BRINDISI – Riforme e referendum costituzionale: di questo ha parlato questo pomeriggio il ministro della Giustizia Andrea Orlando nel corso dell’incontro organizzato, a Brindisi, dal «Comitato BrindiSi può» alla presenza del senatore Salvatore Tomaselli, del presidente della Provincia Maurizio Bruno, della coordinatrice Rosy Barretta, dei promotori dell’iniziativa e della stampa.
«Siamo convinti che anche le norme facciano il loro tempo – ha sottolineato Rosy Barretta nel saluto iniziale – e che non esistano leggi cristallizzate e indifferenti ai cambiamenti della società e del mondo: questo vale anche per le regole fondanti che regolano la nostra democrazia, alcune delle quali risentono inevitabilmente del contesto storico nel quale vennero scritte e promulgate. L’Italia ha bisogno di avvicinarsi al cuore dell’Europa, ai suoi tempi, a un orizzonte che deve una volta per tutte liberarsi della tensione del dopoguerra. La modifica della parte Seconda non è che una riflessione sul tempo presente, contiene il progetto di uno Stato che in settanta anni è cambiato, si è evoluto, si sono evoluti i rapporti con gli altri Paesi e con un sistema politico che oggi si pone nuove priorità e nuovi traguardi. E guarda necessariamente avanti».
La Costituzione, ha ricordato il ministro durante l’incontro, ha indotto negli anni diversi rappresentanti politici a proporre una sua modifica. Il nostro sistema di norme deve avvicinare l’Italia sempre più al centro del dibattito europeo. «Nella battaglia che si sta combattendo tra populismo e integrazione – ha detto Andrea Orlando – è inevitabile che la vittoria del Sì interessi anche le ragioni che stiamo sostenendo a livello europeo. Per questo credo sia necessario guardare molto oltre la nostra contingenza. L’Italicum? Naturalmente dopo il referendum. Noi siamo chiamati a esprimere un voto che non riguarda soltanto il destino di questo governo, di questa o della prossima legislatura, ma un voto che segnerà molto profondamente e a lungo la prospettiva politica del nostro Paese. Non sono per le visioni apocalittiche – ha aggiunto il ministro – ma in caso di vittoria del No il dossier delle riforme istituzionali sarebbe messo in un cassetto e chiuso a chiave per molto tempo: quanto possiamo aspettare ancora? La credibilità delle istituzioni crolla verticalmente e rimanere fermi non è certo la soluzione migliore per creare argine e invertire la tendenza. Ogni anno il Parlamento perde pezzi di fiducia, al pari delle atre istituzioni che sono travolte da un clima di crescente scetticismo. Possiamo ritrovarci qui, magari tra cinque anni, a discutere su come avremmo potuto scrivere meglio l’articolo 70? Io penso di no. Ogni Paese è investito da un processo storico che determina il cambiamento. Siamo dentro questo processo riformatore e non possiamo voltare le spalle alla necessità di cambiare per migliorare».
Il ministro della Giustizia Orlando ha concluso il suo intervento richiamando la responsabilità democratica dei cittadini che il prossimo 4 dicembre saranno chiamati a esprimersi sul referendum confermativo: «è essenziale che i cittadini che andranno alle urne sappiano esattamente cosa stanno facendo, quanto incida per gli scenari futuri la risposta al quesito, e il compito della politica è di spiegare ai cittadini le ragioni del voto. Un fatto è certo: più si entra nel merito, più si affronta l’oggetto, più si ricorda da quanto tempo si sta lavorando per cambiare, più il Sì è destinato a rafforzarsi».
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