Ad un anno esatto dalla sonora sconfitta elettorale del 4 marzo 2018 e dopo un lungo periodo di incredulo e frastornato silenzio il Partito Democratico ha finalmente dato un segno tangibile della sua rinascita. L’affluenza straordinaria ai gazebo e le lunghe file in attesa del voto sono state la prova più lampante dell’esistenza in vita di un popolo di sinistra che troppo velocemente era già dato per estinto. Si tratta adesso di riprendere la marcia affiancando con lealtà il segretario Nicola Zingaretti senza però rinnegare quanto di buono è stato fatto nel quinquennio dei governi Letta, Renzi e Gentiloni. Non vanno sottovalutati al tempo stesso i tanti errori commessi durante questo periodo che ci hanno fatto perdere per strada la metà del nostro elettorato. A cominciare dall’aver a lungo sottovalutato l’impatto emotivo ed il crescente senso di insicurezza creato delle ondate migratorie indiscriminate, non capendo che bisognava distinguere tra chi fuggiva dalla guerra ed i cosiddetti migranti economici. Si è sbagliato nella scuola dove pur investendo 3 miliardi e stabilizzando 150.000 precari abbiamo affidato la vita di troppi insegnanti a cervellotici algoritmi che hanno spaccato molte famiglie. Abbiamo sbagliato a sostenere ostinatamente la Boschi dando l’impressione, nel caso Banca Etruria, di essere più vicini ai banchieri che alla gente danneggiata Sono stati inoltre commessi dall’ex-segretario Renzi errori personali ciclopici come l’incapacità a modulare un ego smisurato condito da una elevata dose arroganza. Ma tutto questo non significa che siamo stati vittime per anni di un colossale abbaglio collettivo. Se non vogliamo gettare via il bambino con l’acqua sporca pur convinti che sia giunto il tempo di voltare pagina va dato anche merito a chi fin qui ci ha rappresentato che qualcosa di buono in questo quinquennio è stato fatto.
Vorrei a tal proposito ricordata la progressiva risalita del PIL dopo anni di stagnazione economica, la reintroduzione del reato di falso in bilancio, l’introduzione del reato di omicidio stradale, la legge contro il caporalato, la legge contro le dimissioni in bianco (a tutela della donna e della genitorialità), i 500 euro-cultura per gli studenti, la riforma del sistema museale con la nomina di direttori-manager, i vituperati 80 euro mensili di sostegno alle famiglie con basso reddito, l’abolizione della tassa sulla prima casa, l’Ape-Social per poter andare prima in pensione superando alcuni limiti della legge Fornero, il divorzio breve, la legge del dopo di noi per a tutela della non autosufficienza, le unioni civili, l’abolizione di Equitalia con rottamazione delle cartelle esattoriali, la stabilizzazione, pur con i limiti sopra citati, di oltre 150.000 precari della scuola, l’assunzione di 52.000 nuovi insegnanti, la soluzione definitiva del caso dei nostri marò inopinatamente detenuti in India ecc. ecc. Sono davvero tutte cose delle quali vergognarci? Ed era davvero cosi improvvida l’idea di ridurre i costi della politica abolendo di fatto il senato, riducendo i compensi dei consiglieri regionali e cancellando il CNEL?
Sicuramente potevamo tutti fare di più e meglio ma concludere frettolosamente che il quinquennio passato sia tutto da cancellare che i mali del PD e della sinistra tutta siano ascrivibili solo e soltanto a Renzi significa da un lato deresponsabilizzarsi in maniera ipocrita e dall’altro ostinarsi a non capire che in epoca di informazione mediatica e di social-network la storia corre tanto velocemente da spazzare via in un attimo le più granitiche convinzioni ed i leader più carismatici. Sarà compito della nuova segreteria aggregare le diverse sensibilità e preservare i valori fondanti della sinistra facendo si che questi non vengano calpestati dai populismi e dai totalitarismi e che non vengano etichettati, come la parte più reazionaria del paese sta cercando di far credere, come un polveroso retaggio del secolo scorso
Salvatore Valentino
Consigliere comunale PD
Presidente associazione politico-culturale “Brindisi Democratica”
Condivido il pensiero del Dr. Valentino. Ora come non mai bisogna ricompattarsi per riaffermare i valori di una sinistra democratica e riprendere al più presto possibile la guida del paese.