Beni energetici, prodotti alimentari, beni di prima necessità con prezzi “impazziti”. L’inflazione alle stelle, sta erodendo il già scarso potere d’acquisto delle famiglie in forte difficoltà, in particolare al Sud e nel Brindisino, dove la disoccupazione, il lavoro precario e malpagato la fanno da padrone.
L’inflazione – fotografa l’Istat – accelera per il nono mese consecutivo, raggiungendo a marzo un livello (+6,7%) che non si registrava da luglio 1991 e il Codacons calcola per le famiglie una stangata fino a 2.674 euro all’anno.
Occorre porre subito un argine a questa deriva che pare ormai incontrollabile e che rischia di generare una bomba sociale in province come la nostra dove la povertà assoluta e quella relativa continuano a crescere anche tra chi un lavoro ce l’ha.
Se si continua con questa tendenza siamo tristemente profetici nell’intravedere un ritorno al passato fatto di città che continuano a svuotarsi con giovani e cervelli in fuga per costruire ricchezza in altri territori. La disoccupazione dilagante e la perdita secca di potere d’acquisto di salari e pensioni va arginata con interventi urgenti da parte del governo. Vanno salvaguardati e tutelati diritti fondamentali come quello alla salute, all’alimentazione e allo studio che rischiano di essere travolti generando sacche di emarginazione sempre più grandi.
Dopo la pandemia, gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina rischiano di dare il colpo di grazia alle fasce sociali più deboli su cui si scarica il peso maggiore dell’aumento fuori controllo dei prezzi. Se fino a poco tempo fa buona parte di questa fascia di popolazione non riusciva ad arrivare alla terza settimana del mese, ora anche la seconda rischia di diventare un miraggio.
Occorre agire su più fronti. Innanzi tutto quello di contrastare in maniera capillare ogni forma di speculazione innescata da questa situazione: così come si è già iniziato a fare sul fronte dei carburanti, vanno controllati anche gli aumenti folli dei prezzi dei beni, in primo luogo quelli primari. Occorre anche restituire potere d’acquisto ai salari, per gli italiani fermi da vent’anni e tra gli ultimi in Europa. E va ridisegnato un sistema di welfare che garantisca i diritti universali, anche con uno sforzo degli enti locali e regionali.
Sempre più persone, registriamo anche a Brindisi, si rivolgono a strutture di assistenza come la Caritas per un pasto caldo. Ci sono sempre più famiglie in difficoltà, imprese al collasso e c’è il rischio che il sistema Paese si fermi lasciando ancora più indietro ed emarginando una fascia sempre più grande di popolazione. La Camera del lavoro di Brindisi è fortemente preoccupata perché molti diritti universali sono messi in discussione. Preoccupano la dispersione scolastica e la povertà educativa, preoccupa la mancanza di un welfare adeguato, preoccupa la mancanza di capacità di costruzione di lavoro, un lavoro buono non sempre più precario o a termine. Preoccupa il fatto che in uno stato di così estrema debolezza del tessuto sociale a dilagare possa essere la criminalità che da sempre lucra sul disagio delle persone.
Antonio Macchia
Segretario Generale
Cgil Brindisi