“I Sindaci, il silenzio, la autonomia Regionale differenziata e la morte del Servizio Sanitario Pubblico”

Vogliamo riflettere sulle politiche sanitarie che si intendono adottare nei prossimi anni nelle nostre Regioni, peraltro in odore di Autonomia Differenziata, tenendo presente sia la domanda di salute che parte dai territori e che non sia gravemente ridimensionato il Servizio Sanitario pubblico, mettendo pertanto l’attenzione questa volta su quale debba essere il ruolo dei Sindaci, i rappresentanti istituzionali di tutti i cittadini dei comuni, che nell’esercizio delle Loro prerogative di Autorità Sanitaria Locale (vedi art. 32 della legge 833/1978, art. 117 del DL 112/1998, , dall’art. 50 del DL 267/2000, dal DL 24 dell’8 marzo 2017 sulla “Sicurezza delle cure”) si dovrebbero far carico dei bisogni di salute, bene comune, dei propri concittadini. Ogni Sindaco si può avvalere dei Servizi della ASL di competenza intesi quali organi consultivi, propositivi, operativi e di vigilanza in materia igienico-sanitaria ed ambientale ed esige che riferiscano su tutto quanto abbia connessione o incidenza con la tutela della pubblica salute e costituisca situazione di emergenza, rischio, pericolo nel campo della sanità e dell’ambiente. Si consolida infatti la funzione e la responsabilità dei Sindaci ai sensi della legge 24 dell’8 marzo 2017, sulla “Sicurezza delle cure”. Ai sensi della citata legge i Sindaci devono far seguire le procedure per “avviare, trasformare, ampliare o utilizzare in modo diverso strutture sanitarie” come gli ospedali (ed altro), prima di rilasciare l’autorizzazione all’esercizio, acquisito il parere tecnico del Dipartimento di Prevenzione della ASL. La legge 24/2017, entrata in vigore dal 01 Aprile 2017, all’art. 1 richiama l’importanza della prevenzione di “eventi avversi”, attraverso il rispetto dei requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi nella erogazione delle prestazioni sanitarie. La legge si dovrebbe applicare ai tanti Ospedali con i loro Pronto Soccorso e reparti in sofferenza (come evidenziato dai tanti servizi di cronaca in varie regioni d’Italia sia del Sud che del Nord) per un eccessivo ricorso alle strutture ospedaliere, iperaffollamento, mancanza di posti letto per acuti (nella nostra Provincia contro la media nazionale prevista dal DM 70/2015 di 3,7 posti letto per 1000 abitanti vi sono 2,76 pp.ll. x 1000, 2,37 per acuti + 0,39 per post acuzie), carenza di personale Medico ed Infermieristico per varie specialità ecc.. Come mai queste sofferenze? I Sindaci hanno verificato il possesso dei requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi di Ospedali e dei Pronto Soccorso? I Sindaci hanno valutato se ad esempio è aumentato il bacino di utenza e/o il volume delle prestazioni e hanno dato la autorizzazione all’esercizio alla struttura sanitaria collocata nel proprio ambito territoriale? Ma non c’è solo il problema degli ospedali. Bisogna affrontare il problema delle liste d’attesa, che ormai, come se fosse fatto normale, superano sempre più spesso i tempi massimi di attesa per le prestazioni differibili, che devono essere 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli accertamenti diagnostici. Il tema è complesso ed è sistemico e chiediamo che ogni Sindaco vigili su alcuni aspetti: • da un lato che il Management della ASL rispetti ed attui quanto previsto dal “Piano Nazionale Gestione delle Liste d’Attesa” (intesa Governo /Regioni e Province Autonome del 10 ottobre 2010 e successivo di febbraio 2019) e prevedere le misure da adottare in caso di superamento dei tempi massimi stabiliti per le prenotazioni differibili, senza oneri aggiuntivi a carico degli assistiti se non quelli dovuti come ticket. Il Piano Nazionale prevede ad esempio prestazioni erogate in regime libero professionale dai professionisti in favore dell’ASL. • Dall’altra parte chiediamo che ogni Sindaco vigili sul potenziamento dei servizi territoriali e distrettuali perché sia garantito un iter diagnostico terapeutico valido e rapido, riducendo i tempi biblici delle liste di attesa, anche a scopo di prevenzione e per ridurre i costi sociali delle malattie invalidanti, attuando così nel tempo un risparmio reale sui costi della Sanità. • I Sindaci dovrebbero vigilare sulla applicazione della legge 194/78, in particolar modo in quelle Regioni dove risulta che non viene praticata la interruzione volontaria di gravidanza perché il personale sanitario è obiettore di coscienza. Bisogna trovare con il Management ASL soluzioni organizzative che garantiscano alle donne la possibilità di una scelta libera e consapevole. Serve comunque un welfare attento a cogliere i bisogni delle donne (pari attività lavorative e salariali, asili nido pubblici…) e il potenziamento dei consultori. • Esercitare il controllo sul Registro Tumori (vedi DGR 1197/2013) quale strumento per iniziative di prevenzione primaria e secondaria, vigilando anche che siano attuati reali interventi sull’ambiente gravemente inquinato da carbone ed agenti chimici, causa di patologie tumorali, alcune delle quali in espansione in territori a rischio per inquinamento ambientale, ma anche che siano potenziati i servizi territoriali per la prevenzione primaria e secondaria dei tumori del seno, utero, colon, prostata. • Ogni Sindaco poi dovrebbe vigilare sulla integrazione fra ambito sanitario e sociale, con attenzione ai bisogni delle fasce più deboli (portatori di disabilità, malati mentali, immigrati, carcerati…) e ai bisogni legati all’invecchiamento della popolazione ed alle cronicità. Il Sindaco potrebbe chiedere, ad esempio, alla ASL la apertura di ambulatori a gestione infermieristica per l’assistenza ai pazienti con le principali patologie croniche, con la collaborazione dei Medici di MG. Si potrebbero sviluppare soprattutto attività di prevenzione e di gestione territoriale e domiciliare, secondo il Chronic Care Model (prevenzione, stili di vita, screening popolazione a rischio). La difesa delle fasce deboli passa attraverso il potenziamento dei Servizi territoriali come i Dipartimenti Salute Mentale, i Ser.D., ma anche la lotta allo stigma e la attivazione di progettualità per inserimento lavorativo (borse lavoro, piani di zona, cooperativismo di tipo B,…). Particolare rilievo deve avere la lotta alle dipendenze, sia da sostanze, ivi compreso l’alcool, che dal gioco patologico, che si stanno diffondendo tra i giovani con effetti devastanti sia sulla salute che sociali. Per la dipendenza da Gioco d’Azzardo Patologico chiediamo che si vigili sulla distanza (almeno 300 metri) dei punti gioco dai siti definiti sensibili (come scuole, parrocchie, palestre, luoghi di aggregazione giovanile), o che abbiano le vetrate oscurate o che non siano di intralcio alla viabilità o sulla eventuale presenza di pubblicità ingannevole, o che le sale non siano frequentate da minori, ecc. Utili in questi ambiti l’attivazione di programmi di prevenzione e di informazione nelle scuole. Insomma il ruolo dei Sindaci diventa sempre più importante e bisogna capire che sta accadendo per trovare soluzioni, ma anche chiedere che siano rispettate leggi, norme, regolamenti nazionali e regionali. I Sindaci si impegnino affinché sia difeso il diritto COSTITUZIONALE (art. 32) dei cittadini alle cure migliori possibili, anche di quei cittadini che non potranno ricorrere alle cure private, che non possono pagarsi di tasca propria, né direttamente né attraverso le assicurazioni e/o che non possono fare i “viaggi della speranza” verso le strutture sanitarie di eccellenza o delle cosiddette “Regioni Virtuose”, anche perché nei costi della MOBILITA’ PASSIVA si devono includere oltre a quelli per prestazioni e ricoveri, anche quelli per il trasporto del paziente e le spese di trasporto soggiorno e produttività per l’accompagnatore, cioé i costi SOCIALI per i nostri concittadini. Il Sindaco vigila perché siano garantiti adeguati livelli assistenziali, recuperando risorse attraverso la lotta, si auspica insieme agli organi preposti sia Regionali che locali nelle ASL, agli sprechi, alla corruzione, alla mobilità passiva, attraverso il controllo della spesa farmaceutica, della appropriatezza prescrittiva e politiche di riconversione e riqualificazione della spesa. Ogni SINDACO deve vigilare perché siano prese decisioni di buon senso da parte della Regione e Direzione ASL, e che le scelte siano fatte tenendo conto dei riferimenti epidemiologici, degli indicatori di esito e appropriatezza organizzativa, non solo, ma attraverso opportune iniziative di sensibilizzazione, quale può essere anche la “Assemblea della Salute” (anche di livello provinciale), ai sensi dell’art. 3 della Costituzione, quale strumento per la partecipazione attiva dei cittadini nel processo di valutazione e riorganizzazione del sistema sanitario pubblico nei nostri territori, vera e propria sfida epocale che ci attende nel prossimo futuro), favorisca il cambiamento culturale necessario affinché i cittadini siano parte attiva nei processi di miglioramento delle condizioni ambientali, per la prevenzione, per il diritto alla salute: un movimento proattivo verso le “CITTA’ per la SALUTE”.

Dott. Fulvio Picoco

Resp.Sanità PRC Brindisi

Ivano Valente Segr. PRC Brindisi

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