Una donna è stata vittima di un errore di lettura della prescrizione medica, si è presentata in farmacia con una ricetta scritta a mano per comprare un farmaco di cui aveva bisogno che doveva essere un lubrificante oculare che si chiama VitA-POS (una pomata oftalmica contenente vitamia A che aiuta la rigenerazione della cornea e della congiuntiva, alleviando la sensazione di bruciore, secchezza o stanchezza oculare), purtroppo però ha ricevuto una confezione di Vitaros, che è invece una crema, il cui principio attivo è l’Alprostadil, che ha il compito di contrastare la disfunzione erettile favorendo la vasodilatazione. Insomma, la paziente per questo errore ha utilizzato per gli occhi la crema contro la disfunzione erettile e, subito dopo l’uso, ha iniziato ad accusare dolori agli occhi, vista offuscata, arrossamento e palpebre gonfie. Recatasi immediatamente al pronto soccorso, è stata curata con antibiotici topici, steroidi e creme lubrificanti (questa volta quelle giuste) che hanno guarito la lesione oculare in pochi giorni.
Ma com’è stata possibile una simile svista? Ma il farmacista non si è accorto di quanto potesse sembrare strano che una donna, con una prescrizione di un farmaco da applicare sugli occhi, ne stesse acquistando uno da applicare invece sul pene ?. Non si potrebbe consigliare ai medici di scrivere le ricette in stampatello per evitare errori di interpretazione che potrebbero sfociare in gravi conseguenze per la salute?
Massimo Galantucci