La festa di San Martino nel Salento: cultura e tradizione fra cibo e religione

Celebrato l’11 novembre, il giorno di San Martino è estremamente sentito nel Salento, tanto da essere scambiato per un giorno rosso sul calendario.

La ricorrenza, oltre che significare un momento di preghiera per la giornata dedicata al santo, segna anche il simbolico passaggio definitivo dalla stagione estiva a quella invernale secondo la cultura agricola salentina, promettendo prosperità e abbondanza per l’uva vendemmiata che viene trasformata in vino e simboleggiando speranza per un buon raccolto. Stando all’importanza del vino nella cultura locale, la festività si basa proprio sul noto proverbio “A San Martino ogni mosto diventa vino”: il primo vino dell’annata, il “vino novello” è un momento strettamente connesso alla cultura contadina salentina, perché avviene l’apertura delle botti da condividere con i propri cari. L’assaggio del vino nuovo, assaporato la prima volta durante la festa, segna l’inizio del ciclo vitivinicolo, fondamentale per l’economia locale.

Nelle case, le famiglie e gli amici si riuniscono intorno a tavolate abbondanti di cibi tradizionali: gettonati sono i piatti di carne alla griglia, formaggi, verdure di stagione, frutta secca e le tipiche pittule salentine; in alcuni paesi, invece, si svolgono anche sagre e feste popolari che colorano le piazze e le vie dei centri storici, dove alcune cantine rimangono aperte fino a tardi.

Un odore che ricorda questo giorno, oltre a quello del vino e della carta alla brace, è certamente quello delle caldarroste abbrustolite agli stand gastronomici in giro per i comuni della provincia di Lecce.

Per quanto riguarda il culto religioso, il santo dell’11 novembre è anche patrono di numerose località italiane e europee.

San Martino, nato nel 316 d.C. in quella che è l’attuale Ungheria, è conosciuto internazionalmente per il suo atto di carità, vale a dire dividere il suo mantello da soldato romano con un uomo povero del popolo, per coprirlo e ripararlo dal freddo, in simbolo di fratellanza. La mattina seguente, tradizione vuole che il mantello venne ritrovato intatto.

Martino, la stessa notte vide in sogno Cristo che indossava quello stesso mantello: scosso da questi due episodi, Martino decise di convertirsi al cristianesimo vivendo all’insegna della condivisione e della carità, uno stile di vira che i suoi concittadini ammiravano e veneravano, tanto da nominarlo Vescovo.

Martino morì l’8 novembre 397 d.C, ma i funerali vennero celebrati tre giorni dopo, a Tours, motivo per il quale si festeggia l’11 novembre.

Aurora Lezzi

 

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