La grave ed inaspettata emergenza sanitaria determinata dal coronavirus potrebbe finalmente aver imboccato la sua parola discendente anche nella nostra regione. Un fatto positivo che, però, non deve fare abbassare la guardia, tanto più perché sono molti gli scienziati che annunciano una seconda ondata di contagi per il prossimo autunno.
Ma quanto accaduto in queste settimane ci fornisce elementi sufficienti per poter analizzare lo stato in cui versa la sanità pubblica nella provincia di Brindisi.
I primi a lanciare l’allarme sono stati gli addetti ai lavori (medici, infermieri e personale ausiliario) che ben conoscevano i limiti strutturali del sistema-sanità nei nostri comuni e, in particolare, nell’ospedale Perrino. E bene hanno fatto alcuni esponenti politici ad amplificare queste urla di dolore.
Ma oggi bisogna andare oltre e pensare a come deve essere la risposta sanitaria ai bisogni dei cittadini del Brindisino.
Il dato di partenza non può che essere quello di ridisegnare totalmente la destinazione dei presidi sanitari esistenti in questa provincia. Lo schema del grande ospedale del capoluogo al servizio di circa 400.000 cittadini non può più funzionare, tanto più perché proprio il Perrino ha evidenziato preoccupanti limiti strutturali. Quell’ospedale, infatti, per come è stato costruito, non permette delle nette divisioni tra ambienti nel caso di eventi pandemici come quello che stiamo vivendo. Ed in effetti, proprio la promiscuità di ambienti ha determinato un alto numero di contagi tra gli operatori sanitari ed i pazienti, spesso costretti ad utilizzare gli stessi corridoi e gli stessi ascensori.
La realizzazione di una struttura esterna – con l’utilizzo di containers – per creare nuovi posti di terapia intensiva va letta come una sonora sconfitta della programmazione sanitaria regionale e certo non come una prova di efficienza. Con tanti ospedali vuoti in provincia, infatti, si è deciso di accorpare tutto nel Perrino, peraltro a tempo scaduto rispetto al picco dei contagi.
Ed allora, perché non ripensare la dislocazione dei reparti, pianificando in maniera scientifica la risposta sanitaria su tutto il territorio provinciale? Lo schema del Perrino “buono per tutto” e di tanti ospedali per lungodegenza non risponde più agli effettivi bisogni del territorio. Oggi più che mai, quindi, la Regione deve affidarsi ad esperti di politiche sanitarie e non certo ai soliti “ragionieri” che hanno distrutto l’efficienza della risposta sanitaria e che oggi rischiano di portare sulla coscienza tante vittime di questa pandemia. Ed andrà ridisegnato anche il rapporto con la sanità privata, utilizzando al meglio le eccellenze ed integrandole nel sistema. Ed a tutto questo bisognerà aggiungere la soluzione della insopportabile discriminazione subita sino ad oggi in tema di personale, da troppo tempo in numero inferiore rispetto a tutte le altre province della Puglia.
Con la vita della gente – questa pandemia ce lo insegna – nessuno potrà più scherzare.
Pietro Guadalupi – ex Presidente del Consiglio Comunale di Brindisi