Il signor Cardinaud è il titolo scelto dall’editore Adelphi per la riedizione di questo romanzo del 1942 di Georges Simenon, uscito in Italia per la prima volta nel 1957 con il titolo Il sangue alla testa: una scelta che si attaglia meglio della precedente ai toni e alla densità esistenziale del nostro protagonista – il rispettabile, anonimo assicuratore Hubert Cardinaud. Di umili origini, devoto alla moglie, alla Chiesa e alle convenienze imposte dal vivere nella piccola comunità di Les Sables, Cardinaud «era contento, contento di essere la persona che era, di trovarsi lì» e di avere accanto a sé Marthe, la donna che «lui non aveva ancora quindici anni e già l’amava». Poteva in effetti ritenersi soddisfatto della posizione raggiunta (ancora, presumibilmente, suscettibile di miglioramenti), della bella casa, dei due figli: «aveva sgobbato (…). Inutile girarci intorno: aveva vari fratelli, ma a essere chiamato ‘il signor Cardinaud’ era lui, soltanto lui…». Forse a causa di questo potente senso di compiacimento Cardinaud procedeva nella vita lentamente, con maestosa compostezza e pure con una certa vanità, almeno fino a quando una domenica, di ritorno dalla funzione religiosa cui aveva partecipato con il figlioletto di tre anni, non scopre che la moglie ha abbandonato la casa coniugale e la figlia di otto mesi che era con lei. Non una parola, non un biglietto – solo l’arrosto lasciato a bruciare nel forno e le tende agitate dalla corrente che entra dalle finestre aperte. A poco a poco, tuttavia, il mistero della scomparsa si dipana, diventando chiara la fuga della moglie con un delinquente, primo amore della sua vita silenziosa e in ombra. Ci si sarebbe aspettati da Cardinaud la pacata, amara adesione a quel disegno tracciato da altri, ma la sua (pur sempre pacata) scelta è un’altra: non avere paura del disordine e «di tutto quanto strisciava sotto la vita armoniosa che era la sua». Non avrà timore di mostrarsi per il marito tradito e abbandonato che è, piuttosto saprà ispirare il rispetto dovuto ad un redivivo. Non avrà scampo il suo rivale – anima dannata, malvagia e bestiale – di fronte alla lucida e ponderata azione di Cardinaud: il male che si è seminato riporta ogni cosa all’equilibrio e, per il nostro protagonista e la moglie, al tempo in cui «gli unici gesti da fare erano i gesti di tutti i giorni. Per riabituarsi piano piano». Colui che quasi si compiaceva di avere sempre avuto «il privilegio, se si può chiamare privilegio, di vivere in anticipo il suo personaggio» può tornare alle sue piccole certezze, essendosi inabissato – anche solo per una settimana – al fondo delle cose.
Diana A. Politano