Il Biologo Senior brindisino continua la battaglia volta a far emergere le problematiche che affronta la sua categoria professionale, coinvolgendo questa volta i colleghi impegnati nel settore della ricerca, il Dott. Tiziano De Simone in collaborazione con la Dott.ssa Agata Petillo che hanno espresso il loro malcontento, di seguito esposto.
“Il percorso che un giovane laureato in ambito biologico deve seguire per farsi strada nella ricerca universitaria ad oggi risulta massacrante. La legge n. 240/2010, la famosa “Riforma Gelmini”, ha eliminato nel corso degli anni fino ad esaurimento, la figura del ricercatore a tempo indeterminato, lasciando nell’incertezza le generazioni successive. Nei nostri giorni infatti, un giovane Dottore di Ricerca, (titolo conquistato dopo 3 anni di lavoro mal retribuito) non può decidere di restare una figura ad libitum: o scali le gerarchie o “perisci”. La strada insidiosa è articolata in anni di Post-Doc, assegni di ricerca, RTD-a e poi –b, tutti rigorosamente a tempo determinato, prima di poter sperare di diventare Professore Associato e successivamente Ordinario.
Queste difficoltà certamente non invogliano un giovane laureato ad affacciarsi nel mondo della Ricerca. Gli effetti trovano conferma dai dati: in Italia nel 2017, soltanto il 5% dei ricercatori a tempo indeterminato ha meno di 40 anni (dati centro studi HERE, della fondazione CRUI, Conferenza Rettori Universitari Italiani), per cui un cambio generazionale risulta difficoltoso, a causa soprattutto della Legge succitata. Il tutto è aggravato dal fatto che, come indicato dalla Commissione UE, soltanto l’1,35% circa del PIL nazionale italiano pesa sulla ricerca e sviluppo, valori al di sotto della media europea.
L’augurio è che le numerose associazioni e gli Enti istituzionali riguardanti le professioni biologiche e sanitarie possano intavolare un confronto costruttivo con il Ministero dell’Università e della Ricerca, per far sì che un giovane ricercatore possa non solo ricevere un compenso in linea con quello degli altri paesi europei (circa 1.500 euro al mese contro i quasi 2.000 di Francia e Spagna e i 2.500 della Svizzera), ma, cosa ancora più importante, maggiore stabilità contrattuale. Tutto questo non ha il solo fine di dare maggiori soddisfazioni a chi come noi vorrebbe fare ricerca (abbiamo visto quanto è importante in questo momento storico), ma che porterebbe effetti positivi anche per l’economia del paese, permettendo ai ricercatori italiani (nel nostro caso Biologi) di vincere premi “in casa”, senza dover fuggire all’estero. D’altronde, i 293 miliardi ricevuti dal Recovery Fund rappresentano un’opportunità da non poter sprecare”.
Dott. Tiziano De Simone, Biologo Senior e Dottorando di Ricerca in Microbiologia Clinica, in collaborazione con la Dott.ssa Agata Petillo, Biologa Senior e Dottore di Ricerca in Biologia Applicata e Salvaguardia dell’Ambiente.
Qui di seguito vi riportiamo il link per accedere al “Gruppo dei Biologi e dei Futuri Biologi” creato dall’amministratore biologo brindisino Marco Giaimis, e che ad oggi conta di più di 12.500 membri, a solo dodici mesi dall’apertura del gruppo privato. https://www.facebook.com/groups/3510186645689222
Grazie per l’articolo, solo una precisazione: all’estero pagano molto piu` che 1500 euro netti al mese!