Mi accoglie amichevolmente nella sua casa di Monteroni, un paese alle porte di Lecce. Ad Andrea mi lega un’amicizia che dura da qualche anno. Dopo aver scritto alcune opere di carattere agiografico, il giovane scrittore leccese, ha voluto ripercorrere ancora l’esperienza umana e spirituale del Servo di Dio Padre Candido Amantini, per decenni impegnato nel ministero dell’esorcistato per la Diocesi Roma, che fu maestro del noto e grande esorcista Padre Gabriele Amorth.
Sono riuscito ad intervistarlo nonostante le sue reticenze. Ha detto: per te faccio un’eccezione!
Chi è Andrea Maniglia?
E’ difficile rispondere a questa tua domanda. Provo a dire che Andrea è un uomo perennemente in cammino che nonostante le tante delusioni della vita non ha perso il coraggio di continuare a meravigliarsi. A custodire.
Nel cammino è d’obbligo la sosta per voltarsi indietro, guardare la strada percorsa, riprendere fiato e proseguire. Ho sempre pensato, e di questo ne sono profondamente convinto che la mia vita sia una casa in costruzione, un work in progress eterno. Davanti alle insoddisfazione, alle speranze spezzate ciò che ti viene più facile è mollare tutto e chiudersi in sé stessi e nella mia vita c’è stato il rischio che questo accadesse. Sentirmi perennemente in cammino mi ha aiutato a fare sintesi a rileggere la mia storia alla luce di un’esperienza di fede e scegliere ogni giorno di ricominciare sempre di nuovo.
Com’è nata la passione per i santi?
Posso dire che da sempre ho avuto uno speciale interesse verso queste figure. Mi ha sempre particolarmente affascinato leggere le loro biografie e comprendere le diverse modalità con le quali nel loro piccolo si sono impegnati a vivere il Vangelo. Come, in poche parole, lo hanno codificato. Del resto, mi ha sempre colpito un pensiero di Michele Baumgarten, il quale scriveva che «vi sono epoche in cui discorsi e scritti non bastano più a rendere generalmente comprensibile la verità necessaria. In tempi simili le azioni e le sofferenze dei santi devono creare un nuovo alfabeto per svelare nuovamente il segreto della verità». Ed è proprio, riprendendo questa frase di Baumgarten, la comprensione di questo sempre nuovo alfabeto che ha suscitato e corroborato questo mio interesse verso i santi. L’esperienza editoriale, poi, è nata inaspettatamente: tra il 2011 e il 2012 mi fu chiesto di occuparmi, ed oggi posso dire provvidenzialmente, proprio della figura di Padre Candido Amantini. Ciò avveniva in contemporanea con l’apertura della causa di beatificazione e canonizzazione dello stesso Amantini. Le mie ricerche e i miei studi confluirono nella pubblicazione di una biografia edita per le edizioni Velar/Elledici. Poi da quella prima pubblicazione ne nacquero altre, penso per esempio a quella inerente la Serva di Dio Maria Aristea Ceccarelli o ancora quella sui beati martiri brasiliani Emanuele Gomez Gonzaleze e Adilio Daronch. Da questo negli anni successivi nacquero, poi, diverse altre collaborazioni inerenti sempre alcune figure di santità. Occuparmi di queste mi ha aiutato a comprendere che nella Chiesa non ci sono i ”buoni e i cattivi”, ma persone che scelgono di stare dalla parte di Cristo con le loro contraddizioni, con il loro peccato, con le loro luci e le loro ombre, con i loro fallimenti, le loro menzogne e con i loro sotterfugi. Con tutto il loro male, ma anche con tutto quel desidero di bene che alberga nel cuore di ogni uomo.
Chi era Padre Candido?
Anzitutto un uomo! Non sei il primo che mi fa questa domanda, a me poi che non l’ho nemmeno conosciuto di persona. Ci si aspetterebbe, come in molti, che la prima risposta sia: Padre Candido è stato uno dei più grandi esorcisti! E invece no. Credo che la risposta più interessante da usare per delineare qualsiasi figura di santità sia proprio partire dalla loro umanità.
Padre Candido era nato a Bagnolo di Santa Fiora il 31/01/1914 da una famiglia di modeste condizioni economiche. Sin da piccolo sentì il desidero di consacrarsi al Signore, pertanto decise di abbracciare la dura vita della Congregazione dei padri Passionisti che aveva conosciuto durante una missione popolare nel suo paese. Dopo l’ordinazione sacerdotale fu inviato dai suoi superiori nei diversi conventi passionisti del Lazio e della Toscana dove insegnò l’ebraico e le Sacre Scritture. Nel 1961 il Cardinal Ugo Poletti gli affidò il ministero di esorcista, ministero questo che porterà avanti fino alla morte avvenuta il 22 settembre 1992 presso il convento della Scala Santa dove aveva trascorso gli ultimi anni. Padre Candido fu in stretto contatto con santi come Padre Pio da Pietrelcina il quale ai devoti che andavano da Roma a San Giovani Rotondo per incontrarlo diceva: Perché venite da me? Andate alla Scala Sant, lì avete un Santo, oppure col Servo di Dio Padre Felice Cappello, grande docente dell’Università Gregoriana, conosciuto come il confessore di Roma. Padre Candido fu un uomo, un prete, uno studioso, un confessore ed anche un esorcista che ha rivissuto nella sua vita e nella sua esperienza di fede il dramma della Croce, insegnando ad aver speranza anche quando le nostre storie sembrano calare a precipizio negli abissi del dolore e del nulla. Il nocciolo, se così possiamo dire dell’esperienza e della straordinarietà di questa figura sta proprio nella sua ordinarietà: nell’aver ascoltato pazientemente decine e decine di uomini e donne comuni che a lui si recavano per una parola di conforto o di incoraggiamento; nell’aver combattuto il male che opprimeva la vita, la storia di tante anime. Nell’aver liberato molti uomini dal maligno. Può sembrare scontato ma non lo è, perché oggi come oggi è difficile trovare un sacerdote che si consumi nel confessionale diventando per molti strumento di consolazione. Questo è stato Padre Candido un uomo che ha saputo fare della sua umanità, messa a disposizione di Dio uno strumento di bene per molti e credo che figure come queste ci debbano insegnare che la santità non è soltanto eroismo ma ordinarietà. Ordinarietà straordinaria. Questo è a grandi linee ciò che mi ha insegnato questa figura e quello che ho cercato di riportare in questa nuova pubblicazione che spero possa essere uno strumento intrigante per avvicinarci a Dio e lasciare che la sua Parola apra un varco nel buio della nostra esistenza.
Hai detto che Padre Candido è stato un grande esorcista, oggi possiamo ancora parlare del demonio? Non sa un po’ di anacronistico?
Padre Amorth diceva che ”se c’è una società in cui il demonio trionfa è la nostra”. Quando si tratta del ”demonio” tanti fanno finta di non capire, cambiano o più semplicemente interrompono il discorso dicendo che queste sono cose medioevali, non adatte ai nostri tempi. Eppure ancora oggi “Barbablù” (come lo chiamava San Pio da Pietrelcina) continua ad incrostare, a restringere e ad imprigionare le anime. Ciò che ”sta a cuore” al demonio è farci staccare da Dio, distrarci da Lui, renderci infedeli. Eppure la vita dei santi è un’iniezione di speranza e fede. La fede è un antidoto al regno del male.Quando si fa riferimento a Padre Candido non si può non accennare al demonio. La sua vita, infatti, è stata una lunga lotta contro il «principe delle tenebre». Oggi nella Chiesa, purtroppo, fa paura parlare del demonio! Non se ne parla più. Diciamoci la verità. Lo consideriamo un argomento fuori moda. Un retaggio del passato. Un argomento che è meglio non aprire perché sa di antico e superato. C’è una forte riluttanza. Eppure non possiamo nascondere che sia proprio il demonio a ”governare” il mondo. Un lavoro molto sottile, che si nota poco ma che, in verità, influenza tutto. Credo fortemente che il demonio non sia il frutto di paranoie o fantasie della Chiesa. Basta guardarsi attorno. Conosco diversi esorcisti che durante alcune preghiere di liberazione hanno potuto udire dalla vivavoce del demonio stesso che la presenza del male nel mondo è opera sua. Dico sempre che occorre davanti a queste affermazioni avere tanta fede altrimenti si cade nel ridicolo. Il male ha reso l’uomo indifferenziato, un’apolide, uno schiavo dell’economia e di questo disastroso nuovo ordine mondiale. Ecco, forse proprio per questo avere uno sguardo di fede ci aiuterà ad uscire fuori da questa «cultura libertaria», che è all’origine di questa società delle pulsioni e dell’io; di questa società egoistica e megalomane da cui proviene l’idea di una libertà irresponsabile e senza limiti. Non c’è nulla di anacronistico come vedi!
Un «grazie» allora ad Andrea per averci regalato questo bel volume, cui auguro di cuore il successo che indubbiamente merita.
* Andrea Maniglia (Monteroni di Lecce, 1988) ha conseguito il baccalaureato in Teologia presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) in Roma. Attualmente è licenziando in Antropologia Teologica. È membro della redazione di Momenti Francescani; tra le sue ultime pubblicazioni: «Nascosta con Cristo in Dio, Suor Santina Addolorata De Pascali» (Edizioni Tau) e “I mostaccioli di Frate Francesco” (Edizioni Tau).
Stefano Zaffino