Nella storia dell’umanità, il tempo è uno dei temi più dibattuti sul quali gli essere umani si sono sempre interrogati, essendo esso effimero e impossibile da fermare.
Nella scienza moderna, Isaac Newton propose l’idea di tempo assoluto che scorre in maniera uniforme nonostante e indipendentemente dagli eventi; Albert Einstein propose invece la teoria della relatività, dimostrando che il. Tempo è relativo e può variare in base alla velocità e alla gravità, sfidando la precedentemente nozione di “tempo universale”.
La verità è che il tempo sfugge sia alla scienza, sia alla possibilità di comprenderlo: l’essere umano, però, ha trovato il modo di bloccarlo o, perlomeno, di fermarlo visivamente.
Viene così inventata la fotografia, quasi come un’esigenza di conservare il presente, cristallizzarlo e renderlo eterno.
Se da un lato la fotografia ferma l’istante, dall’altro ci ricorda che non possiamo realmente arrestare il flusso del tempo, proprio come il quesito posto all’inizio.
Alain Laboile è fra gli artisti che si dedicano al tentativo di fermare qualcosa che è passeggero, scattando fotografie che “sanno di altri tempi”, ambientate nella natura, a contatto con la terra, l’acqua e gli animali.
Nato a Bordeaux il 1 maggio del 1968, il fotografo francese è colui che regala la cosiddetta “scrittura fotografica” che tocca la percezione umana universale poiché i temi ritirati nelle sue fotografie riguardano tutti indistintamente: ciò che si è perduto, la spensieratezza dell’infanzia.
Il suo stile in bianco e nero contribuisce a creare una sorta di velo malinconico: spogliando l’immagine dal colore, le sue foto sembrano raccontare autenticità di qualcosa che è passato, ma è anche un modo per rendere raffinato lo scatto.
La fotografia in bianco e nero tende a evocare un senso di atemporalità. Poiché siamo abituati a percepire il mondo a colori, il bianco e nero ci distacca dalla realtà quotidiana, creando un’atmosfera sospesa nel tempo. Questa qualità senza tempo è spesso associata a un senso di nostalgia o di riflessione, che può rendere l’immagine più profonda e meditativa, quasi come se appartenesse a una dimensione diversa.Dal 16 luglio al 4 novembre, a Lecce, presso il castello Carlo V, sarà possibile immergersi in una galleria composta da quarantotto fotografie, una collezione che prende il nome di “La famille”, la quale, a sua volta, fa parte di una macro collezione, “Il tempo sospeso – The suspended time”.
Il curatore della mostra, Peter Bottazzi, ha affermato che “l’allestimento offre un’opportunità di riconnessione con il proprio bambino interiore. Stimola il dialogo intergenerazionale e la trasmissione dei ricordi. Il materiale esposto si rinnova sempre attraverso l’uso delle videoproiezioni in una sala immersiva che invita al gioco; completa l’esperienza una colonna sonora composta ad hoc”.
La mostra è visitabile dalle 10 alle 20 è l’ingresso è a pagamento (intero 12,00 – ridotto 8,00).
Info. 377 3758953
Aurora Lezzi