Intervista a coach Dell’Agnello: “Ci manca un go-to-guy. Mi aspetto di più dai veterani”

BRINDISI – L’umore in casa Brindisi non è dei migliori ma c’è la consapevolezza di aver affrontato un calendario terribile e che, da ora in poi, attraverso il lavoro in palestra i risultati inizieranno ad arrivare. Di ciò ne è convinto coach Dell’Agnello, che non si abbatte e prova a trovare spunti positivi dopo le prime uscite.

Coach, come valuta la partita di Milano a mente fredda?

<<Rivedendo la partita mi sono accorto che il 3° ed il 4° quarto non sono stati così negativi come pensavo: al 27° minuto eravamo 6 punti sotto e palla in mano; ci avrei messo la firma prima della partita per arrivare così a quel momento della gara. Poi abbiamo fatto due scelleratezze in attacco che ci sono costate due contropiedi ed è lì che dobbiamo essere più consistenti: purtroppo la storia di queste prime partite dice che quando c’è un momento in cui ‘si alza un po’ di vento’ rischiamo di perderci. Abbiamo dunque bisogno di una presenza fisica e mentale più importante, perché gli errori fanno parte del gioco e non possiamo abbatterci così tanto>>.

Eppure la squadra per almeno 5/10 è composta da giocatori esperti: nei momenti difficili, però, proprio i veterani Randle e Tepic sono i primi che sembrano andare in difficoltà…

<<Sono d’accordo, è una cosa che non deve succedere. Abbiamo parlato con i nostri veterani e vorremmo che mostrassero più personalità. L’impegno non manca di certo, semplicemente nei momenti di difficoltà devono essere loro a trainare gli altri; non dobbiamo farci prendere dallo sconforto, tutto qui>>.

Anche in regia qualcosa sembra non funzionare nei momenti in cui gli avversari chiamano la ‘zone press’…

<<In quei momenti ci serve maggiore personalità e sfrontatezza, perché contro la pressione bisogna andare avanti, non bisogna farsi aggredire. Il press è un’arma più che altro psicologica: ci stiamo allenando su questa situazione di gioco e per la verità si iniziano a vedere miglioramenti tangibili>>.

Passando agli aspetti strutturali della squadra, in estate affermò che avrebbe gradito un gioco impostato su una difesa solida e su ripartenze veloci. Al momento, però, Barber e Mesicek sembrano ancora in difficoltà nella difesa sui pick and roll, così come Tepic non ha ancora raggiunto una forma apprezzabile. Inoltre Barber, quando spinge il contropiede, si trova spesso da solo perché più veloce dei suoi compagni. Sono situazioni di gioco migliorabili?

<<La difesa in alcuni frangenti non è arcigna ed i motivi sono principalmente due. Il primo è legato agli interpreti, che se fanno l’opposto di quello che dovrebbero o se lo fanno mollemente non ci aiutano di certo. Il secondo dipende dalla qualità degli avversari che abbiamo incontrato fino ad ora.

Detto ciò, Mesicek nell’ultimo mese è migliorato tantissimo; Tepic non è al top della forma e quindi non essendo velocissimo paga dazio; Barber è molto veloce ma molto inesperto, e capita che su un blocco si giri spalle all’avversario e buonanotte. Noi lavoriamo  tutti i giorni su questi aspetti ma abbiamo bisogno di un pochino di tempo per diventare solidi e di affrontare qualche avversario un po’ più abbordabile.

Rispetto al discorso del contropiede, invece, dobbiamo assolutamente crederci perché abbiamo bisogno di punti in transizione dato che a difesa schierata soffriamo ancora: di conseguenza aumenteremo il numero dei possessi e per questo motivo non saremo mai una squadra da 60 punti subiti di media.

E’ necessario sprintare appena abbiamo la palla in mano: dobbiamo avere la forza mentale di farlo perché quando corri in contropiede sprinti dieci volte e magari la prendi solo una volta; non è che corri due volte e pretendi di fare due canestri. Obradovic in una recente intervista ha affermato: ‘Tutti gli allenatori in estate parlano di difesa e contropiede, ma poi non riesce a farlo mai nessuno’.

Chiudo dicendo che a mio avviso in difesa non siamo così male: abbiamo delle pause che inficiano quanto di buono facciamo>>.

In estate cercava un ‘4’ perimetrale, poi alla fine avete preso un pivot dalla doppia dimensione come Lalanne ed un ‘4’ più rollante come Randle. Ha chiesto un altro lungo perimetrale alla società?

<<In effetti in estate l’idea era di avere un ‘5’ tradizionale, rollante, ed un ‘4’ con tiro da fuori. Poi abbiamo cambiato visione perché si è reso disponibile Randle, che non è un giocatore perimetrale ma che secondo noi poteva essere un ottimo elemento per questo campionato e quindi prendendo lui abbiamo poi optato per un pivot con gioco frontale. La coppia, dunque, è ben assortita: abbiamo sostanzialmente invertito i ruoli. Certo, Randle non è ancora quel giocatore che ci aspettavamo. Abbiamo bisogno di un impatto mentale maggiore: sia lui che gli altri veterani lo sanno e si stanno impegnando ogni giorno per migliorare il loro apporto; basta vedere i nostri allenamenti>>.

Tanti giocatori di sistema tra gli esterni, con il solo Barber in grado di creare superiorità dal palleggio. Sente la mancanza di un go-to-guy? A Milano ci ha provato Lalanne, ma difficilmente un pivot può interpretare quel ruolo…

<<In certi momenti soffriamo la mancanza oggettiva di un giocatore che ci possa togliere le castagne dal fuoco. Ne avremmo bisogno ma al momento non abbiamo ancora individuato il nostro go-to-guy: dobbiamo quindi arrangiarci in altro modo>>.

 

 

 

 

 

 

 

Andrea Pezzuto
Redazione

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