“L’export pugliese migliora (+10,1%) per acciaio, petrolio e derivati, meccanica, lavorazioni rifiuti, cave e miniere. Ciò vuol dire che le politiche regionali c’entrano poco con i settori in positivo e molto con quello dell’agricoltura purtroppo in negativo (-15,2 %). Resta solo da capire perché l’assessore Borraccino si vanti di questi risultati”.
Lo dichiarano i Consiglieri regionali Fabiano Amati, Sergio Blasi, Napoleone Cera, Gianni Liviano, Ruggiero Mennea e Donato Pentassuglia, commentando i dati ISTAT sull’export pugliese relativi al secondo trimestre 2019.
“Con il +10,1 % la Puglia è la quinta regione italiana, tra le 11 con segno positivo, per variazione delle esportazioni. Per meglio orientare il dibattito pubblico e il giudizio sulle politiche seguite dalle amministrazioni pubbliche nazionali e locali, è però necessario dettagliare l’analisi nei singoli settori d’attività economica. In questo senso, si rileva che i settori con maggiore variazione positiva sono: estrazioni di minerali da cave e miniere +24,2 %; legno e prodotti in legno +47,5 %; coke e prodotti petroliferi raffinati +88,8 %; metalli di base e prodotti in metallo (escluso macchine) +40,6 %; mezzo di trasporto +37,6 %; prodotti dalle attività di trattamento rifiuti +57,2 %”.
“I settori, invece, con variazione negativa – proseguono – sono: agricoltura -15,2 %; articoli d’abbigliamento (anche in pelle e pelliccia) -6,8 %; carta, prodotti di carta, stampa, supporto registrati -5,5 %; farmaceutici, chimici medicinali, botanici -7,1 %; altri prodotti della lavorazione di minerali non petroliferi -5,3 %. Con riferimento alle variazioni percentuali delle esportazioni per provincie, si registra Taranto e Lecce con risultati maggiori/uguali a +9,6 %, Bari nella forchetta compresa tra +0,8 e +9,6 %, Brindisi, Bat e Foggia nella forchetta compresa tra -3,9 e + 0,8 %. Per quanto riguarda il contributo delle singole province alla variazione delle esportazioni nazionali, si registra Taranto e Bari con risultati maggiori/uguali a +0,04 %, Lecce nella forchetta compresa tra +0,00 e +0,04 %, Brindisi, Bat e Foggia nella forchetta compresa tra -0,01 e 0,00 %”.
“Nel complesso ne deriva, dunque, un dato positivo nei settori più strettamente industriali, un dato fortemente negativo in agricoltura, a fronte del +7,6 % della vicina Campania, e un forte squilibrio territoriale tra le provincie dotate di maggiore o minore industrializzazione. Sarebbe opportuno, infine, che questi dati venissero letti nella loro complessità e senza inclinazioni alla propaganda celebrativa o distruttiva, come purtroppo spesso accade, per meglio orientare tutte le politiche pubbliche. In buona sostanza, c’è la necessità di approfondire i dati per evitare stridenti contraddizioni tra legislazione e realtà, investimenti e produttività, proclami e quotidianità – concludono i sei Consiglieri”.