Un paio di giorni fa l’assessore Covolo, con la sua consueta verve narrativa, ha pubblicato un post sui social, anche sulla bacheca del Sindaco Rossi, in cui descriveva la sua visita presso una realtà educativa per l’infanzia realizzata nei boschi alle porte della città, confermando il suo impegno per consolidare questo tipo di proposte e supportare questo tipo di comunità.
Non vi è alcun motivo per dubitare della validità di quel progetto che, anzi, si aggiunge ed amplia l’offerta formativa per i piccoli e i piccolissimi sul territorio di Brindisi.
Ciò che , semmai, desta più di qualche perplessità è il totale scollamento tra chi amministra questa città, che ha la responsabilità di far funzionare i servizi, e la cittadinanza.
A Brindisi esistono quattro asili nido comunali che, fino ad oggi, sono stati fiore all’occhiello per una comunità che non gode certo di primati positivi per la qualità dei servizi erogati. L’esperienza delle quattro strutture, invece, è sempre andata in contro tendenza, garantendo a bambini e genitori livelli d’eccellenza indiscutibili.
Tuttavia, è di poche settimane fa il bando per l’iscrizione presso gli asili nido comunali per l’anno educativo 2020/2021, in cui si comunica all’utenza, testualmente, che le rette di frequenza indicate nel bando si riferiscono all’anno appena trascorso, mentre quelle del ’20/21 saranno definite – in aumento- nel bilancio previsionale del Comune. In poche parole, si chiede alle famiglie di fare ciò che sta facendo il Comune da oltre due anni: navigare a vista. Come se scegliere di affidare un lattante o dei figli molto piccoli ad una struttura o ad un’altra, non richiedesse una valutazione accurata da parte dei genitori che devono anche fare i conti a fine mese.
Un’impostazione, quella dell’amministrazione, in perfetta sintonia con quanto accaduto poco prima dell’emergenza Covid, quando a gennaio, in pieno anno scolastico, dispose, arbitrariamente, aumenti delle rette fino al 40% in più, pretendendo di introitare un bonus statale pensato per alleggerire i gravami sulle famiglie e non per le casse dei Comuni.
Analogamente, la pandemia non ha fatto dimenticare il ‘giochetto delle tre carte’ sui ticket mensa, quando, da un giorno all’altro, molte famiglie si sono viste costrette a pagare la tariffa massima per la rimodulazione delle fasce di contribuzione.
Tutte queste incertezze, rispetto a servizi pubblici, contribuiscono ad impoverirne l’efficienza e l’efficacia in un tessuto sociale, come quello della nostra Brindisi, dove un bambino in più in un asilo nido equivale ad un bambino in più educato alla socialità, al rispetto, alla condivisione, alle regole. Dove trascorrere più ore a scuola, scegliendo il tempo pieno, significa avere accesso ad esperienze laboratoriali, linguistiche, musicali che altrimenti sarebbero interdette.
È su questi aspetti che si pretende l’attenzione di chi dovrebbe far funzionare la macchina socio-educativa di un’Amministrazione.
È lodevole ampliare il ventaglio dell’offerta formativa con iniziative private sperimentali ed alternative, purché, contestualmente, venga garantita l’accessibilità ai servizi ordinari.
Sarebbe interessante vedere lo stesso, appassionato, coinvolgomento da parte degli assessori, nei confronti delle nostre strutture, magari meno affascinanti delle campagne di Serranova, con le pareti al posto degli alberi, ma che hanno visto crescere generazioni di piccoli brindisini grazie alla professionalità ed alla grande carica umana di chi vi opera all’interno.