Il 27 marzo sarà un’altra “Giornata Mondiale del Teatro” senza pubblico. Quello classico e tradizionale seduto in sala. E per l’occasione, con il mondo della scena dal vivo lasciato in attesa, la Fondazione Nuovo Teatro Verdi di Brindisi ha realizzato una clip che racconta in immagini le ultime tre stagioni con alcuni brani significativi di Eduardo De Filippo e di Paolo Grassi, dedicati al teatro e alla sua forza vitale, letti dal regista e attore Flavio Albanese. Il video sarà trasmesso sabato 27 marzo, alle ore 14, sui canali social della Fondazione, sulle pagine Facebook del Comune di Brindisi e di Riccardo Rossi Sindaco di Brindisi. Data che avrebbe dovuto segnare la riapertura dei luoghi della cultura, compresi i teatri, ma che l’ultimo DPCM ha inoltrato a un successivo provvedimento.
Non era mai accaduto. Da quando il poeta greco Tespi se ne andava in giro con il suo carro a portare al pubblico le sue tragedie, a quando nei municipia italici il popolo si divertiva con i mimi e i primi ludi scenici, il teatro in Occidente aveva sempre resistito. Resistito ai divieti medievali, quando i teatranti venivano considerati dei peccatori perché vendevano la loro anima e condannati. Aveva resistito alle grandi epidemie del XIV secolo, quando i teatranti riempivano la maschera di erbe aromatiche nell’idea di evitare il contagio e si spostavano con le loro carovane da un borgo all’altro. Aveva resistito in pieno Rinascimento dentro le corti dei palazzi dei Signori o nelle piazze facendo nascere la Commedia dell’Arte.
Aveva perfino resistito alle guerre. In Italia il Risorgimento, Verdi ce lo insegna, si combatté anche a teatro. E più tardi con le due guerre mondiali, quando le piccole compagnie erano spedite al fronte con il compito di risollevare il morale ai soldati. O quando, sotto i bombardamenti, grandi attori come Eduardo allietavano casuali passanti con le loro scenette comiche. Nel dopoguerra, con la fame che mordeva fin nelle ossa, nelle strade, su palchetti improvvisati e lenzuola come tende, faceva eco la voce di Anna Magnani.
Oggi le luci sono smorzate. Il silenzio pervade tutto, è ovunque, si insinua tra le poltrone della platea, in mezzo alle quinte, nei corridoi, nei camerini. Nessun applauso. Nessuna voce. Solo il silenzio muto dell’attore che con ostinata passione calca in solitudine le assi di un palcoscenico. Davanti a una telecamera. Sarà un altro 27 marzo negato, negato all’inganno magico della finzione, delle luci, del sipario rosso, dell’odore del velluto delle poltrone. Tutto è fermo per necessità, qualsiasi iniziativa è rimandata a un tempo imprecisato e imprecisabile. Solo nel web le voci si moltiplicano, le immagini, le parole, i suoni di chi per passione vive il teatro con l’amore di sempre. Lo fa anche il Nuovo Teatro Verdi, con i byte consacrati dello streaming e l’incontro in video con gli spettatori, votati fino allo strenuo alla cura del teatro. Così, la scena si sforza di farsi testimone di questo tempo, di essere occhio e cuore di quanto stiamo vivendo. Il teatro può essere un importante punto di incontro per comprendere, condividere, compatire la nostra storia e il nostro destino fragile.
Quel teatro che nei grandi momenti di crisi non ha mai ceduto il passo alle avversità, anzi ha saputo germogliare e produrre nuovi filoni, nuove idee, nuove speranze. «Questo è un momento così difficile per lo spettacolo dal vivo e molti artisti, tecnici, artigiani e artigiane hanno lottato in una professione già piena di insicurezze. Forse questa insicurezza sempre presente li ha resi più capaci di sopravvivere, con intelligenza e coraggio, a questa pandemia. La loro immaginazione si è già tradotta, in queste nuove circostanze, in modi di comunicare creativi, divertenti e toccanti, naturalmente soprattutto grazie a Internet. Da quando esistono sul pianeta, gli esseri umani si sono raccontati storie. La bellissima cultura del teatro vivrà finché ci saremo. L’urgenza creativa di scrittori, designer, danzatori, cantanti, attori, musicisti, registi non sarà mai soffocata e nel prossimo futuro rifiorirà con una nuova energia e una nuova comprensione del mondo che noi tutti condividiamo. Non vedo l’ora!». Sono le parole di Helen Mirren, una delle attrici più conosciute e apprezzate, con una carriera internazionale che abbraccia il teatro, il cinema e la televisione, autrice del messaggio di quest’anno. E sono parole di cui fare tesoro. Perché anche così, con le luci spente, i sipari abbassati, le poltrone vuote, celebrare la “Giornata Mondiale del Teatro” non è un ossimoro. Ma un atto pubblicamente simbolico perché il teatro non si addormenti o, ancora peggio, inaridisca. E non lo faccia nemmeno la più piccola delle compagnie, neanche i dopolavoro o i filodrammatici, i laboratori teatrali o le scuole di recitazione.