Un viaggio tra realtà e immaginazione, con protagonista il libro in tutte le sue varietà di genere e di età. Scommessa vinta per il Salone Internazionale del Libro di Torino, giunto alla sua XXXIII edizione, quella che i posteri ricorderanno con l’etichetta “post Covid”, come è stato scritto, detto e ripetuto in questi giorni, ma quella che forse non è stata raccontata è l’emozione intima, profonda, vertiginosa che deve aver provato chi come me è sbarcato nel “paese dei balocchi del libro” per la prima volta proprio quest’anno.
Già vedere serpentoni di gente in fila come per andare ad ascoltare il proprio cantante preferito o ad assistere alla partita della squadra del cuore, sapendo che, invece, si era lì alla spasmodica ricerca di libri, lezioni, seminari e incontri con autori (sia pure di una simpatia disarmante come Fabio Genovesi, di una profondità avvincente come Maurizio Maggiani, di una sincerità commovente come Ilaria Cucchi per non citarne che alcuni), è stato uno spettacolo dalla carica vitale dirompente, di cui quest’anno avevamo tutti un gran bisogno.
E non poteva che chiamarsi VITA SUPERNOVA l’imponente manifestazione organizzata dopo il periodo critico dovuto all’emergenza sanitaria dal 14 al 18 ottobre, con riferimento in primis all’opera giovanile di Dante e ad una vita “rinnovata spiritualmente”, in secondo luogo alla stella che esplode con conseguenze che possono essere positive o negative, dal momento che, come ha sottolineato il Direttore editoriale del Salone, Nicola Lagioia, “la sua energia può essere utile o distruttiva, la sua luce può accecare o illuminare”, proprio come il mondo dopo il Covid, che è la grande incognita che dovremo decifrare.
Il Salone del libro di Torino, infatti, è stato anche questo: una straordinaria fucina di idee, con al centro un vivace dibattito su temi di scottante attualità, nella consapevolezza che il libro, nel difficile periodo che abbiamo vissuto, ha offerto a lettrici e lettori di ogni età “una possibilità unica di conforto, riflessione, compagnia” nonché “approccio alla complessità e alla bellezza”.
E proprio un’occasione di riflessione sul momento vissuto con un occhio di riguardo per lettori piccoli e grandi è quella che ci ha offerto una giovane scrittrice brindisina esordiente, Comasia Scialpi, che sabato scorso ha presentato al Salone di Torino, nello stand della casa editrice KIMERIK, le sue due creature nate in questo periodo: Cappuccetto Arcobaleno e Il suono delle chiavi di casa. Erano presenti all’evento l’editore Gianfranco Natale e, in veste di relatore, Ernesto Ausilio, persona vicina all’autrice, che, avendo seguito in questi anni la crescita umana e professionale di Comasia, più di chiunque altro poteva rivestire quel ruolo in quella sede, tenendo a battesimo, insieme alla sottoscritta, le sue opere d’esordio.
Com’è stato giustamente sottolineato, la peculiarità più evidente del primo lavoro, una riscrittura della fiaba di Cappuccetto rosso in chiave moderna, è proprio il collegamento con l’attualità, fortemente voluto dall’autrice per dare alle sue pagine un valore quasi “terapeutico”.
Partendo, infatti, dalla necessità che i più piccoli hanno di recuperare fiducia e ottimismo rispetto al periodo vissuto a seguito dell’emergenza da Covid, l’autrice ha condotto un’operazione di restyling della fiaba, che da un lato recupera e conferma nell’immaginario dei bambini le buone pratiche di igiene e prevenzione da non dimenticare (come l’utilizzo della mascherina e il lavaggio frequente delle mani) per avere la meglio sul lupo-virus, dall’altro invita ad un atteggiamento di fiducia nei confronti di tutti coloro che si adoperano negli ospedali per far tornare la salute e il sorriso, incoraggiandoli a guardare il mondo “a colori”.
Questo obiettivo, secondo l’autrice, può essere facilmente raggiunto grazie alla versatilità del volumetto che si presta bene ad essere utilizzato anche come strumento didattico per stimolare la creatività dei piccoli lettori. Il testo, infatti, redatto anche in inglese e in CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa) e corredato di coloratissime cards, rivela l’altra grande passione dell’autrice che, diplomata in Reporting presso la Scuola Holden di Torino, ama organizzare corsi di Scrittura creativa nella scuola primaria e secondaria di primo grado.
Il racconto, in particolare, colpisce per una narrazione in grado di generare comportamenti inclusivi e all’insegna del rispetto per gli altri. La gamma delle emozioni rappresentate, tuttavia, non è solo quella positiva, in quanto Comasia Scialpi ha ritenuto opportuno esprimere anche la rabbia, la paura, lo smarrimento, obbedendo quasi ad una sorta di imperativo morale di “educare alle emozioni”, cosa che può rivelarsi molto utile per gestire periodi emotivamente impegnativi come quello che abbiamo vissuto.
Del resto anche nella sua opera prima Il suono delle chiavi di casa l’autrice è riuscita a dare voce non solo al disagio ma anche ai ricordi e ai desideri di Mehdi, un uomo prima che un migrante, immergendosi nel mondo in cui l’io narrante si muove, nel tentativo di descriverne gli eventi “subiti”. Il libro, come ha sottolineato anche l’autrice, risponde bene all’obiettivo di far conoscere, riflettere e, si spera, “agire” per cambiare mentalità nei confronti di chi arriva in un altro paese, alla ricerca di DIGNITA’.
Significativo, infine, che la sensibilizzazione, che passa attraverso la “storia di vita” di Medhi, tocchi varie tappe, tra cui l’amore per la cultura, il valore della libertà, i diritti dei rifugiati, la condizione della donna nel mondo, la bellezza del volontariato e la ricchezza rappresentata degli anziani, anche se su tutti spicca il forte senso di giustizia del giovane, che finisce per commettere perfino degli errori per leggerezza: tutti leit-motiv degli innumerevoli incontri offerti dal Salone.
Due tra i tanti che non posso non citare per la forte carica “etica” che li ha contraddistinti sono stati quelli con Vinicio Capossela e Zerocalcare, entrambi da sempre “artisti impegnati” sul fronte della difesa dei diritti, che con la loro produzione offrono spunti di riflessione significativi circa gli Obiettivi che la comunità globale si è data per il prossimo decennio e che anche l’edizione appena conclusa del Salone “ha adottato”.
Per questo è tanto più significativo il messaggio implicito in questa affermazione di Vinicio Capossela: “La letteratura si travasa in altre forme, in canzoni e in tanto altro, ma anche nella sostanza della vita, che la rigenera e la rimescola”.
Concetta Aprile