IO STO CON IL “SILENZIO” DEL VESCOVO… – di Davide Gigliola

Il caso ha voluto che nell’occasione della festa patronale scrivessi una mia riflessione a mo di lettera indirizzata ai santi Patroni (https://www.newspam.it/lettera-ai-santi-patroni-di-brindisi-di-davide-gigliola) e li ho espresso la mia personale opinione. Credevo – anche perché dettomi da qualcuno – di essere stato poco “misericordioso” nei confronti della Città e soprattutto dei suoi cittadini, ma quasi a voler continuare quella riflessione, mi sento quasi in dovere di intervenire dopo quanto accaduto al Vescovo di Brindisi, Mons. Giovanni Intini.

Lo faccio per vari motivi. Innanzitutto perché so bene cosa significhi parlare in pubblico con il rischio di non essere ascoltati e anche per manifestare vicinanza a un uomo mite e buono che non meritava di subire un atteggiamento tanto vile e irrispettoso ma,  ancora di più perché mi sono interrogato su quella “provocazione”  – altroché rivalsa – che sapientemente il Vescovo ha voluto lanciare.

Ero presente sabato sera sulla scalinata virgiliana, serenamente seduto da “spettatore” e proprio l’essere ormai tale, mi aiuta ad osservare meglio il circostante. Nell’occasione della festa patronale i discorsi istituzionale che vengono pronunciati sono in pratica l’unica occasione pubblica, dei massimi esponenti della società civile e religiosa, in cui possono rivolgersi alla collettività.

Il Vescovo sabato sera non ha pronunciato un’omelia. L’omelia (erroneamente chiamata predica) viene pronunciata unicamente dal sacerdote durante la Celebrazione Eucaristica e consiste « nella spiegazione di qualche aspetto delle letture della Sacra Scrittura…». Era un discorso e come tale non ha una durata, ma lo si può sviluppare e articolare proprio perché detto fuori dal contesto liturgico, anche se comunque era al termine della processione a mare e quindi di un evento principalmente religioso. Dunque non sussiste assolutamente il confronto con quanto detto da Papa Francesco – i famosi massimo otto minuti di predica. Risulta dunque facile tirare per il vestito il Pontefice quando conviene per poi però deriderlo o ignorarlo quando fa meno comodo.

Domenica, il Vescovo, ha preferito rinunciare all’omelia durante la Messa Pontificale, chiamata così appunto perché soprattutto in quell’occasione presiede come “grande sacerdote del suo gregge, nella chiesa cattedrale, circondato dal suo presbiterio e dai ministri, con la partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio”.  Qualcuno ha avuto da ridire anche per quel “silenzio”. Allora è bene ricordare quel che afferma il Codice di Diritto Canonico che cioè: si può sospendere l’omelia per «grave causa» (Canone 767). Quindi il Vescovo si presume abbia ritenuto una grave causa quanto accaduto sabato e  io concordo con lui. Non solo per la manifesta maleducazione, ma per quella – peggiore – dimostrazione di essere ormai incapaci di ascoltare.

C’è una sostanziale differenza tra sentire e ascoltare: l’atto dell’ascoltare implica la volontà di udire, prestandogli attenzione, mentre il termine sentire fa semplicemente riferimento al percepire involontariamente un suono, senza prestargli attenzione.

Fatta questa doverosa e – a questo punto – non scontata differenza c’è da chiedersi cosa siamo abituati ad “ascoltare” visto che la scelta è libera e personale. Di fronte allo stillicidio lento e costante di quello che propina la televisione o la rete non siamo capaci di dire basta. Anzi ricerchiamo e assimiliamo tutto – con passiva ed estrema facilità – quel veleno e se oggi la società è questa, la colpa va ricercata principalmente in quella incapacità di scegliere e di mettere a tacere ciò che ha contaminato mente, cuore e intelligenza.

La distinzione deve essere fatta principalmente tra la qualità e non tanto sulla quantità e il discorso del Vescovo (https://www.newspam.it/discorso-dellarcivescovo-alla-citta-di-brindisi-in-occasione-dei-santi-patroni ) merita massima attenzione per quello che affronta.

La logorrea indiscriminata di tanti non viene misurata dalle lancette dell’orologio in quanto si percepiscono come centro del mondo nel parlare sconvenientemente dove la dignità invece imporrebbe il silenzio. È così vero quanto afferma il Libro dei Proverbi (10.19): Nel molto parlare non manca la colpa,
chi frena le labbra è prudente
.

C’è sicuramente da chiedersi cosa c’è dentro quel maleducato “basta” mugugnato e soprattutto riuscire a comprendere la scelta di tacere fatta coraggiosamente dal Vescovo, che se invece avesse pronunciato la solita omelia non avrebbe generato tutto questo “rumore”.

Sì ha fatto bene il Vescovo a parlare (e sicuramente avrà imparato anche lui…) e a dire quello che ha detto e  ha fatto bene anche a tacere divenendo profezia per questa città tanto meschina in così tanti aspetti. Il suo silenzio è stato un “rimprovero” tonante per questa nostra realtà, quasi a tradurre l’affermazione di Karl Kraus: “chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia”.

Evidentemente l’uditorio attendeva con trepidazione lo spettacolo dei fuochi d’artificio più che altro. Del resto la storia lo insegna: “panem et circenses, [il popolo] due sole cose ansiosamente desidera: pane e giochi circensi”- Giovenale (Satire X, 81).

Il Pane della Parola è indubbiamente troppo prezioso per essere gettato ai porci (parafraso il  Vangelo secondo Matteo – 7,6).

Non conosco i sentimenti del Vescovo, ma umanamente poterebbero anche essere quelli dell’amarezza e del malcontento. Sarebbe perciò bello se le comunità cristiane di questa Città che ripeto, ritengo tiepide e infiacchite, dimostrassero la loro vicinanza al loro Pastore, non tanto con chissà quali dimostrazioni esterne, ma con la capacità di ascolto e di profezia che li dovrebbe contraddistinguere, assieme ai loro – spesso latitanti – pastori.

Credo però che siamo tutti chiamati a lasciarci interpellare da quello dettoci dal silenzio di Mons. Intini, che vorrei ringraziare per la grande lezione di umiltà che ha dato a questa città e per averci ricordato il potere delle parola e il valore del silenzio.

Alla fine, visto che pare amaramente che nemmeno i Santi Patroni abbiano più nulla da dirci, così come sono stati ridotti a semplici biglietti gratuiti per uno spettacolo di fuochi artificiali, almeno il Vescovo riesca a scuoterci, per aiutarci a dare il giusto peso alla Parola (e alle parole) e la doverosa comprensione del silenzio.

 

 

Davide Gigliola 

 

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2 COMMENTI

  1. Un grande grazie a Mons. Indini per la sua guida attenta e discreta verso il prossimo. Un grazie a Davide per l attenta discrimina degli eventi e le sapienti citazioni. Come ho letto in altri commenti e condivido,siamo presi da altro che non richiede attenzione ed educazione

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