Presso l’aula Magna del Liceo “Simone-Durano” si è svolto il secondo laboratorio di riflessione all’interno del progetto di Alternanza scuola-lavoro“Musica è…”, in collaborazione con la Camerata Musicale Salentina di Lecce e coordinato dalla professoressa Maria Antonietta Epifani. In piena aderenza con il clima pasquale nel quale stiamo entrando, l’incontro prevedeva un interessante ed istruttivo excursus sullo “Stabat Mater”. Si tratta di una sequenza del XIII secolo, legata alla liturgia della settimana santa, attribuita a Jacopone da Todi. Essa fu abolita dal Concilio di Trento e poi reintrodotta successivamente nella liturgia solo da papa Benedetto XIII nel 1727. Tuttavia, anche durante il periodo di abrogazione, questo testo ebbe notevole risonanza e con esso si sono cimentati autori di differenti epoche e poetiche come Rossini, Scarlatti, Dvořák, Mercadante, Vivaldi, Verdi.
Il laboratorio ha visto il susseguirsi di performance musicali eterogenee e di ampio spettro che hanno lumeggiato alcuni aspetti di questo universo forse (e a torto) poco noto, dal brano a cappella Only di Morton Feldman, su testo di Rainer Maria Rilke, eseguito dalla bravissima Margherita Miccoli al Cantar del Alma di Frederic Mompou, eseguito da Chiara Liuzzi accompagnata al pianoforte dalla collega Epifani.
La riflessione si è poi spostata sul versante linguistico-interpretativo: come ha mostrato Marcello Aprile, docente di Linguistica Italiana presso l’Università del Salento, in molti racconti di mistiche, senza di fatto apprezzabili differenze in diacronia, si sente in maniera evidente l’eco di questi testi. Una sorta di fil rouge che li accomuna tutti. Come se questi testi (dal Trecento, al Seicento, al Settecento, ecc.) fossero stati editati tutti dal medesimo story teller. I parallelismi sono evidenti nel racconto delle torture subite da Gesù e della sua crocifissione, in particolare nella descrizione dei suoi aguzzini e nei dettagli più truculenti, violenti, truci. Il linguista arriva ad usare l’espressione “grado zero”: è come se, in alcune testimonianze delle mistiche, esse si identificassero con il figlio di Dio, come se avessero davvero assistito alla scena, alla medesima scena, spingendosi, in alcuni casi a “parlare” in prima persona.
L’incontro si è chiuso con un’emozionante interpretazione (complice anche il momentaneo black out della luce elettrica) da parte della classe di Corale del Liceo Durano dello Stabat del compositore ungherese Zoltán Kodály, di una purezza quasi “gregoriana”, in cui l’incresparsi in alcuni momenti della limpida tessitura musicale e la struggente linea melodica esprimono il dolore della Madre sul Calvario, mentre il composto procedere del canto indica il cammino verso la Risurrezione.
Un percorso davvero originale e ben architettato che mostra, ancora una volta, l’alta qualità della formazione che si svolge presso il Liceo brindisino.