La carenza di medici specialisti, soprattutto in alcune discipline a maggiore impatto assistenziale come la medicina di urgenza e pronto soccorso, è una condizione di instabililità strutturale del nostro sistema sanitario. Essa rappresenta in primo luogo la conseguenza di un macroscopico errore di programmazione riguardante il numero di posti resi annualmente disponibili per l’accesso alle scuole di specializzazione. Oltre a questo fattore, altri elementi hanno contribuito a rendere ancora più marcata tale situazione, come la tendenza dei giovani medici ad evitare le specialità in cui è più elevato il rischio di colpa professionale; il fisiologico turn-over per i pensionamenti (cui si sono aggiunti gli effetti destabilizzanti della “quota 100”) non compensato da adeguate sostituzioni, specie nelle regioni in piano di rientro come è stata la Puglia nel recente passato; l’incompatibilità del lavoro medico con le mansioni più usuranti per effetto di specifiche prescrizioni in ambito di sorveglianza sanitaria, peraltro giustificate in una popolazione medica ormai anziana.
La gravità del fenomeno è però accentuata dal fatto che esso interessa ormai tutte le regioni italiane, anche quelle più virtuose che hanno potuto gestire politiche assunzionali espansive e che oggi si trovano a fare i conti con la impossibilità di coprire servizi di pronto soccorso, garantire la presenza di anestesisti e rianimatori nei servizi di emergenza e nelle sale operatorie, oppure di garantire l’assistenza primaria, ovvero la medicina di famiglie e la guardia medica, quanto meno nei territori più svantaggiati geograficamente.
Di fronte a tale condizione, Ministero e Regioni hanno risposto incrementando le risorse a disposizione per assicurare una quota aggiuntiva di borse di studio per medici specializzandi sin dal prossimo anno accademico ma, in attesa che ciò generi i risultati attesi, resta necessario fornire da subito soluzioni efficaci e sostenibili per assicurare la copertura dei servizi assistenziali carenti.
Le aziende sanitarie e le regioni hanno tentato finora in vari modi di affrontare queste difficoltà. Del resto i piani di riordino delle reti ospedaliere, con i vari accorpamenti e disattivazioni, avevano anche questa finalità; sono stati assunti i neo-specialisti il giorno dopo aver conseguito il diploma, sono stati perfino affidati servizi a società che fornivano prestazioni da parte di medici liberi professionisti, spesso pensionati. Oggi però i nodi sono giunti al pettine ed occorre pensare a soluzioni nuove, in cui tutti gli attori istituzionali in campo si facciano carico delle loro responsabilità. La proposta delle regioni di consentire l’accesso al servizio sanitario nazionale a medici neo laureati e abilitati senza la prevista specializzazione, in regime di “soprannumero”, rischia di generare confusione e una oggettiva riduzione della qualità assistenziale. Come anche non convince la proposta di mandare in pensione i medici a 70 anni, proposta peraltro fortemente avversata da Ordini e Sindacati.
Appare invece molto interessante la proposta avanzata dal Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, il pugliese Filippo Anelli, la quale di fatto prevede la possibilità che le aziende sanitarie assumano in servizio gli specializzandi iscritti al’ultimo anno di corso. Questa proposta sembra vantaggiosa sotto molti aspetti, a patto che ne sia chiarita in premessa la percorribilità, in riferimento sia al campo di applicazione sia ad alcuni aspetti tecnico-giuridici.
Innanzi tutto, le regioni devono stabilire le effettive carenze nelle singole discipline sulla base della comprovata impossibilità delle aziende sanitarie a coprire i posti vacanti dopo avere esperito tutti i tentativi possibili (concorsi, avvisi pubblici, mobilità). La assunzione in servizio dei medici specializzandi all’ultimo anno di corso deve avvenire su base regionale, e deve interessare quelle strutture sanitarie in possesso dei requisiti di un ospedale di insegnamento. Gli specializzandi devono quindi provenire dalle scuole di medicina del territorio regionale, e solo in caso di ulteriore carenza le regioni potrebbero bandire avvisi aperti a medici provenienti da altre regioni. Questo passaggio è necessario perchè non bisogna dimenticare che il medico specializzando è un medico che deve ancora completare il suo percorso di formazione e che, pertanto, questo percorso può essere svolto solo in una struttura che presenta i requisiti idonei ad essere inserito nella rete formativa afferente alla scuola di medicina del territorio di riferimento, come di solito già avviene. Infatti già oggi gli specializzandi possono completare il loro percorso di studi in strutture del servizio sanitario regionale aventi queste caratteristiche.
Il medico specializzando dovrebbe quindi essere assunto con un contratto a tempo determinato fino al conseguimento del titolo, un contratto che tenga conto della nuova fattispecie professionale in questione. E’ noto infatti che il medico può accedere al servizio sanitario nazionale solo avendo il titolo di specialista e che l’accesso comporta l’acquisizione della qualifica di dirigente con anzianità inferiore a 5 anni. Sarebbe necessario quindi che la scuola di specializzazione certifichi le competenze professionali del medico, abilitandolo di fatto a poter svolgere con un grado di autonomia ben definito la propria attività. E’ infine necessario che a questa “abilitazione di fatto” corrisponda un adeguato grado di copertura medico legale ai fini assicurativi, sia personali del medico che della struttura. Cosa succederebbe infatti di fronte alle prime denunce per supposta “malpractice” professionale motivate esclusivamente dal fatto che il medico in servizio è un medico specializzando in servizio effettivo e non un dirigente medico? Anche il contenuto tecnico-economico del contratto andrebbe studiato a fondo in quanto non sarebbero automaticamente applicabili al medico specializzando gli stessi istituti previsti per la dirigenza medica. La soluzione potrebbe consistere nel trasferimento del contratto di medico in formazione specialistica dall’università alla azienda sanitaria, opportunamente integrato dagli istituti e dalle voci contrattuali più compatibili con la nuova funzione. Il trasferimento del contratto, il cui costo ricadrebbe sull’azienda sanitaria, renderebbe disponibile anzi tempo una corrispondente borsa di studio, generando un meccanismo di sostanziale raddoppio dei posti disponibili per l’accesso nelle scuole di specializzazione che consentirebbe in pochi anni di neutralizzare il gap esistente con il fabbisogno. Conseguita la specializzazione, al medico deve quindi essere assicurata la possibilità di regolarizzare il suo ruolo nel servizio sanitario mediante idonee procedure, per esempio attraverso dei concorsi riservati, che gli consentano di assumere la qualifica di dirigente. L’anno trascorso in servizio andrebbe considerato come anno di servizio effettivo e potrebbe valere come periodo di prova ai fini del prosieguo della carriera.
E’ quindi urgente un tavolo nazionale nel quale ministeri, regioni, ordini ed organizzaizoni sindacali mettano insieme riflessioni e proposte da tradurre in modifiche dell’ordinamento finalizzate a gestire la grave condizione di carenza di specialisti che rischia davvero di minare il diritto alla salute degli italiani, forse ancora di più del temuto sotto-finanziamento del fondo sanitario nazionale.
Dr OTTAVIO NARRACCI – medico chirurgo
Viale dei Castagni, 22 – 72015 Fasano (Selva) – BR
347-6342102 – onarracci@libero.it – ottavionarracci@pec.buffetti.it
C.V. (sintesi)
– Direttore Distretto Socio Sanitario Fasano, ASL Brindisi, Regione Puglia (dal 2010)
– Direttore Generale ASL Lecce, Regione Puglia (01/02/2018 – 12/03/2019)
– Direttore Generale ASL BT, Regione Puglia (12/01/2015 – 31/01/2018)
– Direttore Sanitario ASL Lecce, Regione Puglia (01/09/2011 – 11/01/2015)
– Direttore Strutture di Staff della Direzione Generale ASL Brindisi (2004-2010)
– Direttore Medico di Presidio Ospedaliero, ASL Brindisi (1998-2004)
– Assistente e Aiuto Corresponsabile Ospedaliero di Medicina Generale, ASL Brindisi (1987-1998)
– Laurea in Medicina e Chirurgia (Università di Bari, 1984) – Abilitazione professione di medico chirurgo (Università di bari, 1985) – Iscrizione Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Brindisi (01/02/1985, n. 1752)
– Specializzazione in Ematologia Generale (Università di Bari, 1991)
– Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva (Università di Bari, 2002)
– Perfezionamento universitario in Igiene e Organizzazione Ospedaliera (Università di Bari, 1999)
– Master in programmazione e Valutazione delle Politiche e delle Attività sanitarie (Regione Puglia, 2000)
– Corso di formazione di sanità pubblica e di organizzazione e gestione sanitaria ai sensi dell’art. 3 bis, comma 4 d. lgs. N. 502/1992 e s.m.i. “IL METODO COME CAMBIAMENTO – CORSO PER DIRETTORI GENERALI” (Legge Regione Puglia 25 febbraio 2010, n. 4, art. 24), aprile 2011
– Docente LUM Master i livello “Management e Organizzazione delle cure primarie – MACUP” a.a.2016-2017 (n. 52 ore)
– Docente LUM Master I livello in “Management e Organizzazione delle cure primarie – MOCUP” a.a. 2017-2018 (60 ore)
– Docente LUM Master I livello in “Management e Organizzazione delle cure primarie – MOCUP” a.a. 2018-2019 (36 ore)
– Docente LUM Master II livello in “Costi standard and lean organisation in Sanità – MACLOS” a.a. 2015-2016 (12 ore)
– Docente LUM Master II livello in “Diritto, Economia e Management delle Aziende Sanitarie – DEMAS” a.a. 2016-2017 (6 ore con direzione scientifica)
– Docente LUM Master II livello in “Diritto, Economia e Management delle Aziende Sanitarie – DEMAS” a.a. 2017-2018 (12 ore)
– Docente Università di Bari – corso di laurea per Igienisti dentali in “Scienze dell’Organizzazione Sanitaria” a.a. 2006-2007 (18 ore)
– Docente Università di Bari – corso di laurea per Igienisti dentali in “Scienze dell’Organizzazione Sanitaria” a.a. 2007-2008 (18 ore)
- dallo scorso 1 ottobre in aspettativa da Asl Brindisi
Ha pubblicato:
– “Esperienze regionali a confronto” (Ottavio Narracci), in L’INFERMIERE DI FAMIGLIA E CURE PRIMARIE, a cura di Domenico Antonelli, Piccin, settembre 2017
– ”Principali novità legislative in tema di controllo” (AA.VV.), in IL CONTROLLO COSTI IN UNA AZIENDA SANITARIA. DALLA CONTABILITA’ ANALITICA AI COSTI STANDARD, Francesco Albergo, Alberto Passera, Guerini Next, settembre 2017
in fede
Fasano, li 23/09/2019 Dr Ottavio Narracci