La candidatura a “Capitale italiana della cultura” richiede scelte conseguenti e coerenti con l’obiettivo

La decisione di candidare la città di Brindisi a “Capitale Italiana della Cultura 2027” è molto ambiziosa e presuppone scelte importanti e consapevoli per lo sviluppo della stessa città, ed è una scelta che, conseguentemente, richiede il rispetto di indicatori e di impegni molto puntuali.

            E’ certo, però, che alcune scelte, se portate avanti, oltre a pesare negativamente sulla città e sul suo futuro, non sono compatibili con l’obiettivo che ci si è prefissato.

            Tale candidatura richiede di ritrovare quell’attivismo e fermento culturale di alcuni anni fa e la salvaguardia e la valorizzazione del tessuto storico sfruttando le potenzialità del territorio e del porto che, altresì, richiedono anche il rispetto degli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 per lo SVILUPPO SOSTENIBILE dell’ONU.

            Non v’è dubbio che con gli obiettivi culturali e di sviluppo sostenibile confliggono alcune scelte industriali e, non di meno, quelle che stravolgeranno il porto, sulla cui gestione esprimiamo forti e nette perplessità e riserve.

            Una candidatura forte e credibile richiede un’azione congiunta dell’Amministrazione comunale, di quella provinciale, che ha già prontamente offerto il proprio sostegno, ed ovviamente della Regione Puglia.

Dopo la richiesta unanime del Consiglio comunale di riesame del progetto del deposito costiero e di Valutazione di Impatto Ambientale, si sono succeduti ingiustificati silenzi istituzionali. Non è possibile, né ammissibile, trincerarsi dietro la presunta non competenza istituzionale come nel caso della Provincia di Brindisi.

            Al Sindaco di Brindisi chiediamo, ancora una volta, l’assunzione di atti politici indispensabili come la costituzione ad adiuvandum a sostegno dell’ASI e ricordiamo che a giugno si avvierà presso il Tar Lazio la discussione di merito sul ricorso dell’Autorità di Sistema Portuale MAM contro il Consorzio ASI di Brindisi.

            L’attivazione della rete ferroviaria, già dichiarata pienamente agibile e indispensabile per garantire lo scalo intermodale fra porto e Rete Ferroviaria Italiana sarebbe resa impossibile dalla realizzazione nella stessa area del deposito costiero. Se si ritiene davvero che la logistica costituisca un aspetto importante per la portualità e l’economia del territorio è inimmaginabile, oltre che decisamente autolesionistico, consentire la costruzione di “ostacoli” (depositi Edison di Gnl e Brundisum di carburanti, ad esempio) tra le banchine e le aree retroportuali la cui piena fruibilità verrebbe compromessa. 

            Le istituzioni sono molto impegnate nel trovare soluzioni riguardanti lo sviluppo dell’Aeroporto del Salento, ma alcuni recenti atti della Regione non vanno in questo senso,

ciò avviene senza trincerarsi dietro presunte non competenze.

            Chiediamo una decisa ed energica partecipazione della politica, che sia vigile e in difesa degli interessi del territorio e chiediamo lo stesso attivismo in difesa per la valorizzazione del porto, dello scalo intermodale della rete ferroviaria in alternativa.

Italia Nostra Brindisi, Legambiente Brindisi, WWF Brindisi, Medicina Democratica, A.C.L.I. Provinciali Brindisi, Fondazione “Tonino di Giulio”, Medici per l’Ambiente, ANPI Brindisi, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Salute Pubblica, No al Carbone, Puliamoilmare Brindisi, Associazione “Vogatori Remuri Brindisi

 

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