Un neonato, ancora un altro quest’anno, dopo il caso di Reggio Emilia, senza volto e con un nome nigeriano difficile da ricordare, ci ha lasciato, a Genova, in seguito alla pratica della circoncisione, pochi giorni fa. Ci ha lasciato, si dice così di chi muore quando si vuole mitigare il dolore o sminuire una colpa. Il “santone” responsabile dell’intervento cerca di scappare, la mamma e la nonna del piccolo vengono arrestate…la “Sanità sua Eccellenza” non si fa domande, non sente, non vede e non parla. Così come gran parte della Politica e della società “civile”, che non chiede e non cerca di trovare soluzione per gli oltre seimila casi di circoncisione che ogni anno vengono praticati in Italia dai “santoni” con esiti troppo spesso fatali per i piccoli “pazienti”. I santoni sono come le “mammare” che praticavano gli aborti clandestini con esiti altrettanto nefasti, prima della legge 194/78, una legge a metà, questa, perché spesso non applicata per la facoltà dei medici di esercitare la obiezione di coscienza (con una media nazionale) del 70% e sulla quale si sono di nuovo e pericolosamente accesi i riflettori nel congresso di Verona sulla “famiglia”.
Ma almeno noi alcune domande dobbiamo farle, in ossequio alla nostra Costituzione che vorrebbe garantire la salute di tutti i suoi cittadini. Come mai la circoncisione rituale non è compresa nei LEA a livello nazionale, favorendo così le pratiche clandestine e illegali, mettendo a rischio la salute o la vita dei piccoli? Solo alcune regioni, ad esempio la Toscana (dal 2002) e più recentemente il Piemonte (sett. 2017) hanno inserito la circoncisione anche rituale tra i LEA, stabilendo che deve avvenire nel rispetto delle norme di sicurezza. Inoltre l’intervento può avvenire gratuitamente nei servizi pubblici o pagando un ticket iniziale di 26.70 euro (nel circuito privato l’intervento può venire a costare mediamente circa 2.000,00 euro, contro un costo complessivo di 280,00 euro nei servizi pubblici). Peraltro si accenna solo, qui, al grande e drammatico capitolo della circoncisione e infibulazione femminile, le Mutilazioni Genitali Femminili, eseguite con finalità non terapeutiche ma culturali e tradizionali, che possono ledere fortemente la salute fisica e psichica di bambine e donne che vi sono sottoposte (in Italia sarebbero tra 61.000 e 80.000, provenienti soprattutto da paesi africani come Nigeria, Egitto, Somalia, ecc.).
“Sua eccellenza la Sanità” sembra favorire le differenze tra ricchi e poveri, tra le diverse etnie e religioni, le discriminazioni di razza e sesso, non garantendo a tutti gli stessi diritti di prevenzione e cura. Non si possono e non si devono perdere figli perché, italiani o stranieri, si è di un’altra religione, razza, cultura. Chiediamo che la circoncisione non terapeutica sia inserita nei LEA nazionali e almeno sia inserita dal Governatore Emiliano in quelli della Puglia, che siano messe in atto azioni strutturali e continuative nel tempo per prevenire le mutilazioni femminili e che sia rispettata la Costituzione che ci ricorda che le discriminazioni succhiano la linfa della democrazia, della libertà, della vita!
Per la Segreteria Cittadina PRC/SE
Fulvio Picoco
Lorenzo Genovese