Nella festa dei lavoratori vorrei condividere questa riflessione che sia di augurio e di incoraggiamento per tutti coloro che, a vario titolo lavorando in ospedale, contribuiscono ad affrontare l’emergenza sanitaria del momento.
Prima di tutto abbiamo la fortuna (per tanti e per troppi non è così…) di avere un lavoro. Cosa che credo non dovremmo mai dimenticare e mai sminuire, soprattutto per la dignità che il lavoro dà e per rispetto a chi non lo ha e lo cerca, spesso, disperatamente. In un contesto sociale che resta profondamente ingiusto, con tante disuguaglianze e amaramente non meritocratico. Lavorare con coscienza e onestà però ripaga la fatica e fa gustare il pane che si guadagna…
Lavoriamo in un contesto particolare, “sensibile”, dove le persone (e in quelle persone ci possono essere i nostri cari e anche noi stessi) vengono nel nosocomio per curare le loro malattie (dal greco vuol dire proprio curare malattia) pieni di paura e carichi di speranza. Sono ovviamente prima di tutto i medici che, con la loro preparazione, devo provvedere alla salute, ma noi nel nostro piccolo collaboriamo. Mi capita di pensare l’ospedale come un alveare, dove ogni ape sa cosa deve fare per far funzionare una realtà complessa e rendere un prezioso servizio sempre e unicamente verso l’ammalato. Se così non fosse tutto sarebbe dettato da arrivismi (inutili) e da protagonismi (pericolosi).
Quante volte in questi giorni i medici e gli infermieri sono stati chiamati “eroi”. Ma, dimentichiamo che fino a qualche tempo fa venivano spesso appellati come incompetenti, venivano denigrati, minacciati e anche aggrediti da chi li ha confusi come maghi o santi taumaturgi; soprattutto da chi rivendicava diritti superiori a quelli degli altri… Sono “eroi”, se vogliamo chiamarli cosi, perché hanno subito (come tutti gli altri cittadini) tagli alla sanità pubblica sconsiderati, che hanno portato a carenza di personale, con lentezze e disservizi vari, eppure erano sempre lì a lavorare per “noi”. Lavoro che svolgono in un contesto sociale molto spesso carico di ignoranza e arroganza, che per quanto intollerabile non può essere mai motivo di adattamento e rilassamento da parte di nessuno!
Forse è bello ricordare che hanno scelto loro di fare questo lavoro per l’altissimo valore antropologico e sociale che custodisce in sé e che in questo tempo di emergenza brilla in tutta la sua luminosità e finalmente si appropria di quella visibilità che gli spetta. Ai nostri medici, infatti, è richiesta non solo competenza scientifica, ma anche quella grande dose di umanità e considerazione che fa la differenza reale, doti richieste, giustamente dalla collettività e dalla coscienza morale, anche a tutti coloro che lavorano in ospedale.
Ma, il mio scrivere, che nasce dall’esperienza come dipendente della Sanitaservice, vuol essere un incoraggiamento verso i miei colleghi, dimostrando loro tutta la gratitudine che forse mai hanno ricevuto come conviene.
Nel torrente di notizie e video che caratterizza questo tempo di pandemia, mi ha particolarmente colpito un servizio del tg1 dedicato al personale delle pulizie. Nell’intervista l’operatrice si definiva ironicamente come il fantasma dell’ospedale. E prima ancora, un video girato in un ospedale spagnolo, mostrava un intero reparto accogliere le donne delle pulizie con un tripudio di applausi, tra la commozione generale.
Mi ha fatto riflettere non poco, perché il lavoro “umile” fatto da tante mamme, papà e giovani della Sanitaservice anche qui a Brindisi è prezioso. Lavoro troppe volte umiliato da atteggiamenti saccenti o di superficialità, vanificato da atteggiamenti incresciosi e inqualificabili che attestano la cruda realtà del posto in cui operiamo (non sentirlo un “bene comune” che ci appartiene, che “dopo di me altri useranno quella scala, quell’ascensore, quel bagno, quel letto, ecc.…”). Dico grazie a voi per l’esempio di dedizione, nonostante gli inevitabili acciacchi che questo lavoro “logorante” provoca, e per avermi fatto capire la preziosità di lavorare nella “invisibilità” per rendere un servizio davvero essenziale. E so che questo mio grazie riassume il grazie della parte migliore di questa nostra realtà, di tanti malati e dei loro famigliari che con semplicità ce lo hanno dimostrato, facendoci sentire “utili” e preziosi. Questo forse, ripaga tutte le difficoltà e le stanchezze accumulate.
È un lavoro prezioso il nostro, perché tutti gli operatori devono (dovrebbero) mettere al centro di ogni servizio il benessere e la salute dell’ammalato. Quante volte anche i pulitori, gli ausiliari, gli addetti alla logistica sono diventanti portatori di speranza a chi vive nella sofferenza, con gesti o parole di vicinanza e di misericordia. E tutto questo è fuori da schemi di contratti, da freddi conteggi e deve restarne fuori.
Il virus ha portato inevitabilmente paura, ma basta vedere che ci sta rendendo più uniti… Ci diamo coraggio l’un altro, ci sosteniamo con sorrisi (forse finalmente non banali e falsamente doppi) che nemmeno la mascherina riesce a trattenere o nascondere. Forse è troppo utopico come sogno ma, sarebbe così bello lavorare in armonia con la consapevolezza che ognuno contribuisce a rendere migliore ciò che lo circonda. Senza perfide invidie e schiocchi pettegolezzi… Sarebbe bello arrivare alla coscienza collettiva che questo lavoro, se vissuto così, arricchisce e ci rende migliori, empatici, rispettosi, servizievoli, più di coloro che in altri contesti sventolano santità camuffando ipocriti interessi e tornaconti… Imparo e confermo che gli “umili” non dicono ma fanno. Impariamo ad essere meno social e più solidali e forse meno mediocri, perché conviviamo quotidianamente con il grande mistero della sofferenza. Sono certo che anche sul posto di lavoro possono nascere belle amicizie, se sono animate e alimentate dall’onestà e dal rispetto reciproco. E posso già dire grazie ai miei colleghi che sono diventati in questa esperienza anche amici…
La crisi sanitaria ha modificato la dimensione del Perrino in un luogo che oserei definire “sacro”. Basti vedere finalmente l’ordine negli accessi, la calma nei corridoi e nelle stanze di degenza senza gruppi di visitatori incuranti degli altri ricoverati. Addirittura è evidente la maggiore pulizia a dimostrazione di quanto influisca il comportamento (spesso incivile) di chi accede in Ospedale. Ci possiamo solo auspicare che questo perduri anche a emergenza finita…
E perché non dire grazie, vista l’occasione, a chi porta il peso di coordinare tutti i dipendenti: l’amministratore unico Flavio Roseto e i vari Referenti: Luca Facecchia, Michele Giudice, Gino Ferrarese, Ilenia Chirivi’, Mimmo Olimpo, Domenico Rillo, Francesca Capozziello, Franco Calignano.
E grazie anche per i rapporti che si sono instaurati nei reparti dove lavoriamo, dove c’è sempre l’occasione per conoscerci, crescere, perdonarci e stimarci. Mi permetto di porgere un ringraziamento a tutto il personale del Reparto dove al momento presto servizio – Malattie Infettive – e in modo particolare alla Caposala Nadia Carrozzo.
E allora, con le parole di Papa Francesco, voglio augurare buon 1° Maggio a tutti: Medici, Infermieri, Oss, Ausiliari, Pulitori, Manutentori, addetti alla Portineria e quelli della Sicurezza, Giardinieri, addetti alla Cucina e alla Lavanderia, addetti degli ascensori, al personale del centralino e del Cup. Agli autisti e agli operatori del 118. Ai dirigenti della Sanitaservice e a quelli della Asl di Brindisi. Alle diverse sigle Sindacali. Tutti insieme, senza inutili banalità, formiamo una rete che – con le sue specifiche responsabilità e competenze – lavora per cercare di rendere una società migliore mettendo al centro l’uomo.
“…l’assistenza sanitaria prestata con un cuore umano avrà sempre la capacità di fare bene alla vita, nello spirito e nel corpo. Per questo, l’impegno di ogni operatore sanitario accanto al malato trova la sua espressione più matura e anche più efficace quando è animato dall’amore. E questo stile, a partire dai gesti quotidiani, consente alla cultura della cura di fiorire come elemento essenziale del bene comune…”
Davide Gigliola
Grandioso…. Grazie Davide credo proprio di non essermi sbagliata su di te… Le tue parole sono le parole di tutti noi, che tra paure ansie panico non abbiamo smesso e non smetteremo di rendere meraviglioso il lavoro che ogni giorno siamo tenuti a fare nel rispetto di chi ci ha dato la grande possibilità di un posto di lavoro per te ormai stabile per alcuni di noi ancora precari. La pandemia in cui ci troviamo ci ha reso migliori e ci ha fatto apprezzare la parte umana di tutti noi. Grazie di cuore a te e a tutta la macchina che si muove dietro le quinte. ❤️❤️❤️
Grazie Davide per le parole che rivelano la grandezza e la sensibilità del cuore da cui provengono. Grazie per tutti i sorrisi e anche per la sane risate che sai spargere sul tuo cammino, che sono come balsamo e valgono come la migliore delle terapie per chi si trova nella sofferenza. Grazie perché testimoni come si può vivere ogni impegno lavorativo come vocazione, vivendo la vera vocazione a cui siamo tutti chiamati e che tu hai fatto tua: la vocazione dell’Amore!
Lorenzo
Grazie per la tua sensibilità alle sofferenze che ci circondano. Le tue belle e profonde riflessioni mi hanno ricordato tante illuminate e coinvolgenti omelie. Ti abbraccio