“Il Grande Gatsby”, interpretato da Alessio Vassallo, sarà in scena in piazza Duomo a Brindisi, domenica 21 luglio alle ore 21. Ingresso libero e senza prenotazione. Lo spettacolo si inserisce nella rassegna “Verdi in Città”, organizzata dal Teatro Pubblico Pugliese e dal Comune di Brindisi assieme alla Fondazione Nuovo Teatro Verdi e al Polo Biblio-Museale di Brindisi, e con il sostegno di Enel in qualità di sponsor ufficiale. Dopo lo spettacolo, il pubblico sarà invitato nel chiostro del museo “Ribezzo” per una degustazione di vini e prodotti tipici offerta dalle cantine “Otri del Salento”, “40are” e “Cantine Pandora”.
Con l’adattamento e la regia di Alessandra Pizzi, il palcoscenico diventa una porta su un’epoca di sfarzo, eccellenza musicale e intrighi e il pubblico è trasportato tra le pagine del celeberrimo libro di Francis Scott Fitzgerald, per rivivere gli anni ruggenti del Jazz e del sogno americano. Angelo Vassallo è Nick Carraway, la voce narrante che ci racconta la storia di un personaggio – Jay Gatsby – tanto misterioso nel suo passato quanto sfarzoso nel suo presente, che si muove tra eccentricità, fragilità e il desiderio struggente di un amore impossibile. Gatsby organizza sontuose feste nella speranza di attirare l’attenzione della sua amata di gioventù, Daisy Fay. A Daisy, prima di partire per la guerra, Jay ha giurato fedeltà eterna ma la incontra dopo anni, ormai sposata con un altro uomo. Attraverso una serie di coincidenze, disavventure e rivelazioni, lo spettacolo ci guida nel cuore di una storia d’amore senza tempo e di un’epoca dall’aura irripetibile.
“Il Grande Gatsby” non è che la storia del sogno americano, ossia la convinzione che attraverso il duro lavoro e con la determinazione si possa raggiungere il successo: Gatsby è l’uomo che si è fatto da solo che, come i padri pellegrini, partendo dal basso, conquista con ostinazione le vette. Molte storie circolano su di lui e sul suo passato. L’unica certezza è il suo presente fatto di lusso sfrenato, nonostante un carattere schivo e distaccato. In realtà, a Gatsby importa poco dei privilegi e della vita da benestante: il suo unico obiettivo è ritrovare Daisy. Tuttavia, ciò che sfugge all’uomo è la consapevolezza che il passato non può essere ripetuto. Vive intrappolato in quel che è stato e nel ricordo della Daisy che era ed è convinto che la storia possa ripartire dal punto in cui si era interrotta. Basta riprenderla per riportare il tempo indietro.
Meno complessa la personalità di Daisy: sembra quasi in balia degli eventi, non riesce a scegliere consapevolmente ed è la personificazione del materialismo e della superficialità. Nella sua continua ricerca del bello e del piacere diventa il simbolo della vacuità dell’epoca, fatta di divertimento ed eccessi, ma priva di sentimenti. E in effetti, a uscire sconfitto è proprio il sogno americano: il mondo basato sull’effimero è destinato a dissolversi, così come la ricchezza che sembrava senza fine in quegli anni. Tutto un modo di pensare e un modo di vivere naufragano di fronte alla fugacità della vita e alla volubilità dell’essere umano. Gatsby è il perfetto eroe romantico, il sognatore che incanala tutte le sue energie nel raggiungimento di un amore ideale e idealizzato.
Cosa rimane di tutta quella bellezza e magnificenza? Il sogno americano si sbriciola e l’individuo crolla sotto il peso delle aspirazioni della società. Tentare di ricreare il passato dimenticando il presente è pericoloso, e Gatsby ne paga le conseguenze. Ogni festa è un tentativo disperato di tornare indietro nel tempo, ma con ogni serata che passa, Gatsby si rende conto che il passato non può essere ricreato e che ogni tentativo di ritrovarlo genera solo più sofferenza. La patina delle feste mondane non può nascondere la solitudine e la disperazione di un uomo che ha perso la sua strada. “Il Grande Gatsby” è qualcosa di più che la storia di un uomo sulle tracce di un amore impossibile: è la critica di una società che incorona, sotto fiumi di alcol, l’apparenza e il successo materiale a scapito di valori più profondi e fondanti. Ma è anche un affresco autobiografico con elementi che appartengono alla vita dell’autore: dall’ascesa sociale alla bramosia di una (infelice) condotta alto-borghese, dall’alcol al Proibizionismo, dall’amore che si fa malattia e ossessione, fino alla solitudine e all’annientamento di sé.