BRINDISI – Il processo di adeguamento della litoranea nord di Brindisi alle normative vigenti – seppure ancora troppo lento per via degli eccessivi intoppi burocratici nei quali sono soliti incappare gli uffici comunali – inizia a fornire qualche segnale tangibile.
L’ordinanza di revoca della licenza e di abbattimento delle opere abusive insistenti su 5 lidi brindisini (Arca di Noè, S. Benedetto, S. Anna, Lido del Sole e Lido Arena) sprovvisti del certificato di agibilità, emessa lo scorso anno dal Commissario prefettizio Castelli, ha infatti prodotto i primi risultati: per l’Arca di Noè e S. Benedetto si è provveduto di recente a dare seguito all’ordinanza richiamata, provvedendo così all’esecuzione delle demolizioni prescritte ed all’avvio del procedimento che potrebbe portare alla revoca delle concessioni; riguardo Lido del Sole, invece, aveva già provveduto lo scorso anno la Capitaneria di Porto. Ed anche S. Anna e Lido Arena dovrebbero essere interessati dagli stessi interventi, dato che a tenerli in vita è solo una sospensiva del Tar che ha fatto slittare la discussione nel merito a dopo l’estate.
Contemporaneamente, prosegue – seppure lentamente – l’attività di controllo dei vigili urbani sulle opere abusive insistenti nel tratto di costa in esame.
Tuttavia i provvedimenti a cui si fa riferimento risultano estemporanei se non corroborati da un’attenta e proficua attività di pianificazione urbanistica: solo il Piano Comunale Costiero ed il Piano Urbanistico Generale possono infatti restituire un barlume di legalità e decoro ad una litoranea in cui per decenni ha prevalso il menefreghismo e l’accondiscendenza di amministratori e tecnici comunali.
Per dare la dimensione dello stato in cui versa la costa a nord di Brindisi, basti pensare che la L. R. 17/2006 prima e la L. R. 17/2015 adesso impongono alle amministrazioni comunali pugliesi il rispetto del rapporto 60% – 40% tra spiagge libere e spiagge private; ciò, tra l’altro, deve essere applicato sulle aree fruibili. Ora, a quanto pensate ammonti la percentuale di spiagge libere nel tratto compreso tra Punta Penne ad Apani? La presenza di lidi ad esclusivo uso e consumo delle forze dell’ordine e dei militari, i tratti interdetti per la presenza di falesia catalogata come a rischio Pg3 (si pensi ad esempio all’area contermine il Lido S. Lucia), le zone dove la dividente demaniale è stata inghiottita dal mare, il villaggio di Acque Chiare sul quale pende il rischio della confisca, una viabilità capestro e la carenza di parcheggi, rappresentano nell’insieme un nucleo di problematiche alle quali può essere trovata una soluzione attraverso gli strumenti urbanistici. Ma se al Comune ci si esercita al gioco dell’oca, sarà difficile che si possa trovare la quadra in tempi ragionevoli così da aprire finalmente la città ad uno sviluppo turistico che da anni interessa invece gran parte dei comuni costieri pugliesi.
Già con il Piano Comunale Costiero, che dovrebbe vedere la luce prima della prossima estate, sarà possibile prevedere la nascita di 6 nuovi lidi (alcuni dei quali dovrebbero sorgere all’interno del nuovo parco di Punta del Serrone) e restituire un minimo di equilibrio nel rapporto tra spiagge private e pubbliche richiesto dalla Legge regionale e dal Piano Regionale Costiero.
Pensate a quanto sarebbe bello se, attraverso il rispetto delle normative vigenti e dei tempi previsti dalla legge, tra soli due anni i brindisini potessero godere della riqualificata spiaggia libera di Cala Materdomini; se attraverso l’approvazione del PCC potessero scegliere tra un numero congruo di spiagge libere, senza essere costretti a svenarsi tra costo del parcheggio (o della multa) ed accesso in spiaggia e senza doversi destreggiare tra cumuli di rifiuti; se i proprietari delle villette di Acque Chiare potessero usufruire liberamente delle case che hanno acquistato e potessero recarsi in una spiaggia (adesso ridotta ad un letamaio) provvista dei servizi immaginati in origine; se attraverso il nuovo Pug potessero avere luogo investimenti nel campo turistico-ricettivo che Mauro Della Valle, Presidente di Federbalneari Salento, ha quantificato in circa 5 milioni di euro; infine, se il lato mare, così come previsto dalle disposizioni di legge e dalla pianificazione urbanistica recepente, fosse liberato delle fatiscenti e datate opere abusive che ivi insistono (non è infatti possibile edificare entro 300 metri dalla dividente demaniale).
Chissà che dalla primavera prossima tutto questo non possa diventare realtà. Dipende anche da noi.
Andrea Pezzuto Redazione |