L’ANGOLO DEI LIBRI – “La piccola conformista” di Ingrid Seyman

Siamo a Marsiglia, tra gli anni Settanta e gli Ottanta, e la piccola conformista di cui nel primo romanzo della francese Ingrid Seyman (pubblicato in Italia per Sellerio) è Ester Dahan: il suo punto di vista, brillante e disincantato, segue la storia di famiglia e accende di significato quegli esilaranti quadretti di vita familiare che un certo senso del pudore suggerirebbe di mantenere relegati in fondo alla memoria. Ester nasce, per una espressa constatazione, di destra in una famiglia di sinistra: incarna tutto ciò che i genitori rifuggono, sogna «righe di lato e calzini merlettati», vagheggia vestitini blu mentre si sottrae decisa alle zampe di elefante, non rompe alcuno dei vasi che la madre piazza strategicamente alla sua portata sperando che li rompa («la sua migliore amica, infatti, era categorica: tutti i figli dei sessantottini lo facevano») e diventa perfino studentessa modello nell’Istituto cattolico Jeanne d’Arc, a cui la madre la iscrive solo perché sia nella stessa scuola del fratellino, lui sì, iperattivo e terribile. La lucida consapevolezza di Ester viene dall’osservazione delle numerose contraddizioni che la visione del mondo dei genitori cela e si esprime in pagine che fanno molto sorridere. Il tono è quello di una commedia arguta ed impietosa in cui, al folle turbinio di emozioni adulte, fa da contraltare la rigorosa resistenza opposta dalla nostra piccola conformista a furia di letture, di giochini di calcolo e dell’estasi pura che viene dalla comprensione della logica profonda della grammatica. Gli adulti altro non fanno se non cercare di inseguire un sogno comune, passato o futuro, che consenta di trovare riparo dagli orribili attacchi del mondo e della storia. Tuttavia, non sempre questo riesce, soprattutto se i traumi da cui si è afflitti sono insuperati e se le ossessioni continuano ad avere la meglio. Ester non potrà che assistere impotente allo sfacelo progressivo di quella famiglia così diversa da quella delle sue compagne di scuola e lì, di colpo, saremo in mezzo alla tragedia. Insieme al vaso pieno di terra dell’Algeria francese e al suo dolce contenuto ormai irrimediabilmente sparso sulla moquette, quel sogno collettivo si infrange e coglie impreparati anche noi lettori con quella sua caduta imprevista. D’altronde, Ester ci aveva avvertiti: basta una lieve folata di maestrale a mandare a monte un piano.

 

Diana A. Politano

 

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