Come ti senti quando scrivi un libro?
In tanti modi diversi. Generalmente sto bene perché scrivere è la cosa che mi piace di più fare. Però è anche impegnativo perché bisogna farlo bene. Quindi a volte capita di sentirsi stanchi o svuotati: ma va bene così.
È facile farsi venire le idee?
Dipende da persona a persona. Nel mio caso – occupandomi di biografie – quello che conta è soprattutto la capacità di fare collegamenti, cercare agganci per tirare dentro alla tua storia altre vicende, personaggi diversi, magari inaspettati. Certamente per scrivere serve essere curiosi.
Sei emozionato quando ti pubblicano un libro?
Sì perché come se fosse un pezzettino di me che va nelle librerie. E’ un modo per essere – relativamente – sotto i riflettori…
Ti è mai venuto il blocco dello scrittore?
Sì, quello capita a tutti. Pensieri, salute, preoccupazioni. Sono tanti gli elementi che possono disturbare il processo di scrittura. In quei momenti – se si può – meglio fermarsi uscire fare una passeggiata, schiarirsi le idee. Il cervello continua a lavorare anche se non ce ne accorgiamo e al momento di rimettersi davanti al computer le idee tornano. Poi la scrittura non può essere obbligata: un giorno capita di essere produttivi e si buttano giù tante pagine, altre volte rimani senza parole, letteralmente. Ma basta avere pazienza.
Quanto tempo ci vuole per scrivere un libro?
Ovviamente dipende da tante cose, in primis l’argomento. Le biografie richiedono soprattutto ricerca e controllo delle fonti per non esporsi poi agli appunti di chi ti accusa di non essere stato preciso. Purtroppo il mondo è pieno di “criticoni”, almeno cerchiamo di metterci al riparo dagli errori. Se poi consideri altri fattori – come un lavoro a tempo pieno a cui l’attività di scrivere si deve affiancare – capisci bene che i tempi si dilatano. Personalmente sono, per mestiere, abbastanza veloce a scrivere, tuttavia – per rispondere alla tua domanda – servono in media dai quattro ai sei mesi. Almeno.
Hai mai fatto errori di ortografia in un libro?
Vi svelo un segreto: c’è sempre qualcuno nella casa editrice che rilegge i libri e li corregge. Un lavoro certosino, difficile e di grande attenzione: ammiro chi lo fa. Poi può passare una svista, ma io cerco di stare attento.
Sei felice quando finisci un libro?
All’inizio sì perché una fatica, ma il giorno dopo mi sento già malinconico, perché è finita un’avventura. Ma anche vero che ne può cominciare subito un’altra. Amo molto quello che faccio, mi piace la ricerca, mi piace ricostruire le vite dei personaggi di cui parlo quindi quando si chiude e’ un poco come quando terminano le ferie. Ci vuole un poco a uscire da quel mondo in cui sei entrato e riabituarti alla vita “reale”.
Dopo averli pubblicati ti piacciono ancora i tuoi libri?
Sì anche se capita che a distanza di tempo le cose che fai ti possano sembrare un po’ vecchie. Oppure – rileggendole – trovi dele parti che avresti potuto trattare in maniera differente. Ma in linea di massimo il mio stile di scrittura mi soddisfa e mi piace. Altrettanto ovvio e’ che si tratta di una questione soggettiva: ad altri magari non garba. È nel naturale ordine delle cose.
Ti mai capitato di avere un’idea e poi te la sei dimenticata?
Svariate volte al giorno! Sarà una questione di età… a parte gli scherzi , certo succede eccome. In quel caso meglio appuntarsi subito un pensiero, uno spunto da rielaborare successivamente.
Progetto futuro?
Sto lavorando a un’altra biografia musicale. Dopo Freddie Mercury ed Elvis Presley (e non dimentichiamo Martin Luther King) stavolta parleremo di 4 famosi ragazzi di Liverpool che hanno cambiato il mondo. Non posso dire di più, ma a buon intenditor….
Ilaria Solazzo