BRINDISI – Umiltà, lavoro e tenacia. Sono questi gli ingredienti con cui mister Sabatelli, da allenatore, ma soprattutto da brindisino, intende riportare il Brindisi ai fasti di un tempo.

Vito Sabatelli guida la prima squadra dell’A.S.D Brindisi da due giornate ed ha solo il girone di ritorno per riuscire a far condurre un campionato dignitoso ai suoi ragazzi. Così, al giro di boa, abbiamo deciso di incontrarlo, per capire al meglio sia la persona, sia il professionista. Un uomo di calcio, riservato fuori dal campo, ma grintoso sul rettangolo di gioco.

Mister, lei è subentrato a Francioso. E’ una bella sfida ridare lustro alla squadra, darle una quadratura di gioco e far venire i risultati…

“Domanda complicatissima, perché ci vogliono tante risposte. Ma ne posso uscire con una sola: sono subentrato perché, da brindisino, voglio aiutare la squadra e, nel più breve tempo possibile, dobbiamo cercare di darle una identità ben precisa”.

Lei si ispira ad un allenatore in particolare? Se sì, a quale?

“Penso che, in Italia, gli allenatori siano tutti bravi. Ma penso anche che siano molto più bravi coloro che non sono allenatori, perché lo voglio fare davvero e lottano per diventarlo”.

Venendo al calcio giocato, come ha trovato la squadra dal punto di vista atletico?

“Sotto questo aspetto, non posso dir nulla. Quando parlo di identità, mi riferisco a motivazioni, ad avere una buona organizzazione di gioco e lo spirito giusto. E’ complesso, ma stiamo cercando di fare le cose per bene ed in una certa maniera. Purtroppo ho l’’handicap’ del tempo, che è poco. Però, i ragazzi domenica mi daranno una risposta. Se è quella che penso io, vuol dire che stiamo sulla strada giusta”.

E’ soddisfatto del mercato?

“Abbiamo bisogno di un centrocampista, o regista basso o regista alto, che possa dare una buona organizzazione ed avere visione di gioco. Però, è importante anche avere una squadra di lottatori. Cerchiamo di unire l’utile al dilettevole”.

Ora c’è Luperto…

“E’ stato preso all’ultima ora e spero possa dare linearità al gioco”.

L’ultima vittoria casalinga risale alla nona giornata. Poi, sempre in casa, due sconfitte ed un pareggio. Cosa non gira al Fanuzzi?

“Non c’ero nelle precedenti partite e non posso dare una risposta. Devo avere un riscontro domenica e devo capire bene. In una settimana, abbiamo cercato di dare una organizzazione di gioco, una motivazione ed un carattere a questa squadra. So che dobbiamo fare un prosieguo di campionato nella massima tranquillità e vincere ogni partita”.

Con lei in panchina ci sono stati due pareggi. Un pari ‘brutto’ e che sta stretto con il Copertino ed uno, invece, buono con l’Aradeo…

“Io, invece, credo il contrario. Ero preoccupato dopo tutto questo trambusto, confusione tecnico-tattica e critiche. Ho detto ai giocatori ‘non sono venuto per fare l’allenatore, ma per aiutarvi’. E poi siamo andati a Copertino. Beh, i ragazzi hanno risposto nella maniera in cui speravo. Hanno fatto un buon pareggio giocando una discreta partita. Certo, siamo ancora lontani dalla mia idea di gioco, il tempo è poco, ma devo cercare di fare in fretta”.

Ora, in casa, c’è il Castellaneta. Partita alla vostra portata. Quali insidie nasconde questo match?

“L’insidia è proprio questa, cioè quella di essere una partita alla nostra portata. Ma noi non dobbiamo pensare contro chi dobbiamo giocare, dobbiamo pensare a come giocare. Ancora non siamo il ‘Brindisi’. Io sono pronto a tutto e non ho niente da perdere, anzi ho tutto da guadagnare con loro”.

Quale è la cura Sabatelli?

“Bisogna farsi voler bene. Ma, per ottenere questo, bisogna metterci la voglia, la determinazione, il cuore e l’ostinazione. Ho detto ai ragazzi di non fare i grandi, ma di fare i bambini; solo con l’ostinazione che è tipica dei bambini arrivano i risultati”.

Come ritiene di inserire i giovani nel contesto della squadra?

“Anche questa, come la prima, è una domanda complicata (ride, ndr). In questo momento, la squadra ha bisogno di tranquillità. Solo dopo aver formato la nostra personalità, possiamo inserire qualche giovane. E’ un campionato difficile e qualche nostro giovane è già pronto, altri, invece, dobbiamo farli migliorare sul piano tecnico e su quello della mentalità”.

Tommaso Lamarina
Redazione

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