BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo una nota di Liberi e Uguali.
Il fenomeno di accensione delle torce del Petrolchimico desta da tempo forte allarme nella popolazione di Brindisi, anche per la frequenza con la quale tali eventi si ripetono nel corso degli anni e per la insufficiente informazione riflessa sulla comunità, che non consente di accedere ad elementi idonei ad identificare le cause ovvero la portata delle emissioni e delle sostanze coinvolte.
Condividiamo la preoccupazione espressa da semplici cittadini e dalle associazioni ambientaliste per la frequenza del ripetersi di tali episodi, cosi’ come la richiesta di azioni decise da parte delle Autorita’ titolari di posizioni di controllo e garanzia a tutela dell’ambiente e della salute dei Brindisini, affinche’ tali episodi non abbiano piu’ a ripetersi.
Riteniamo pertanto che il commissario del comune debba, senza alcuna esitazione, anche in qualità di autorità sanitaria, prendere l’iniziativa per un incontro con Versalis senza escludere la sospensione temporanea delle attività in attesa dei necessari interventi e delle innovazioni tecnologiche degli impianti.
Tanto, in considerazione delle conseguenze sulla qualita’ dell’aria che viene respirata dai Brindisini e dai danni alla salute che tali eventi provocano, cosi’ come accertato dagli studi scientifici relative alle conseguenze dell’inquinamento sulla popolazione Brindisina
Una forza politica che si candida al governo di questo territorio, pero’, non puo’ limitarsi alla denuncia ed alla testimonianza. E’ necessario analizzare cio’ che ha rappresentato l’impianto petrolchimico per la città di Brindisi, dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, così come le conseguenze della sua crisi per la città.
Il Petrochimico di Brindisi ha rappresentato per decenni un volano per la modernizzazione e lo sviluppo economico del nostro territorio, un modello economico e di relazioni sociali, che oggi non solo e’ in declino, ma superato dalla storia, perche’ calato dall’alto ed alieno rispetto alle vocazioni tradizionali del territorio, perche’ basato su alti livelli di inquinamento e su uno spreco insostenibile di materie prime e di consumo del territorio.
E’ ormai un dato di assoluta evidenza che il saldo tra redditi prodotti e danni ambientali e sanitari provocati da tale modello economico non sia positivo.
A fronte di cio’ la classe politica che ha governato Brindisi sinora non e’ stata in grado ne’ di individuare, ne’ di attivare azioni politiche ed amministrative che consentissero di rimediare tale scompenso. Le stesse relazioni istituzionali con il gruppo Eni storicamente si sono costruite scontando una certa subalternità e subordinazione agli interessi produttivi fini a se stessi.
Rompere con pratiche e politiche del passato è l’obiettivo politico di Liberi ed Uguali per Brindisi.
E’ necessario individuare politiche per uno sviluppo sostenibile per la nostra comunità.
E’ necessario un patto per una “riconversione ecologica della economia brindisina” con l’obiettivo di avviare prime risposte credibili, innovative e sostenibili, alla dimensione della domanda di lavoro che si è sedimentata in città e per ridurre le disuguaglianze socio-economiche, che affliggono la nostra comunita’. A questo obiettivo deve essere chiamata, a dare il suo contributo, l’ENI.
ENI e il Governo, devono farsi carico delle istanze di giustizia riparativa di cui e’ portatrice la nostra cittadinanza ed il nostro territorio piu’ in generale.
Una comunità che oggi paga i costi, non solo economici ma anche di vite umane, del grande contributo dato allo sviluppo economico ed industriale del Paese negli anni passati, chiede che abbia priorità in investimenti e sostegno economico da parte del governo nazionale alla costruzione di questo nuovo modello di sviluppo.
E’ necessaria una classe dirigente che sia all’altezza di tale sfida.
La nuova amministrazione comunale, per la quale LeU è impegnata a sostegno di Riccardo Rossi, dovra’ imporre una campagna di monitoraggio sulle obbligatorie attivita’ di bonifica all’interno del petrolchimico, la cui mancata esecuzione e’ il principale ostacolo alla cessione a terzi ed alla riconversione produttiva di quelle aree.
Chimica verde e produzione di bio-carburanti, infatti, rappresentano un’occasione di sviluppo sostenibile per il nostro territorio, che consente non solo una forma innovativa di cooperazione tra agricoltura ed industria, ma anche di riutilizzare le aree dismesse del petrolchimico. Di tutto questo per il sito di Brindisi non c’è traccia di investimento per i prossimi anni.
Così come è ormai urgente completare la rete di monitoraggio della qualita’ dell’aria gia’ prevista per Brindisi con il Piano di risanamento del 1998.
E’ improcastinabile l’avvio delle procedure di risarcimento per equivalente previste dal T.U. per l’Ambiente e dalle leggi ad esso complementari, onde sostenere gli oneri economici derivanti dalle conseguenze dell’inquinamento prodotto dall’ENI.
La politica a Brindisi, prima che sia troppo tardi, deve saper mettere al centro della propria azione un’altra idea di sviluppo industriale in grado di tutelare ambiente e salute.