innovatore, ma riuscì tuttavia a essere sempre originale e brillante, in tutto ciò che compose. Nel 1874, partendo da un libretto tratto da una novella di Prosper Mérimée, il musicista parigino scrisse il suo capolavoro, la “Carmen”. Quest’opera originale e modernissima, appassionata come poche, è oggi riconosciuta come un capolavoro assoluto del repertorio classico, la terza più reppresentata in tutti i tempi. Icona di coraggio e spirito libero, la gitana “Carmen” è diventata un modello universale: al centro, la musica come elemento unificante e caratterizzante.
Il programma del “Concerto di Capodanno” attinge anche alla potenza espressiva di Shostakovich con la sua personalità legata artisticamente al clima acceso della rivoluzione sovietica. La musica di Shostakovich è quella della Russia del XX secolo, dai turbolenti anni della rivoluzione agli orrori della guerra fino alla repressione comunista. È il tormento di un’anima che esprime dolore in un modo personale attraverso l’ironia o l’amara verità. Per questo la sua musica è tinteggiata di un colore livido che ne ha favorito il rapporto con il cinema. Le Sinfonie, in particolare, abbracciano l’intera vita di Shostakovich e costituiscono una pietra miliare del repertorio sinfonico.