BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo una nota di Legambiente.
Alcuni mesi fa abbiamo chiesto ad A2A di inviare a Legambiente e di formalizzare la proposta complessiva di smantellamento, bonifica e riconversione della centrale termoelettrica Brindisi nord, dismessa da alcuni anni. Dopo gli incontri in cui la società ha presentato sommarie brochure contenenti evidenti contraddizioni, abbiamo assistito alla ufficializzazione presso il Ministero dell’Ambiente del progetto di smantellamento dei gruppi 1 e 2 così come disposto dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA); abbiamo sentito dirigenti di A2A parlare della attuata bonifica della matrice suolo (ciò che è impossibile sia avvenuto al di sotto degli impianti tuttora installati); abbiamo, infine, avuto notizie della richiesta (o progetto?) inoltrata alla Regione Puglia per ottenere l’autorizzazione alla realizzazione di un impianto di trattamento in anaerobiosi ed aerobiosi della frazione umida di Rifiuti Solidi Urbani. Legambiente ha sempre chiesto la predisposizione di un piano organico che contempli lo smantellamento completo di tutti gli impianti esistenti nell’area in questione, la bonifica successiva e completa delle matrici ambientali pesantemente inquinate o contaminate dalla produzione elettrica da carbone e dalle attività connesse e, soltanto se rispettati gli impegni appena descritti, nuovi investimenti riguardanti fonti rinnovabili. La proposta dell’Associazione di realizzazione del Parco Tecnologico dell’Energia Rinnovabile (PATER) puntava e punta a coinvolgere A2A in un processo virtuoso che crei un impianto solare termodinamico ben più consistente di quello rimasto negli annunci di A2A, un centro di ricerca sulle fonti rinnovabili ed una struttura di consulenza ed assistenza soprattutto rivolta alla promozione di start up innovative. A2A ha preferito parcellizzare le proprie proposte e da l’impressione di avere come unico obbiettivo l’impianto per il trattamento delle frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), parcellizzando anche i rapporti con le istituzioni interessate e non attuando quell’indispensabile processo unico ed organico che abbia come interlocutore il Ministero dell’Ambiente. Ricordiamo, ancora una volta, che l’area su cui sorge la centrale termoelettrica Brindisi nord insiste nella costruenda Zona Economica Speciale che ha lo scopo, anche attraverso strumenti di sostegno alle imprese, di creare un’area logistica portuale interconnessa con la limitrofa area industriale e con le infrastrutture che garantiscono una efficiente mobilità. La proposta del PATER è assolutamente funzionale al raggiungimento di questo obbiettivo, mentre non si vede come possa esserlo la prospettata realizzazione dell’impianto per il trattamento della FORSU, così come è stata presentata e soprattutto così come la si sta portando avanti al di fuori di una pianificazione complessiva dell’area di Brindisi nord che risulti compatibile dal punto di vista ambientale e con lo sviluppo della ZES. Legambiente ha detto e ribadisce di ritenere il trattamento della FORSU in anaerobiosi ed aereobiosi assolutamente condivisibile, ma esso fa parte del piano complessivo concernente il ciclo dei rifiuti e deve riguardare impianti di prossimità (con utenza provinciale o sub provinciale, non certo estendibile) e dovrebbe essere collocato all’interno di una “cittadella del rifiuto” che a Brindisi si è impostata bene e si è gestito molto male. Legambiente ha anche chiesto l’apertura di un confronto fra istituzioni ed A2A per l’individuazione dell’area più idonea ed anche delle forme perequative che potrebbero rendersi necessarie, ma ha anche ricordato che la Regione Puglia, in atti ufficiali e nelle dichiarazioni rilasciate anche ripetutamente dall’Assessore all’Ambiente, ha chiarito che la gestione dei nuovi impianti deve essere prioritariamente pubblica. Legambiente quindi chiede alle istituzioni e alle forze politiche, in considerazione anche dei vicini appuntamenti elettorali e dell’attuazione delle politiche regionali sul ciclo dei rifiuti, di assumere impegni chiari affinché, per quel che concerne il futuro dell’area occupata dalla centrale Brindisi nord, siano realizzati lo smantellamento totale degli impianti, la bonifica completa di tutte le matrici ambientali ed un progetto di riconversione, da sottoporre a giudizio di compatibilità ambientale presso il Ministero dell’Ambiente, fondato sulle fonti rinnovabili e sullo sviluppo della logistica.